di Antonio Vecchione
Domenica 27 novembre, nel solco della tradizione iniziata alla fine degli anni novanta, un folto gruppo di baianesi, giovani e meno giovani, accomunati da passione, entusiasmo e fede, si sono recati nel bosco Arciano per scegliere l’albero di castagno che diventerà il MAIO di S. Stefano. Una bellissima giornata di sole ha reso ancora più luminosa l’opera di questi infaticabili e generosi volontari, che sentono il dovere e la responsabilità di fare bene la loro parte. Anche la Pro Loco è sempre presente coi suoi giovani, che armati di tamburi e grancasse accompagnano il gruppo con i loro ritmi martellanti, quasi colonna sonora delle operazioni nel bosco. L’atmosfera è sempre animata, gioiosa, talvolta frenetica per gli spostamenti su e giù per sentieri e “travulari” che segnano le pendici di Arciano. Ormai non hanno più segreti queste zone con nomi antichi, frutto della semplice fantasia dei nostri avi: “’a chiana ra cisterna”, “tore ‘e muort”, “ncoppa ‘a ceppa”, “ ‘a lurdicara”, “graunare”, “’o pantaniello”, “’a sevra”, fino a “’o ciesco e on Biaso”, e siamo quasi a Monteforte. Vedere all’opera questo gruppo di giovani, ormai consapevoli ed esperti, è motivo di soddisfazione. Chi si sente schiettamente baianese non può che apprezzare e nutrire sentimenti di riconoscenza nei loro confronti. E io sono tra questi e cerco di non mancare a questo “cerimoniale”, una vera e propria festa, allestita da persone attive e solerti ed esaltata dallo
splendido scenario plein air del bosco che si offre con il suo variopinto manto autunnale e coi suoi meravigliosi colori. Uno spettacolo osservarli da vicino: i ragionamenti, le considerazioni, le valutazioni su questo o sull’altro albero si susseguono, si intrecciano, si confrontano. “E’ troppo chiatto” “tene ‘a ponta storta” “io ‘o veco curto. Che figura facimmo?” “E’ chine ‘e nuzzule” “è vacante e se spezza”… Il piacere di esserci è tangibile: lo spirito vero della festa, quello che unisce e affratella, emerge più facilmente nel bosco, il suo luogo simbolo. Poi finalmente si arriva a una conclusione concordata. L’albero scelto si contrassegna, si circonda, si abbraccia, si misura, si osserva con attenzione, nei minimi particolari. E’ quasi una contemplazione, un cercarne l’anima profonda, un sentirlo già parte integrante della nostra storia. Un fiorire di sorrisi soddisfatti, qualche gioioso “botto” di fuochi d’artificio, una serie infinita di foto da tutte le posizioni e le operazioni hanno termine. Finito l’incantamento, si passa a fatti più concreti. Si studia il percorso e le eventuali difficoltà nel taglio e trasporto. Uno schema ormai consolidato, attuato anche domenica scorsa. Il Maio è stato scelto al confine tra la “chiana ra cisterna” e la “lurdicara” e si decide di salire dallo snodo denominato “ncoppa ‘a ceppa”. Un tragitto non semplice,
in ripida salita, che le piogge potrebbero rendere ancora più impraticabile. Per fortuna c’è Salvatore Masucci, sempre disponibile, il quale è già al lavoro con i suoi mezzi per aprire la strada e facilitare l’accesso. Da qualche anno si pensa anche a trovare soluzioni preventive in caso di oggettiva difficoltà per pioggia battente o strada franata. Un secondo Maio è stato individuato a via Carrese, a pochi metri di altitudine, facilmente raggiungibile. Ormai nulla è lasciato al caso. Non è possibile commettere errori: il popolo di Baiano aspetta il suo simbolo di fede.
La storia recente
Questa riscoperta del bosco Arciano, questo rimettere a centro della festa il luogo simbolo dei baianesi, è stata una delle pagine più belle scritte dall’Associazione Maio di S. Stefano fin dagli inizi degli anni novanta. Si comprese subito che, per il rilancio della festa, non era sufficiente intervenire in “superficie” per migliorarne gli aspetti formali e organizzativi, ma occorreva scavare in profondità per far riemergere i valori fondanti, il suo radicamento, lo strettissimo legame con la civiltà contadina, ormai scomparsa e di cui la Festa era ed è l’espressione più autentica e il bosco Arciano ne costituisce asse portante. Era necessario,
in breve, che qualcuno raccontasse ai giovani (e ricordasse ai meno giovani di corta memoria) la nostra storia, per restituire ai baianesi la consapevolezza e l’orgoglio della propria identità. Un obiettivo ambizioso ma alla portata. Si pensò subito, e fu la prima volta, di coinvolgere i ragazzi della scuola media. In collaborazione coi docenti fu organizzata una presentazione completa ed esaustiva della festa, con cartelloni, foto, video, con storie e luoghi del passato raccontati in diretta da anziani protagonisti. Fu uno straordinario successo. Generazioni diverse si incontrarono intorno a valori comuni. Per rendere più chiaro il messaggio, fu pubblicato e regalato ai ragazzi un agile libretto che raccontava la festa e poneva particolare attenzione proprio al Bosco Arciano, al suo significato storico, economico, culturale nella vita dei baianesi e all’interno del rito. Come fare per far rinascere l’amore e l’attaccamento per il nostro bosco? Questa la domanda successiva, con una facile soluzione: invitare i giovani a frequentarlo e conoscerlo. Si cominciò con l’invito, bene accolto, ad accompagnare i “mannesi” nel bosco il giorno di Natale per il taglio dell’albero e, qualche anno dopo, a occuparsi anche della scelta del
Maio, per assicurare continuità e futuro. Da quei giorni Arciano, da località ormai dimenticata e sconosciuta, è diventata di nuovo la “casa” dei baianesi. I numeri lo provano con chiarezza. Le centinaia di persone, in gran parte giovani, che affollano Arciano all’alba del giorno di Natale e la numerosa schiera che sceglie il Maio sono il frutto di una meritoria ed efficace azione portata avanti con dedizione e impegno.
Un anniversario importante: trenta anni di Festa con l’Associazione Maio
Con la scelta del Maio è stato fatto il primo importante passo del cammino che inizia a novembre e termina il giorno di Natale con la celebrazione della festa del Maio, una tradizione secolare che racchiude radici, storia, devozione e identità del popolo baianese. Momenti emozionanti, da vivere insieme, in un anno, il 2016, particolarmente importante: è la trentesima festa celebrata dalla fondazione dell’Associazione Maio di S. Stefano, che fu costituita nel dicembre del 1987. Fu una vera rivoluzione. Il rischio di estinzione per decisione dall’alto fu scongiurato. Per la prima volta, da tempo immemorabile, la Festa uscì dalla clandestinità e dalle tensioni con la forza pubblica (che spesso la caratterizzavano negativamente) e fu riconosciuta ufficialmente. L’Associazione Maio di S. Stefano appena costituita, su indicazione del questore, si assunse l’onere e la
responsabilità di organizzare la Festa e di presentare al comando carabinieri di Baiano, agli inizi di dicembre 1987, il programma dettagliato per la doverosa autorizzazione (procedura ripetuta in tutti gli anni a seguire). Il secondo impegno di quel lontano 1987 fu quello di mettere in sicurezza lo sparo a salve con armi storiche (le “carabine”), uno degli aspetti di maggior valore del nostro patrimonio folcloristico. Fu un miracolo. Le armi, quasi tutte detenute illegalmente, furono censite, legittimate e registrate dai Carabinieri. Sempre in collaborazione con la questura, furono individuate e poste in essere le procedure per le autorizzazioni a sparare in pubblico e, finalmente, gli spari a salve divennero spettacolo ufficiale, riconosciuto e salvaguardato. Quella esibizione, salutata con grande entusiasmo, resta
indimenticabile nel ricordo dei protagonisti. Per la prima volta la festa si tenne alla presenza e con l’assistenza dei carabinieri, che conferirono pregio e valore: un risultato straordinario se si pensa che soltanto pochi mesi prima le autorità avevano deciso di vietarla. Il 1987, dunque, fu certamente un anno speciale. Grazie al generoso contributo di un buon numero di appassionati, si posero solide basi per affrontare, con serenità e con rinnovato entusiasmo, le sfide finalizzate al rilancio della festa. I risultati sono arrivati e oggi siamo tutti consapevoli che essa ha un ruolo importante nel processo di identificazione poiché costituisce lo scrigno prezioso dove si può ritrovare il senso stesso dell’essere baianese. E noi non possiamo che esserne orgogliosi.