Il Primo Maggio è una festa proletaria sorta nel contesto delle lotte portate avanti dal movimento operaio internazionale in una fase di ascesa delle classi lavoratrici. Oggi siamo immersi nel pieno di una crisi devastante e senza precedenti dal secondo dopoguerra ad oggi. Una crisi profonda e strutturale del capitalismo. Una crisi socioeconomica, oltre che politica, che esige soluzioni per una fuoriuscita definitiva dal sistema capitalista tout-court. L’irrazionalità del capitalismo sta divorando ogni risorsa del pianeta, pregiudicando il futuro fino ad un punto di non ritorno. La miseria crescente porta ad azzerare gli stessi elementi di civiltà che presiedono ad ogni forma di convivenza umana. Questi sono dati di fatto di un’evidenza innegabile ed è esattamente quanto sta accadendo nell’odierna società capitalistica. Ho letto alcuni romanzi di Robert Silverberg, che prefiguravano tutto ciò. Scritti durante gli anni ’60, Silverberg, portando alle estreme conseguenze i problemi che si offrivano già nella sua epoca, tenta di prevedere gli scenari storici che ne derivavano. Si tratta soltanto di fantascienza? La fantascienza è un’attività seria, una sorta di sondaggio del futuro ed intuire come in determinate condizioni di crisi planetaria si potrebbero modificare i costumi ed i comportamenti umani, è uno sforzo che esige una notevole dose di intelligenza analitica e creativa. Nei suoi romanzi, Silverberg descrive i residui umani del pianeta ricondotti ad uno stato in cui la matrice istintuale degli esseri umani riprende il sopravvento sulla civiltà. La storia non presuppone teleologie, non ha in sé leggi meccanicistiche come quelle formulate per il mondo naturale, né implica determinismi. Esistono limiti oggettivi alla sopravvivenza stessa dell’umanità. L’unica risposta logica è ancora la razionalità con cui gestire il pianeta e le sue risorse in un senso più egualitario e prospettico. Ma non è detto che ciò possa avvenire poiché il tempo non è un fattore secondario (anzi) nel determinare gli eventi. Un evento, per definizione, è qualcosa che sarebbe potuto anche non verificarsi. Pertanto, l’interrogativo comporta un primo corollario: in quali tempi sarebbe possibile? Ed implica un secondo corollario: cosa rimarrebbe all’umanità come risorse vitali sulle quali fare perno per rigenerarsi oltre il capitalismo? Oggi nessuno è in grado di determinare la velocità di progressione della crisi e molti eventi decisivi non trovano preannunci a sufficiente distanza di tempo per poter preparare eventuali rimedi. Ma oggi non è più il tempo degli indugi.
Lucio Garofalo