“Sarà un lavoro complesso, ma l’obiettivo di una IGP dell’olio d’oliva campano è a portata di mano”. È il commento di Angelo Petolicchio, vicepresidente del Comitato promotore e supervisore dei gruppi tecnici per la stesura del disciplinare, all’esito dell’ultima riunione tecnica dell’altro ieri presso l’opificio Basso di San Michele di Serino (Avellino). “Abbiamo deciso – spiega Petolicchio, anche vicepresidente di Aprol Campania – di selezionare tutte le varietà autoctone della Campania. Una scelta che fotografa un patrimonio diffuso e di assoluta eccellenza. Pertanto tutti i territori regionali rientreranno nel progetto di istituzione dell’indicazione geografica protetta. A tale proposito è stato creato un gruppo operativo che avrà il compito di raccontare la storia dell’olivicoltura campana, una tradizione che risale al IV sec. a.C. e che ha plasmato nei millenni il paesaggio della costa e delle aree interne. A dare man forte è arrivato nel gruppo anche Raffaele Sacchi, professore di scienze e tecnologie alimentari presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, uno dei massimi esperti mondiali di olivicoltura”.
Le principali varietà olivicole campane sono: l’Ogliarola, la Marinese e la Ravece in provincia di Avellino; l’Ortice, l’Ortolana e la Racioppella in provincia di Benevento; l’Asprinia, la Tonda, la Caiazzana e la Sessana in provincia diCaserta; l’Olivo da olio (detta anche Cecinella o Minucciolo) in penisola Sorrentina, Napoli; la Rotondella, la Carpellese, la Nostrale, la Salella, la Biancolilla e la Pisciottana in provincia di Salerno. A queste autoctone andranno aggiunte varietà come il Leccino e il Frantoio, che pur non essendo autoctone sono presenti da lungo tempo in varie zone della regione. Il 23 settembre ci sarà un nuovo incontro in Regione Campania, alla presenza di Italo Santangelo dirigente dell’Assessorato all’Agricoltura.
“La Campania – commenta Gennarino Masiello, presidente regionale di Coldiretti e vicepresidente nazionale – pur senza grandi quantità di prodotto è riuscita a sbarcare su mercati internazionali importanti. È la dimostrazione che la strada da seguire è la qualità e la distintività territoriale, che rendono il nostro patrimonio agroalimentare inimitabile e unico. Occorre crescere in questa direzione e il lavoro del Comitato promotore Igp va seguito con estremo interesse. Ricordo che nel Psr 14/20 sono previsti 14 milioni di euro per la consulenza alle imprese agricole per spingere su innovazione, qualità e marketing”.
“L’istituzione dell’Igp – aggiunge Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – darà la spinta necessaria verso una maggiore riconoscibilità del nostro olio extravergine. L’impegno delle aziende ha consentito all’olio extravergine campano di sbarcare già in Paesi come Stati Uniti e Giappone, e non solo. La riconoscibilità ed il legame dell’agroalimentare al territorio sono le battaglie su cui Coldiretti è fortemente impegnata a beneficio di tutti. I nostri extravergine hanno qualità uniche e riconoscibili al palato, ma è necessario dotarsi di uno strumento unico per presentarsi con maggior forza ai consumatori dell’Italia, dell’Europa e del Mondo”.