Trovare lavoro non è facile, e per avere maggiori possibilità di essere assunti, è fondamentale mostrare le proprie esperienze di tirocinio nel curriculum.
Fare un lavoro che ci appassiona e che ci permette di valorizzare i nostri talenti è sicuramente molto importante, e se riusciamo a dedicarci a qualcosa che ci piace e che ci fa anche guadagnare, abbiamo la sensazione di aver fatto un passo verso la realizzazione di noi stessi.
Riuscire ad avere successo quando si è alla ricerca di un impiego non significa solo conoscere quali canali utilizzare per cercare lavoro, ma anche avere le idee chiare sulla professione che desideriamo svolgere.
Il mondo del lavoro offre una miriade di opportunità per sviluppare le capacità che abbiamo acquisito nel nostro percorso di formazione; per chi ha svolto il proprio curriculum di studi in materia ambientale, oppure è motivato a esercitare una professione green, trovare un’occupazione nel comparto ambiente può essere molto interessante e motivante.
Una delle emergenze ambientali alla quale tutti i governi dovrebbero far fronte è il cambiamento climatico.
Di Global Warming non se ne parla mai abbastanza; soprattutto, occorrerebbe non solo discuterne, ma decidere un piano di azione globale da implementare e rispettare con rigore e costanza, per cercare di arginare questo fenomeno che, secondo gli esperti, sta diventando ogni giorno più rischioso per la salute del pianeta e di tutti gli esseri viventi che lo abitano.
Che cos’è il cambiamento climatico?
L’atmosfera terrestre assicura al nostro pianeta un clima adatto alla vita: quando i raggi del sole raggiungono la superficie terrestre, sono assorbiti parzialmente, e in parte sono riflessi da alcuni gas presenti nell’atmosfera, come ad esempio la CO2 (anidride carbonica) e il metano. Questo fenomeno ha determinato il consolidamento di temperature atmosferiche che hanno permesso lo sviluppo delle diverse forme di vita.
Negli ultimi 150 anni, l’utilizzo di combustibili fossili dovuto alla attività umane, ha provocato un aumento della concentrazione di questi due gas, e di altri con effetti simili, arricchendo l’atmosfera di milioni di tonnellate di gas serra; riguardo alla sola CO2 la quantità presente in atmosfera è nel 2023 pari a più del doppio rispetto ai minimi degli ultimi 700 mila anni (410-415 parti per milione rispetto a 200-180 parti per milione).
La temperatura media del Pianeta, in confronto ai livelli preindustriali, è cresciuta di 0,98° centigradi e la dinamica osservata dal 2000 suggerisce che, in mancanza di interventi, potrà raggiungere i +1,5 °C tra il 2030 e il 2050, da qualche anno, in tutto il mondo si registrano temperature record.
Gli effetti del riscaldamento globale sono già visibili: il ghiaccio marino in Artide è sceso in media del 12,85% per decennio.
Il periodo 2009-2019 il decennio è stato il più caldo mai registrato e il 2020 è stato il secondo anno con la temperatura più elevata di sempre, appena al di sotto del massimo stabilito nel 2016. Anche fenomeni climatici che provocano riscaldamenti delle acque marine sono più irregolari e hanno causato gravi siccità in aree già minacciate dall’aridità cronica, come l’Africa orientale, e la Corrente del Golfo sta subendo un rallentamento e rischia di cambiare rotta. Per l’innalzamento delle temperature, le specie vegetali e animali si spostano in modo imprevedibile da un ecosistema all’altro, con danni inestimabili per la biodiversità a livello globale.
Tra le economie europee, l’Italia è la più vulnerabile al cambiamento climatico
Da qualche tempo, anche nel nostro paese in estate si registrano temperature molto elevate di durata variabile, che possono arroventare la nostra penisola per settimane.
L’Italia è il Paese più esposto in Europa ai rischi di cambiamento climatico, in base al rapporto “Macroeconomic Climate Stress Test (Mcst)” di Scope Esg, che ha valutato le conseguenze del climate stress sulle maggiori economie europee con il calcolo di:
- Rischio cronico (fisico, associato alla temperatura);
- Rischio acuto (legato alle inondazioni dei fiumi e alla siccità);
- Rischio di transizione (nella catena del valore economico, collegato alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra).
L’impatto di questi tre fattori può costare fino a 17,5 trilioni di euro in 30 anni, tra il 2020 e il 2050, pari al 14,5% del PIL.
Cambiamento climatico: che fare?
Per rimediare ai danni provocati dal cambiamento climatico, la via da seguire è la decarbonizzazione, cioè la sostituzione dell’uso di combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili, che producono emissioni di carbonio molto basse, se non addirittura nulle.
Il gas naturale, l’eolico, il fotovoltaico, l’energia da biomasse, sono soluzioni che insieme possono dare un grande impulso alla decarbonizzazione globale; inoltre, un contributo importante può essere offerto anche dal settore elettrico, passando da un sistema centralizzato a uno distribuito, fondato principalmente sulle fonti rinnovabili, e intervenendo per favorire la loro integrazione nel sistema globale di approvvigionamento energetico.