Il testo di un monologo dal titolo” Il coronavirus e la memoria” del filosofo nolano prof. Luigi Simonetti declamato dall’attore Gennaro Caliendo in un video ideato da Michele D’Avanzo .Una riflessione profonda sul presente e il futuro.
La storia è un eterno presente del passato, perchè il passato non passa mai: è trascritto nel nostro presente attraverso la memoria. Non bisogna mai dimenticare che la memoria vive nel ricordo, perchè il ricordo non è soltanto la memoria, ma il sentimento della vita come volontà di vivere ed essere nel tempo. Il presente dà di noi la memoria, il fondamento della nostra storia. Il coronavirus è un nemico implacabile, che ha distrutto antichi pregiudizi sull’onnipotenza dell’uomo sulla natura, che per troppo tempo è stata considerata una merce da vendere e comprare per fini di lucro e per ridurre la vita a mezzo di arricchimenti illeciti e sfruttamento dei tesori del mare, del cielo, dei fiumi e di tutte le risorse naturali esistenti nel pianeta. Per questa assurda e cinica presunzione di arricchimento indiscriminato dei potenti della Terra, si sono stravolti tutti i criteri di un sano rapporto tra l’uomo e la natura, il tempo presente e il tempo del futuro. Così facendo, la salute fisica e spirituale dell’umanità si è corrotta, scatenando malattie e potenziando il rischio di infezioni corporali di cui il coronavirus è una delle manifestazioni più violente e distruttive, con una seria e travolgente minaccia di morte, di lutto, di dolore tragico e rovina, in una continuità che potrebbe risultare senza un tempo di umana prevedibilità e senza auspicabili e contenibili confini. Occorre, perciò, un radicale cambiamento nella geopolitica mondiale e nei modi stessi di ragionare, agire, vivere e pensare. Per fare questo occorrono il ricordo e la memoria, il senso della storia. Nell’epoca del Web e della comunicazione digitale c’è un ammasso di nozioni, di notizie e di fatti che hanno in un computer la rappresentazione simbolica di un villaggio mediatico virtuale, che però tende per sua stessa natura a staccare il pensiero dalla realtà, creando vuoti di coscienza e mancanza di memoria, per cui il ricordo si frantuma in rivoli sparsi e frammenti di sensazioni disparate e sconnesse dal sentimento patico del tempo, come insegnava un grandissimo maestro della filosofia dell’Occidente: Emanuele Severino. Infatti manca quasi sempre il senso della misura e dell’equilibrio tra impulso e razionalità, beni materiali e bisogni dello spirito, inteso quest’ultimo come luce dell’intelletto, energia vivente del mondo e della vita. Il corpo ha in sè la forza della vita, che vive in un equilibrio dinamico tra organi vitali composti da cellule viventi, miliardi di neuroni ed anticorpi preposti alla difesa della vita dei viventi, in uno scambio continuo, incessante, di informazioni utili alla salute, contro tutti i virus e i processi infiammatori che accorciano la vita o uccidono coloro che sono esposti ad infezioni virali tremende come quella del covid-19, che sta provocando tanti morti non solo in Italia e in Europa, ma in tutto il mondo. Da troppo tempo, ormai, l’uomo dimentica che il fine supremo della vita è l’unione armonica tra gli esseri viventi e la natura, tra l’uomo e la terra, l’intelletto e la mano, la scienza e la coscienza, in un accordo immanente tra la vita e la morte, il silenzio e la parola, l’ombra e la luce, il tempo che passa e il mondo in cui viviamo. Tutto questo non si deve mai dimenticare, se vogliamo veramente dare un senso alla nostra vita di uomini che, attraverso il dolore, la fatica e la ricerca di un sapere morale e intellettuale armonico e coerente, sappiano e vogliano rispettare la natura e amare concretamente la vita nel tempo presente e in quello del futuro. L’umanità e tutti gli abitanti della Terra siamo illuminati dal sole e abbiamo bisogno della luce dell’amore per vincere il dolore, in un universo infinito in cui ogni atomo concorre alla vita tra infiniti mondi e infiniti soli. Se non capiremo questo, saremo destinati alla rovina, a perderci nel mare del nulla, senza lasciare di noi alcun ricordo, se non minuscoli frammenti di memoria, senza una nostra storia. Occorrerebbero, perciò, nuovi sistemi di collaborazione, nuove politiche di solidarietà e amicizia tra i popoli, spezzando le catene di antiche ingiustizie e assurdi privilegi, integrando sistemi di produzione, organizzazione del lavoro, favorendo il consumo di beni necessari a tutelare la salute e difendere la vita in tutti i paesi del mondo e in tutti i continenti. L’umanità, purtroppo, è quasi giunta sull’orlo di un abisso: o è in grado di cambiare rotta superando gli schemi di una globalizzazione economica e monetaria selvaggia e disonesta a livello planetario, o tutto il genere umano tramonterà nell’oblio, nell’autodistruzione e nel silenzio catastrofico di un mondo senza l’uomo e dopo l’uomo, in un teatro sconfinato, in cui l’uomo sarà dimenticato e la Terra continuerà a girare nel cosmo rimodellando la sua vita in forme diverse da quelle che sta producendo da millenni, in una vicissitudine indistruttibile, perenne.
Luigi Simonetti