a cura dell’avv. Vincenza Luciano
L’argomento di questa settimana ci è stato segnalato da un lettore di Bassa Irpinia, Raffaele Molisso di Saviano. Nel 2017 sono stati aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti, con una persona indagata ogni 90 minuti per reati contro gli animali. E’ uno dei dati più eclatanti diffusi dalla Lega Antivivisezione (LAV) nel Rapporto Zoomafia “Crimini e Animali”.
Chi decide di prendere un animale, e in particolare un cane, lo deve fare con la consapevolezza che il cane diventa membro della famiglia e deve avere quasi le stesse attenzioni rivolte a un figlio, deve essere rispettato. L’abbandono di animali è un reato contravvenzionale previsto dall’art. 727 c.p. Le fattispecie, punite con l’arresto e con l’ammenda, sono due: l’abbandono di animali e la loro detenzione in condizioni che contrastano con la natura e generano sofferenze.
Il concetto di abbandono deve ricomprendere non soltanto il distacco totale e definitivo, ma anche l’indifferenza, la trascuratezza, la mancanza di attenzione e il disinteresse verso l’animale. In poche parole, non voler prendersi più cura del proprio cane, pur essendo consapevole dell’incapacità dell’animale di non poter provvedere a sé stesso. Proprio per questo, il cane abbandonato viene equiparato all’incapace abbandonato.
In tale contesto non possiamo non parlare anche del reato di maltrattamento di animali, che è qualcosa che interessa (o dovrebbe interessare) tutti in quanto se un animale subisce qualche forma di maltrattamento non sarà certo il cane o il gatto a poter denunciare il fatto ma è colui che assiste al maltrattamento che deve agire in difesa dell’animale. L’art. 544-ter c.p. punisce “chiunque per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche” con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La giurisprudenza ha chiarito che per integrare tale reato non ci devono essere lesioni fisiche, è sufficiente la sofferenza degli animali, perché la norma mira a tutelarli in qualità di esseri viventi in grado di percepire dolore, anche nel caso di lesioni di tipo ambientale e comportamentale. Quindi sono considerati maltrattamenti qualsiasi altra situazione che costringa un animale a vivere in condizioni inaccettabili. Solo per fare qualche esempio, si deve considerare maltrattamento far vivere un animale in spazi ristretti o senza un riparo (specie per i periodi invernali) oppure ancora se non lo si nutre in maniera adeguata. Citando Ovidio, possiamo concludere affermando che la “crudeltà verso gli animali insegna la crudeltà verso gli uomini”.