Il dramma dei lavoratori ASIDEP, le scelte da fare e l’insostenibile leggerezza dei comunicati stampa ASI

Il dramma dei lavoratori ASIDEP, le scelte da fare e linsostenibile leggerezza dei comunicati stampa ASI

Mentre i lavoratori ASIDEP non percepiscono da mesi lo stipendio, dibattendosi fra intuibili difficoltà per procurare il pane in famiglia, si assiste ad insopportabili comunicati stampa con cui ci si assicura che c’è chi ognora pensa a noi.

Fra questi pensatori, da ultimo, il Presidente del consorzio ASI, che comunica urbi et orbi come, riservatamente e senza certo invitare i lavoratori, egli stia dialogando con l’Ente Regione per risolvere il loro dramma. Con irrefrenabile irritazione vogliamo dunque far presente che, non curandoci delle eventuali rivalità fra le correnti del PD  (cui il suddetto Presidente probabilmente non è estraneo), avevamo in verità individuato nel Presidente dell’Ente Provincia il referente istituzionale che organizzasse un incontro, alla nostra presenza, con il Governatore De Luca o un suo delegato, datosi che, in applicazione di quanto è linearmente previsto nel vigente Testo Unico dell’Ambiente, è l’Ente Regione, sol che volesse, che ha la possibilità di porre fine a questa allucinante telenovela in cui da alcuni anni tanti inadeguati personaggi si trastullano con dichiarazioni inutili, adusi come sono esclusivamente ad imbellettare la propria immagine verso l’elettorato anziché cimentarsi con la risoluzione di problemi cruciali per l’economia provinciale.

Vogliamo dunque ripetere ancora una volta che la norma nazionale (Art.172 D.Lgs.3 aprile 2006 n. 152) prevede che il soggetto gestore incaricato del “servizio idrico integrato” (in Irpinia oggi l’Alto Calore Servizi) rilevi anche i depuratori a servizio delle aree industriali.

C’è una filosofia chiara che sottende a questo disegno e presuppone che l’onere per quella gestione non venga più considerato una questione settoriale, dacchè la collettività ne assume il rilievo sociale e se ne fa direttamente carico, applicandosi una equa tariffa amministrata per il servizio destinato alle aziende che tiene in conto i costi generali inseriti nelle bollette di tutti gli utenti. E una tale previsione è quantomai razionale, trattandosi di governare l’intero ciclo delle acque e riguardandosi alla salvaguardia di un servizio pubblico che attiene all’economia del territorio e, al contempo, alla salvaguardia dell’ambiente.

L’affidamento al nuovo gestore, a mente di quella norma, deve avvenire “secondo un piano adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le regioni, le province e gli enti interessati” epperò se c’è la volontà politica un tale trasferimento avviene in fretta, tant’è che la Regione Basilicata, con propria Legge n. 7 del 03.03.2021 (Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.18 del 06.03.2021) all’art.2, comma 5, ha trasferito immediatamente gli impianti statuendo che “nelle more dell’attuazione del comma 6 dell’articolo 172” (il previsto piano governativo) “la concessione in uso e la gestione di tutti gli impianti di accumulo, sollevamento, trattamento, distribuzione, depurazione delle acque e dei reflui industriali e delle reti di distribuzione di acqua ad uso industriale e di collettamento reflui siti nelle aree industriali della provincia di Potenza è attribuita all’E.G.R.I.B. (Ente di Governo per i rifiuti  e le risorse idriche di Basilicata). Il nuovo gestore così individuato subentra nei rapporti di lavoro del personale consortile che vie è addetto. Al fine di evitare l’interruzione di servizi pubblici essenziali, il nuovo gestore subentra altresì, con effetto immediato, nei rapporti in essere afferenti la gestione delle reti e degli impianti e l’erogazione dei servizi alle imprese”…

Oltre ogni dissertazione, basterebbe dunque che la Regione Campania adottasse un provvedimento analogo.

Molto opportuna ci è apparsa, per alcuni versi, l’interrogazione alla Giunta regionale del consigliere regionale di opposizione Ciampi, che ha evidenziato il rischio di collasso per l’intero apparato produttivo provinciale e i possibili danni ambientali derivanti dalla paralisi delle depurazione a noi affidata, con l’efficace descrizione dell’ignavia che presiede da anni all’ “affaire cgs-asidep” e tuttavia Ciampi, nel chiedere quali iniziative palazzo Santa Lucia intenda prendere, non ha tenuto presente che la soluzione è semplice, logica, lineare, ed è prevista dal dettato normativo.

Ed è quella che abbiamo proposto noi.

Quella proposta di cui avremmo voluto si facessero portavoce i consiglieri regionali di maggioranza, mentre purtroppo – pronti noi in qualunque momento a vederci smentiti da loro – quelli, sulla questione, che presupporrebbe una interlocuzione decisa con il Governatore, si sono finora comportati come tre macachi che non vedono, non sentono e non parlano.

L’architetto Pisano, che, per suo conto, non ha mostrato particolari sforzi di fantasia nella riorganizzazione gestionale, né ha ritenuto di assorbirci nell’organico ASI, o almeno qualcuno fra noi, così come è invece da tempo avvenuto per i dipendenti del CGS a Salerno e a Potenza, né ha fatto in modo che i dipendenti ASI, lautamente e puntualmente retribuiti (grazie agli introiti derivanti dai servizi che prestiamo noi) svolgessero il doveroso controllo sulle attività di Asidep, ma teme al contempo di depauperare il consorzio se lo abbandoniamo, privando così l’ASI della depurazione industriale e svuotandolo cioè di significato, sappia che non può continuare ad avvalersi gratuitamente della nostra opera, né può ritenere che qualora incrociamo le braccia scioperando ci si potrebbe precettare, perché questa fattispecie si chiama riduzione in schiavitù.

Quando si dice volere la botte piena e la moglie ubriaca!

Abituato egli com’è al nostro sfacelo gestionale, provi anzi a chiedersi come fu possibile, alcuni  anni fa, con 20 dipendenti in più e una ordinaria gestione oculata, fondata sui soli proventi della depurazione per conto terzi, al CGS si facesse spesso a meno del contributo mensile dell’ASI, si corrispondessero regolarmente le retribuzioni, contributi inclusi, si riconoscesse perfino un premio annuale di risultato e, sempre con gli introiti propri, agendo la società senza fini di lucro si realizzassero in proprio fabbricati ad uso uffici periferici e si acquistassero motori per gli impianti, automezzi, veicoli industriali, autoscale etc. etc.

Evidentemente siamo stati sognatori, ma in questi anni recenti avevamo illusoriamente ritenuto che i politici sapessero ancora farsi interpreti delle esigenze vere del territorio e che il compito dell’ASI, investito di funzione specifica, non fosse solo costituire società prive di capitali e di management adeguato ma dovesse consistere nel sovrintendere davvero, ripristinando così una gestione corretta, come c’era in passato…

I lavoratori ASIDEP