Ok Mio fratello “ Tonino” … spirito libero ed avventuroso e come tale lo è stata anche la sua pittura.
di Michele Masi
Un talento di natura, riconosciuto pubblicamente, e dalla vita intensa e travagliata. Da noi veniva familiarmente appellato con il nome di Tonino (Il Santo di Padova prima di chiamarsi Antonio si chiamava Fernando) e nostra madre che lo definiva un po’ “matto” diceva che comunque lui era un giovane forte perché era stato allattato da bambino con il latte di capra.
È stato un artista che, nel rispetto della tradizione, accompagna questa categoria di personaggi, non ha avuto una vita facile, pur avendo attorno a sé una famiglia, ancorchè bella e numerosa e con tutti i suoi ed imprevedibili problemi.
La sua è stata una vita molto vissuta e voluta in tutti i sensi, peraltro costellata da i tanti sacrifici richiesti per farsi strada in Italia e nella sua stessa terra natia.
Amante del buon mangiare e del buon vivere, viaggiatore instancabile, faccio fatica a pensare che egli ora non possa fare almeno una delle cose amate.
Immagino che, essendosi incontrato con la sua talentuosa nipotina Alessia, unica erede della sua arte, ora assieme stiano dipingendo la volta celeste di cui potremo godere.
A Modena, dove io vivo, ha tantissimi amici. Gli appassionati della sua pittura lo diventavano naturalmente dopo avere apprezzato il suo talento e le sue svariate performance artistiche, di cui non sto a parlare perché ampiamente rappresentate nelle biografie e raccontate da numerosi critici nazionali ed esteri.
Mi ricordo di un inizio che, secondo me, fu datato da un importante concorso artistico a Lago Laceno in provincia di Avellino allorchè, imprevedibilmente ma meritatamente, fu insignito della significativa premiazione. Non ricercava questi eventi, come non amava legarsi a gallerie e mercanti. Ricordo, però, che la premiazione dette impulso e contribuì a dargli quell’autostima che gli è servita per imporsi nel difficile campo artistico nazionale e portare fuori dall’Irpinia un messaggio importante. Ha espresso il malessere ma anche la speranza della sua terra e, più in generale, quella dell’uomo contemporaneo spaziando poi, anche nel campo del mondo animale, e lasciando ovunque immemorabili segnali recuperabili, altresì, nei svariati notevoli murales lasciati in giro nel mondo.
Si sono poi susseguiti innumerevoli eventi dando inizio alla ascesa della sua pittura nei salotti romani, in quelli modenesi e bolognesi, milanesi, liguri, le mostre all’estero (Parigi, Bucarest, in America dove gli offrirono la cattedra alla N.Y. University , Londra, Bruxelles, Taiwan), utili al consolidamento storico di artista quotato nel panorama della pittura italiana, nonostante abbia dovuto rinunciare, per altre vicissitudini, a tante altre opportunità non meno importanti.
E’ stato uno spirito libero ed avventuroso e com’era tale lo è stata anche la sua pittura.
La morte non spegnerà la luce che con la sua pittura egli ha trasmesso alla gente.