Gioco e matematica vanno spesso a braccetto perché non è inusuale basare la propria strategia su regole aritmetiche e sul calcolo della probabilità. Questo vale sia per le partite a briscola tra amici, in cui la difficoltà principale è forse quella di ricordare le briscole già giocate o meno, sia per i tornei di poker, blackjack o baccarat, dove le variabili da tenere in considerazione aumentano in maniera notevole. Accade ancor più frequente l’applicazione di metodi matematici a giochi che solo all’apparenza sembrano essere dominati dalla casualità, come nel caso del metodo fibonacci utilizzato alla roulette, ma non è l’unico. Il sistema fibonacci si basa essenzialmente sulla progressione negativa: aumentare le puntate dopo ogni perdita perché potrebbe aiutare le possibilità di vincita. Questa tecnica può essere utilizzata per la roulette ma più in generale per la gran parte dei giochi all’interno di un casinò, lo stesso però non vale per altri metodi che, pur basandosi sulla matematica, non possono essere applicati a tutto. È il caso del sistema Martingala ad esempio, che si basa su una progressione matematica: è utilizzabile per le roulette, ma richiede una somma di partenza molto ingente. È bene però fare una precisazione: nessun metodo matematico può arrivare ad una possibilità di vittoria pari al 100%, a prescindere dalla correttezza dei calcoli e dalla piena applicazione del metodo in ogni sua fase. Se così non fosse, verrebbe meno l’intero impianto del gioco, non lasciando più spazio alla casualità, che resta parte integrante di questo tipo di attività. Lasciando però da parte le carte e i tabelloni delle sale da giochi, molti metodi matematici possono essere applicati anche al mondo degli scacchi.
Un esempio su tutti è il metodo Monte Carlo, tramite cui si vanno a generare stime attraverso simulazioni. Si basa su un algoritmo che genera numeri non correlati tra loro ma distribuiti secondo una probabilità e il metodo arriva a calcolare la probabilità che un determinato fatto si verifichi. L’origine del metodo risale agli anni ’40 del secolo scorso, in coincidenza del Progetto Manhattan (ultimamente tornato d’attualità grazie al grande successo ottenuto dal film Oppenheimer di Christopher Nolan, che narra le vicende attorno all’invenzione della bomba atomica e di cui si continua a parlare anche online). L’inventore del metodo fu nello specifico Nicholas Constantine Metropolis, che lo rinominò così in riferimento al noto casinò, ancora oggi presente e teatro anche di set televisivi come nel caso di James Bond. La metodologia può però essere utilizzata anche nel mondo degli scacchi: si inserisce all’interno del database la posizione di partenza e il computer genera migliaia di partite per poter calcolare la plausibile mossa migliore.
Quasi tutti i metodi matematici applicabili al gioco si basano sul calcolo della probabilità, scoperta che si deve al matematico e filosofo francese Blaise Pascal a metà del 1600. L’intellettuale ha dato avvio alle proprie ricerche proprio per la risoluzione di un problema a lui posto dal cavaliere de Méré riguardo ai dadi. Questi erano noti da ormai svariati secoli e già 100 anni prima furono oggetto di un trattato firmato da Girolamo Cardano, intitolato per l’appunto “Il gioco dei dadi”.