Il decreto che abolisce la seconda rata dell’Imu sta per debuttare al Senato (arriverà in aula l’8 gennaio), ma la partita sulla tassazione della casa è tutt’altro che conclusa. Anzi, il fronte che contrappone i proprietari ai sindaci si sta ulteriormente scaldando, perché proprio in quella data, il governo potrebbe presentare un emendamento alla nuova Tasi (la tassa sui servizi che — assieme alla Tari sui rifiuti e all’Imu rimasta su prime case di lusso e seconde abitazioni — va a formare la Iuc, imposta unica comunale). Quel decreto potrebbe contenere un aumento delle aliquote, per venire incontro alle esigenze dei Comuni che chiedono un miliardo e mezzo in più per fare quadrare i conti e per garantirsi una maggiore flessibilità. Ai sindaci, infatti, si darebbe la possibilità di aumentare dell’1 per mille l’aliquota fissata dalla legge di Stabilità al 2,5 per mille, trasferendo le risorse ottenute alle detrazioni a favore delle famiglie numerose o in condizioni svantaggiate L’ipotesi — confermata dal sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta — fa infuriare i piccoli proprietari, ma crea tensioni anche con Scelta Civica che — se il governo «tornerà sul luogo del delitto» con un emendamento che aumenta le aliquote — minaccia di non votare il testo.
I sindaci, in realtà, stanno giocando anche un’altra partita: quella che cerca di sostituire
la mini-Imu sulla prima casa (in pagamento a gennaio nei comuni che avevano aumentato l’aliquota base) con una tassa sul gioco d’azzardo. A tirare la volata a questa alternativa c’è, in prima linea, il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, che ieri ha parlato della questione con il ministro Delrio. Il governo, ha riferito il sindaco, avrebbe dimostrato apertura alla proposta, ma lo stesso ministro ha poi tenuto a precisare che la strada è in salita e che l’esecutivo «valuterà».