l rovesciamento idealistico, che è parte integrante e caratterizzante della nostra società, ha stravolto completamente, tra le tante cose, l’etica morale delle persone, a partire dal loro modo di intendere e attuare un determinato stile di vita basandosi su un punto di riferimento preciso, quale è frequentemente, al mondo d’oggi, un divo dello spettacolo, uno youtuber, un calciatore o comunque un personaggio famoso in particolare.
Effettivamente, questa considerazione personale del mito (da intendersi come “eroe” e fonte d’ispirazione), è l’ennesima prova del taglio netto che c’è stato con il passato: un tempo i miti erano veri e propri eroi capaci, con le loro strepitose gesta, di lasciare un’impronta indelebile nel bagaglio idealistico dei propri estimatori, attraverso preziosi insegnamenti morali dal valore ineguagliabile.
I natali del fenomeno del divismo sono da ricollocarsi agli Stati Uniti degli anni novanta.
Questo fenomeno si diffuse rapidamente in Europa “quasi per caso” e, fin dai suoi albori, si pose l’obiettivo principale di esportare in tutto il mondo prodotti mirati ad arricchire le casse societarie delle grandi compagnie cinematografiche. Inoltre, queste chiare operazioni di marketing possono godere di una fonte inesauribile di materiale su cui sviluppare la trama di un film, grazie alla meravigliosa diversità di etnie e culture della popolazione mondiale.
Tuttavia, oltre ai divi dello spettacolo, da molti anni a questa parte, soprattutto nel periodo che intercorre tra l’età infantile e quella adolescenziale, i ragazzi considerano i calciatori dei miti; tali atleti, sono considerati “mitici” perchè rappresentano, in un certo senso, l’uomo capace di cambiare il proprio destino tramite talento, forza di volontà e voglia di emergere.
È risaputo che, spesso, dietro il background dei più grandi campioni, si cela una storia molto travagliata; uno degli esempi più eclantanti è sicuramente quello del compianto campione del Napoli e della nazionale argentina, Diego Armando Maradona, il quale nonostante non sia mai stato un grande uomo fuori dal campo (un esempio tra tanti è determinato dall’estrema dipendenza dalla cocaina) è l’incarnazione dell’eroe mitologico che ha sfidato il proprio destino e ha vinto.
Nonostante tutto, anche i calciatori sono cambiati: i campioni di oggi, fuori dal campo, altro non sono che degli influencer: sfruttano la loro popolarità per chiari fini economici, accettando di prestare il proprio volto alle grandi multinazionali sportive, che utilizzano, a loro volta, quella stessa immagine per pubblicizzare il proprio prodotto, mirando ad incrementare notevolmente le proprie vendite. Gli sportivi del passato, invece, erano simbolo di orgoglio per la società a cui appartenevano, poiché, secondo la credenza culturale del tempo, il possedimento di un corpo perfetto era la rappresentazione armonica dello spirito.
In realtà, il mondo televisivo è simile a quello divino, in quanto, anche in questo campo vi sono classificazioni e gerarchie da scalare. Nella dimensione televisiva, i semidei delle volte sono delle “meteore” (da intendersi come “fenomeno temporaneo”), in altri casi, invece, personaggi televisivi lanciati dai capisaldi, o meglio, dagli dei dell’Olimpo della TV (nel caso della televisione italiana, esempi di spicco sono quelli di un Maurizio Costanzo o di un Bruno Vespa, tra i tanti volti più longevi del nostro panorama televisivo), che riescono a scalare, con il passare del tempo, le posizioni in classifica a “suon di ascolti”, diventando anch’essi, dei dal potere immenso. Tra le tante convinzioni sbagliate del mondo in cui viviamo, strettamente legato al solito concetto di apparenza, vi è quella di ritenersi di essere importanti solo se si è conosciuti: sono sempre più rari i casi in cui si sente parlare di militari eroici che svolgono con impegno e dedizione la propria vita in sacrificio per gli altri, o quella dei pompieri e dei medici, che salvano vite umane.
La verità è che tutti dovrebbero capire che ogni singolo individuo capace di svolgere il proprio lavoro (qualunque esso sia) nel migliore dei modi, spingendosi oltre le proprie competenze, può definirsi a tutti gli effetti un eroe. I veri eroi sono altri. I personaggi del mondo dello spettacolo sono mero intrattenimento e, al giorno d’oggi, diciamoci la verità, ci vuole più fortuna che talento per diventare famosi. Il problema è che non ci si pone il quesito: come alcuni personaggi diventano famosi? soprattutto nella tv nostrana. Meglio essere persone rispettabili da quelle poche persone che si conosce, che esser più che personaggi famosi, zimbelli famosi.
I veri eroi sono maestri vita che donano la propria morale agli altri: un padre che lavora incessantemente per cercare di assicurare al proprio figlio un futuro più ricco e prosperoso del suo, questo è un vero eroe. Non un semplice personaggio del mondo dello spettacolo o del calcio. Quello al massimo può esser ammirato.
Il grado di importanza di una persona si determina in base ai valori che possiede e che dona al suo prossimo durante il corso della sua esistenza.
Non in base a quanto sfarzo dimostra di avere. Se c’è qualcosa che il denaro non potrà mai comprare sono i valori. I valori che devono essere impartiti alle future generazioni non solo per diventare, appunto un eroe, ma soprattutto, per avere nell’intimo più profondo del loro cuore un santuario personale che durerà sicuramente per l’eternità. Solo così, nel nostro piccolo, avremo lasciato un segno indelebile quando avremo lasciato questo mondo. (Sebastiano Gaglione)