di Gianni Amodeo
“Il Natale oggi non ha nulla a che fare con il Natale di Gesù, ma intanto é l’unico uomo che sulla faccia della terra (trovatene un altro) che viene festeggiato in tutto il mondo o quasi. Per lui,per Gesù, si è cambiato addirittura il computo degli anni …. prima e dopo di lui. Sono 196 gli Stati riconosciuti oggi a livello internazionale: di questi ben 160 Nazioni festeggiano il Natale, anche in quelle di prevalenza non cattolica. So bene anche che il Natale è solo consumismo e spreco di quanto potremmo e dovremmo fare a meno, ma, intanto, al di là delle abbuffate e dei regali rimane l’incontrovertibile fatto che in nome del Natale ci ricordiamo di quelli che amiamo e che ci amano …”.
E’ il passaggio testuale della lettera di padre Davide Mario Colella dell’Ordine dei predicatori domenicani, pubblicata dal “Corriere della Sera” del 23 dicembre nell’ariosa e stimolante pagina recepisce le libere opinioni e le sempre ben argomentate riflessioni dei lettori sull’attualità e sulle problematiche che attraversano la società con i riverberi di un caleidoscopio costantemente mutevole, variegato ed imprevedibile. Un punto d’analisi-flash, quello di padre Colella, che serve ad evidenziare la mutazione del Natale, plasmata dagli eccessi dello spreco e degli stili di vita consumistici e dai ritmi veloci della contemporaneità; mutazione, che, però, non ne intacca la magia e quello spirito di disponibilità al bene e alla pratica del bene verso gli altri.
Sono elementi che per comune sentire e assonanza di pensiero echeggiano e si ritrovano, con spiccato acume teologico, nella penetrante ed efficace nota di Francesco Marino, vescovo della Diocesi di Nola, e indirizzata ai fedeli, per proporre il senso e i valori del Natale di Gesù, nel rapporto con il mondo e l’umanità dell’oggi e alle sue tumultuose frenesie. E’ il Credo, la preghiera che fa da stella polare e guida per i cristiani, a costituire la chiave esplicativa del significato autentico del Natale, che si dispiega nel Mistero dell’Incarnazione e risuona nelle parole “ per noi uomini e per la nostra salvezza … si é fatto uomo”. Sono parole -scrive il Presule- il cui Mistero farebbe palpitare il nostro animo, “ se solo fermassimo il tempo per meditarle, se solo ci fermassimo per assaporarle. Ma siamo sempre di corsa, di fretta. Dal lunedì alla domenica, giorno che ha nel suo nome l’essere dedicato al Signore, ma che un progredire disumano ha reso pienamente lavorativo”. Una spirale che non si concede alcuna pausa, asservendo a se stessa e alle sue convulse dinamiche sia lo spirito che la mente, incapaci di rendere e vivere momenti di attenzione e meditazione al Mistero dell’Incarnazione, che si dispiega e aleggia nel Dio che si fa uomo ed é Gesù che compie miracoli, predica la pace tra uomini e popoli e giustizia per i deboli e gli oppressi; un messaggio universale che vale per ieri, oggi e domani.
“Per noi uomini e per la nostra salvezza si é fatto uomo”. E non può essere vissuto il Natale– spiega il vescovo Marino– senza avere quale riferimento esistenziale Gesù Cristo e i valori di vita professati e praticati. E per ribadire il concetto si chiede- e chiede- …” Può il Signore che viene a trovare il nostro tempo saturo, senza che ci sia un momento per ringraziarlo, per parlargli, per godere ancora attraverso di Lui dell’abbraccio del Padre?”. La risposta auspicata ed auspicabile alla domanda sollecita la meditazione, per comprendere il Mistero dell’Incarnazione che interpella in modo diretto e immediato i cristiani, segnatamente per i profili e i valori del messaggio evangelico da tradurre nella concretezza del vivere. Ed è – scrive il Presule- il Mistero della potenza che sceglie la fragilità, dell’onniscienza che sceglie la coscienza, della regalità che da sempre sceglie la povertà, della verità dell’amore che sceglie la creaturalità, della giustizia che cede il passo alla libertà. Dicotomie forti e nette, da sviscerare e interpretare sulle tracce del Vangelo e della predicazione del Nazareno; dicotomie, per le quali il primo termine rende il valore della trascendenza divina e il secondo la dimensione umana; dicotomie che si risolvono nella visione di Dio che “per noi uomini e per la nostra salvezza si é fatto uomo”.
E’ il Natale della fede cristiana.