di Gianluca Martone
Vorrei tornare nuovamente sulla delicata questione del Protocollo firmato lo scorso mese di maggio dal Governo e dalla Cei, già affrontata dal sottoscritto in diversi contributi, che ha consentito la ripresa delle messe pubbliche e del relativo culto pubblico, pur con modalità da me duramente contestate e criticate all’inizio del mese di giugno, dedicato dalla Chiesa Cattolica come da Tradizione alle solennità del Corpus Domini e del Sacro Cuore di Gesu’. All’art. 3.8 del Protocollo è sancito:” Il richiamo al pieno rispetto delle disposizioni sopraindicate, relative al distanziamento e all’uso di idonei dispositivi di protezione personale si applica anche nelle celebrazioni diverse da quella eucaristica o inserite in essa: Battesimo, Matrimonio, Unzione degli infermi ed Esequie”.
Nell’analizzare questa discutibile norma del Protocollo, sorge immediatamente una riflessione: per quale motivo è stata consentita giustamente l’amministrazione di sacramenti importanti come Il Battesimo, il Matrimonio e l’Unzione degli Infermi, oltre alle Esequie, mentre sono stati negati sacramenti fondamentali soprattutto per le nuove generazioni come la Santissima Eucarestia con le Prime Comunioni e la Cresima o Confermazione? Operando un’analisi superficiale della problematica, si potrebbe subito pensare al fatto che il diniego sia stato motivato dal divieto degli assembramenti e, pertanto, dato che questa decisione è stata assunta dal Governo piu’ comunista della storia repubblicana, di stampo sovietico, cinese e giacobino e d’impronta materialista, con la complicità di una Chiesa che ha rinnegato la sua missione principale di salvare le anime dalla dannazione eterna, sia stata adottata nell’evitare le feste legate a queste celebrazioni, con la partecipazione di un notevole numero di persone come di consueto, soprattutto di parenti e di amici. Questa spiegazione è veritiera, ma solo in parte, soprattutto se non si considera in modo profondo cio’ che rappresentano questi due importantissimi sacramenti. Per quanto riguarda la Santissima Eucarestia, San Pio da Pietrelcina affermo’ il Giovedi Santo del 1955 rivolgendosi a Padre Carmelo:” «Fratello mio, oggi è la Festa dell’Eucarestia. Il Signore ci ha fatto Suoi Sacerdoti per Sua misericordia. Pensiamo a quello che Egli ci dà nell’Eucarestia. Ci dà il Paradiso anticipato, perché in cielo lo vedremo faccia a faccia, mentre qui lo vediamo sotto i veli eucaristici. Ma Gesù in terra è lo stesso che in cielo. Egli ci ha donato se stesso, il Suo corpo, il Suo sangue, la Sua anima, la Sua divinità senza riserve. Da parte nostra, sarebbe una mostruosità conservare qualcosa per noi perché anche se donassimo tutto sarebbe sempre poco rispetto a ciò che riceviamo da Lui. Gesù ha detto: “Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non parteciperete alla mia gloria”. Parole terribili, ma che, alla luce della fede, sono colme di una tenerezza divina. Offriamogli le nostre miserie ed Egli saprà perdonarle e distruggerle.
Noi siamo quello che siamo, ma Gesù ci ama immensamente e se volessimo approfondire il mistero del Suo amore, dovremmo perderci il cervello. Io ho paura della misericordia di Dio, non della Sua giustizia. Perché della giustizia ce ne accorgiamo e possiamo cambiare strada, ma della Sua misericordia chi si prende pensiero? Eppure da parte del Signore vi è un diluvio continuo di grazie, di benedizioni, ai perdono. Quanti se ne accorgono? Quanti lo ringraziano? Quanti ne approfittano? Questo mi spaventa! Il Vangelo parla chiaro: noi siamo strumenti della Provvidenza di Dio e dobbiamo stare in pace con la nostra coscienza. Il resto non ci interessa. Il Signore ci deve giudicare!» Il Cardinale Giovanni Bona nel suo Mistero d’Amore, Meditazione sul culto eucaristico, cosi scrisse:” L’Eucaristia ha il potere di preservarci dal peccato, aumentarci la Grazia, infonderci il distacco dalle cose terrene, elevarci il cuore ad amare le cose divine, illuminarci l’intelligenza, suscitarci sentimenti devoti, donarci la purezza dell’anima e del corpo nonché la pace della coscienza, elargendoci infine anche la gioia e l’unione fedele con Dio. Molti sacerdoti, anche dopo la celebrazione frequente, non godono però di tali meraviglie, e il profeta Aggeo li riprende dicendo: ‘Avete mangiato, ma non tanto da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino ad inebriarsi.’ (Aggeo 1,6). La causa di tutto ciò non deriva dal cibo o dalla bevanda, ma dalla cattiva disposizione di colui che mangia e beve.” Qualche mese prima di morire, il vescovo Fulton J. Sheen venne intervistato dalla televisione nazionale: “Vescovo Sheen, migliaia di persone in tutto il mondo si ispirano a lei. A chi si è ispirato? Forse a qualche papa?” Il vescovo rispose che la sua più grande fonte di ispirazione non era un papa, un cardinale o un altro vescovo, e nemmeno un sacerdote o una suora, ma una bambina cinese di 11 anni. Spiegò che quando i comunisti avevano preso il potere in Cina, avevano arrestato un sacerdote nella sua rettoria, vicino alla chiesa. Il sacerdote osservò spaventato dalla finestra come i comunisti invadevano il tempio e si dirigevano al santuario. Pieni di odio, profanarono il tabernacolo e presero il calice gettandolo a terra, spargendo ovunque le ostie consacrate.
Era un periodo di persecuzione, e il sacerdote sapeva esattamente quante ostie c’erano nel calice: trentadue. Quando i comunisti si ritirarono, forse non avevano visto o non avevano prestato attenzione a una bambina che, pregando nella parte posteriore della chiesa, aveva visto tutto ciò che era accaduto. Di sera la piccola tornò e, eludendo la guardia posta nella rettoria, entrò nel tempio. Lì fece un’ora santa di preghiera, un atto d’amore per riparare all’atto di odio. Dopo la sua ora santa, entrò nel santuario, si inginocchiò e, chinandosi in avanti, con la lingua ricevette Gesù nella Sacra Comunione (all’epoca ai laici non era permesso di toccare l’Eucaristia con le mani). La piccola continuò a tornare ogni sera, facendo l’ora santa e ricevendo Gesù Eucaristico sulla lingua. La trentesima notte, dopo aver consumato l’ostia, per caso fece rumore e attirò l’attenzione della guardia, che le corse dietro, l’afferrò e la colpì fino a ucciderla con la parte posteriore della sua arma. A questo atto di martirio eroico assistette il sacerdote, che sconsolato guardava dalla finestra della sua stanza trasformata in cella di prigionia. Quando il vescovo Sheen ascoltò quel racconto, fu talmente ispirato da promettere a Dio che avrebbe compiuto un’ora santa di preghiera davanti a Gesù Sacramentato tutti i giorni per il resto della sua vita. Se quella bambina aveva dato con la propria vita una testimonianza della reale presenza del suo Salvatore nel Santissimo Sacramento, il vescovo si vedeva obbligato a fare lo stesso. Il suo unico desiderio sarebbe stato attirare il mondo al Cuore ardente di Gesù nel Santissimo Sacramento. La piccola insegnò al vescovo il vero valore e lo zelo che si deve nutrire per l’Eucaristia; come la fede può sovrapporsi a qualsiasi paura e come il vero amore per Gesù nell’Eucaristia deve trascendere la propria vita. Il grande San Pio X affermo’:” La devozione all’Eucaristia è la più nobile perché ha per oggetto Dio; è la più salutare perché ci dà l’Autore della grazia; è la più soave perché soave è il Signore… se gli Angeli potessero invidiare, ci invidierebbero la Santa Comunione”.Per quanto riguarda la Cresima o Confermazione, occorre analizzare un articolo molto interessante pubblicato sul sito della Fraternità San Pio X, nel quale si chiarisce il Valore infinito di questo sacramento:” Il sacramento della Cresima è un sacramento istituito da Nostro Signore Gesù Cristo per conferire ai battezzati i doni dello Spirito Santo e rinvigorirli nella vita cristiana. Dandogli lo Spirito Santo, imprime nella loro anima il carattere di soldato di Cristo e li rende perfetti cristiani poiché perfeziona le virtù e i doni ricevuti al battesimo. Come soldato di Cristo, il cresimato è anche un combattente della fede e un difensore della Chiesa. È confermato per confessare la fede nelle opere e nelle parole. “Gli Apostoli, che erano a Gerusalemme, dopo aver saputo che Samaria aveva ricevuto la parola di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni. Coloro che vennero dai samaritani, pregarono per loro, affinché potessero ricevere lo Spirito Santo. Perché non era ancora sceso su nessuno di loro; erano stati battezzati solo nel nome del Signore Gesù. Quindi Pietro e Giovanni imposero le mani su di loro e ricevettero lo Spirito Santo”(Atti 8: 14-17). I doni dello Spirito Santo che sono ricevuti nella Cresima sono sette: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timor di Dio. Il sacramento della Cresima deve essere tenuto in grande considerazione in quanto è un mezzo potente per ottenere la salvezza più facilmente e più pienamente.
Il catechismo del Concilio di Trento esorta in questi termini il cresimato: “Ricorda che sei un soldato di Cristo e che devi difendere la sua causa. Rigettando quindi ogni timore e deponendo ogni falsa paura, confessa liberamente la tua fede con parole e azioni, e considera un onore soffrire oltraggi e persecuzioni per questa causa. La grazia della Cresima sarà preservata se il cristiano prega spesso, osserva i comandamenti di Dio e la legge di Gesù Cristo, e se moltiplica le buone opere senza rispetto umano, con zelo e carità”. Pertanto, si puo’ facilmente comprendere che vietare l’amministrazione pubblica di questi due importantissimi sacramenti, che coinvolgono bambini e giovani, rappresenta sotto il profilo spirituale un fatto di inaudita gravità, che si puo’ definire criminale, in quanto si privano i ragazzi e i bambini della GRAZIA INFINITA DI QUESTI DUE SACRAMENTI FONDAMENTALI PER DIVENTARE VERI CATTOLICI E DISCEPOLI DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO e, soprattutto, NON SI ARGINA IN ALCUN MODO IL REGNO DELL’ANTICRISTO. Cosa fare dinanzi a questa deriva, resa ancora piu’ drammatica da questa unione antichistica, satanica e massonica tra il Governo Conte e la CEI di Bassetti? Occorre riaffermare con coraggio e coerenza, a qualsiasi costo, LA VERA FEDE CATTOLICA E LA SUA AUTONOMIA DAI VARI GOVERNI SI STAMPO MASSONICO- GIACOBINO, come fece il grande Mons. Lefebvre il 21 novembre 1974, parole attualissime considerando la gravissima crisi attuale della Chiesa:” Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l’anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità. Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite. Tutte queste riforme, in effetti, hanno contribuito e contribuiscono ancora alla demolizione della Chiesa, alla rovina del Sacerdozio, all’annientamento del Sacrificio e dei Sacramenti, alla scomparsa della vita religiosa, a un insegnamento neutralista e teilhardiano nelle università, nei seminari, nella catechesi, insegnamento uscito dal liberalismo e dal protestantesimo più volte condannati dal magistero solenne della Chiesa.
Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da diciannove secoli. “Se avvenisse – dice San Paolo – che noi stessi o un Angelo venuto dal cielo vi insegnasse altra cosa da quanto io vi ho insegnato, che sia anatema” (Gal. 1,8). Non è forse ciò che ci ripete il Santo Padre oggi? E se una certa contraddizione si manifesta tra le sue parole e i suoi atti, così come negli atti dei dicasteri, allora scegliamo ciò che è stato sempre insegnato e non prestiamo ascolto alle novità distruttrici della Chiesa. Non si può modificare profondamente la lex orandi senza modificare la lex credendi. Alla messa nuova corrisponde catechismo nuovo, sacerdozio nuovo, seminari nuovi, università nuove, Chiesa carismatica, pentecostale, tutte cose opposte all’ortodossia e al magistero di sempre. Questa riforma, essendo uscita dal liberalismo e dal modernismo, è tutta e interamente avvelenata; essa nasce dall’eresia e finisce nell’eresia, anche se non tutti i suoi atti sono formalmente ereticali. E’ dunque impossibile per ogni cattolico cosciente e fedele adottare questa riforma e sottomettersi ad essa in qualsiasi maniera. L’unico atteggiamento di fedeltà alla Chiesa e alla dottrina cattolica, per la nostra salvezza, è il rifiuto categorico di accettazione della riforma. Per questo, senza alcuna ribellione, alcuna amarezza, alcun risentimento, proseguiamo l’opera di formazione sacerdotale sotto la stella del magistero di sempre, persuasi come siamo di non poter rendere servizio più grande alla Santa Chiesa Cattolica, al Sommo Pontefice e alle generazioni future. Per questo ci atteniamo fermamente a tutto ciò che è stato creduto e praticato nella fede, i costumi, il culto, l’insegnamento del catechismo, la formazione del sacerdote, l’istituzione della Chiesa, della Chiesa di sempre e codificato nei libri apparsi prima dell’influenza modernista del Concilio, attendendo che la vera luce della Tradizione dissipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna. Così facendo siamo convinti, con la grazia di Dio, l’aiuto della Vergine Maria, di San Giuseppe, di San Pio X, di rimanere fedeli alla Chiesa Cattolica e Romana, a tutti i successori di Pietro e di essere i fideles dispensatores mysteriorum Domini Nostri Jesu Christi in Spiritu Sancto. Amen.