Antiche superstizioni, una regia “occulta” e il terremoto: tre ingredienti che a Palmoli (Chieti) ieri mattina hanno dato vita al clamoroso blocco dell’unica strada di accesso al paese. Il traffico sulla provinciale è stato interrotto dai migranti presenti nelle due strutture (uno Sprar e un Cas) che si sono messi in mezzo alla strada non facendo passare alcun mezzo. A protestare erano gli ospiti dell’ex convento in gran parte donne di nazionalità nigeriana con bambini al seguito. Il motivo? La presenza di “spiriti» nella struttura: una credenza alimentata nei giorni scorsi da un gruppo di ospiti di nazionalità serba (14 persone) e rafforzata, fatalmente, dalle scosse di terremoto di giovedì sera.
Il blocco è andato in scena alle 6 del mattino: nessuna auto ha potuto lasciare il paese né entrarvi. Dopo circa due ore, l’intervento dei carabinieri dalle stazioni di San Buono, Fresagrandinaria, Celenza sul Trigno ha permesso di sgomberare l’arteria. La vicenda ha però delle zone d’ombra sulle quali il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, cerca di accendere qualche luce. Sotto la lente c’è l’arrivo nella struttura, nei giorni scorsi, di una decina di serbi mandati qui dalla prefettura di Trieste. Non è stato rilasciato loro il passaporto e pare che questo sia stato il motivo per fomentare la protesta nata su timori e superstizioni già presenti. «Dietro il blocco – dice Masciulli – c’era la regia di questo gruppo di serbi che ha organizzato la manifestazione in modo paramilitare: hanno fatto disporre i bambini al centro e gli adulti ai lati. Loro stessi riprendevano con i propri cellulari la protesta magari sperando in qualche reazione scomposta dei miei concittadini. Con l’arrivo dei carabinieri è finito tutto». Gli ultimi ospiti arrivati in paese, quindi, avrebbero soffiato sulle superstizioni delle nigeriane a proprio vantaggio. Lo stesso primo cittadino ha denunciato i serbi per interruzione di pubblico servizio; nel pomeriggio la prefettura ha disposto l’allontanamento dal territorio di Palmoli.