di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e GRANDI IMPRESE INTERNATIONAL
Al termine del summit del B7 di Roma, tenutosi ieri, organizzato da Confindustria, gli imprenditori delle sette principali economie democratiche hanno lanciato dei messaggi chiari ai leader dei loro Paesi in riferimento alla globalizzazione sfrenata che ha reso gli Stati Uniti e l’Europa dipendenti dalla produzione cinese, riconoscendo però i benefici derivanti dai mercati aperti e dalla cooperazione Internazionale.
Nel documento finale del B7, sono presenti diverse raccomandazioni, tra cui “rafforzare la coesione”, “promuovere la convergenza delle politiche industriali”, “riconciliare sicurezza nazionale e mercati aperti” e “contrastare il protezionismo”. Tali suggerimenti sono stati consegnati alla premier Giorgia Meloni per alimentare la discussione tra i capi di Stato e di governo al prossimo vertice del G7 in Puglia.
Nonostante gli impegni della Meloni sul “bilanciare sicurezza e cooperazione”, rimane incerto se i leader ascolteranno questi consigli. La divisione principale tra le democrazie liberali e il tandem Cina-Russia si riflette anche all’interno del G7 stesso. Le politiche industriali del presidente statunitense Joe Biden includono clausole protezionistiche che potrebbero, in futuro, colpire anche gli alleati, oltre che la Cina.
Ogni Paese cerca di ridurre i rischi economici e allo stesso tempo di ottenere una fetta più grande della torta industriale. In questo contesto, l’Europa fatica a competere a causa di minori investimenti e competitività. Emma Marcegaglia, presidente del B7, ha sottolineato l’importanza di un patto tra responsabili politici e imprese, oltre che tra governi, per costruire una convergenza delle politiche industriali.
Un altro focus del B7 è stata la cooperazione con l’Africa, un tema ripreso da Meloni per rilanciare il suo Piano Mattei. Le imprese vedono chiaramente le opportunità di sviluppo, ma la piattaforma di investimento creata dal G7 ha erogato solo 31 miliardi di dollari dei 600 promessi, anche per contrastare l’iniziativa cinese della Via della Seta.
Gli imprenditori del B7 non difendono nostalgicamente la vecchia globalizzazione, riconoscendo la necessità per le democrazie di difendere la propria sicurezza. Tuttavia, alcune richieste, come la riforma dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), appaiono utopistiche nel contesto attuale.
La prossima settimana, a Stresa, i ministri delle Finanze del G7 cercheranno di trovare un accordo su due temi chiave: l’utilizzo dei fondi russi congelati e la tassa minima globale. Un accordo sugli interessi potrebbe essere annunciato presto, mentre per la tassa globale un’intesa sembra ancora lontana.