A volte, è una modella troppo magra in copertina o in passerella a scatenare la protesta indignata del pubblico. In altri casi, è la notizia del decesso di una giovane ragazzina che aveva smesso di mangiare. La realtà è che i disordini alimentari sono sempre più oggetto di attenzione anche da parte della ricerca scientifica e clinica. Secondo l’Istat, la fascia d’età più colpita è quella tra i 18 e i 24 anni, che vede il 2% delle donne soffrire di anoressia, il 4% di bulimia e il 6,2% di altri disturbi alimentari, come il binge eating (le “abbuffate”). Infatti, anoressia, bulimia, binge eating possono compromettere in modo significativo il funzionamento psicosociale e la salute fisica, fino agli esiti più tragici. Come per tutte le psicopatologie, è andata abbassandosi l’età della comparsa dei disturbi, presenti ora anche nei giovanissimi, a 10 o 12 anni o prima. E quindi è partita la ricerca di nuovo indicatori che possano aiutare a prevederne lo sviluppo. Secondo psichiatri e psicologi il disturbo cela rivalità e rivalse tant’è che la volontà di avere il controllo della situazione riguarda, infatti, non solo la propria alimentazione ma anche quella altrui. Si parla di “tirannia alimentare” quando c’è la voglia di cucinare per gli altri, stabilire la loro alimentazione, fino a riempirli di cibo, tanto che «nelle ragazze non si esclude una nascosta tendenza alla rivalsa, una sorta di sabotaggio della bellezza di madri e sorelle percepite come rivali» come appunto spiegano gli esperti. Le vittime dell’anoressia un tempo erano solo donne, oggi invece vi è un ampio parterre maschile che entra nel tunnel dell’ abnegazione alimentare. L’anoressia, per loro, diventa una compagna di vita con cui convivere. Una compagna a cui è stato dato un nomignolo che è ANA, ed i pro ana sono appunto gli anoressici. I pro Ana hanno delle regole ben precise che vanno dal mangiare un toast nell’arco di una intera settimana (o quasi) a quello di portare un elastico nero sull’avambraccio da pizzicare ogni qualvolta si avverte il senso di fame, lo stesso elastico che portano, inconsciamente, donne e ragazze perché ” va di moda” ( a parer loro!). A favorire questo fenomeno è la società, società che ci pone di fronte modelle tutte uguali cioè tutte magre da paura. Chiara Biasi, fashion blogger famosissima in Italia, ad esempio, col suo fisico scheletrico, un buon esempio non è! Per fortuna, però, alcuni personaggi del mondo dello spettacolo come ad esempio Elisa D’Ospina, si stanno mobilitando affinché compaia sulle passerelle anche chi ha qualche rotondità ed al di là dell’ambito prettamente “modaiolo” ciò che sta facendo la D’Ospina e chi come lei è davvero utile per migliorare il rapporto degli adolescenti e non col proprio corpo e prevenire così l’anoressia. Oggi per la mia rubrica ha deciso di raccontare la propria esperienza Rossella Ranucci, ex anoressica che da tempo aiuta e dà consigli a chi si trova in difficolta proprio come si è trovata lei in passato. Ecco di seguito riportata la testimonianza di Rossella.
“Ciao a tutti! Mi chiamo Rossella Ranucci, ho 24 anni, sono studentessa di Biologia della Salute presso l’Università di Bologna e sono ex anoressica. Tutto è iniziato all’incirca 5 anni fa. Ero in procinto di diventare maggiore, cosa che non volevo e non accettavo ed in più si avvicinava la data del mio saggio di danza e l’estate. Sebbene non fossi grassa, guardandomi allo specchio non ero soddisfatta: dovevo (anzi volevo!) dimagrire ed avevo pochissimo tempo per farlo! Optai, così, per quelle diete ” miracolose”, quelle che trovi sfogliando una rivista con l’immagine di una modella 90-60-90 iper tonica ed iper bella, o quelle che trovi in rete che ti assicurano la perdita di 10kg in un mese. Ne scelsi una e la iniziai. Iniziai col perdere 2kg, ed arrivai a pesare 48kg che con la mia altezza non era niente male. Avrei dovuto fermarmi,ma non ero ancora soddisfatta, troppo poco tonica e rassodata e allora continuai. Si innescò così un vero e proprio circolo vizioso ed in solo un mese arrivai a pesare 40kg. Mi pesavo di continuo e segnavo ogni variazione di etti. L’anoressia mi aveva travolta, mi stava trascinando con se ed io non me ne rendevo conto. “Ho tutto sotto controllo”, dicevo tra me e me, e questo mi faceva sentire forte. A tavola mia madre, resasi conto del mio non rapporto col cibo mi ammoniva di smetterla, urlava, diceva che ero fissata e che non avevo bisogno di fare nessuna dieta. Vederla in quelle condizioni, vederla preoccuparsi per me mi faceva male, però da un altro lato mi rendeva forte perché avevo le sue attenzioni e premure, quelle attenzioni che avevo paura di perdere con la maggiore età e diventando, quindi adulta. È inutile dire che al di là di tutto io soffrissi ed anche tanto! Non avevo il coraggio di parlarne. Avrei voluto che qualcuno della mia famiglia, mi capisse e mi aiutasse a vivere quel momento che io avevo paura di vivere perché dietro l’abnegazione alimentare vi era dell’altro,tanto altro e spesso sono le paure,il tunnel buio in fondo al quale non vediamo la luce che ci rendono dipendenti. Poi però, qualcuno ha acceso la luce per me, e ho ripreso in mano la mia vita. Ho ridato valore alla vita al di là del peso, al di là dei chili al di là di tutto :la vita vale!! Mi sono rivolta a psicologi e specialisti vari che mi hanno aiutato psicologicamente ma anche clinicamente perché questo mio comportamento alimentare scorretto ha avuto delle ripercussioni sulla mia salute e tra le tante conseguenze, ho avuto anche la perdita delle mestruazioni. Così ,con tanta buona volontà,sono guarita e sono ritornata di nuovo io: Rossella quella che ama danzare, ama studiare, uscire con le amiche quella che si apprezza per come è, che deve piacere a se stessa e non alla società. Ad oggi, però, se ripenso al mio passato provo tanta tristezza. Sentimento che prima non provavo perché l’anoressia ti rende, appunto anoressica anche di sentimenti. Sentire parlare di ragazze della mia età, che purtroppo non ci sono più, perché questa maledettissima ANORESSIA le ha portate via mi spezza il cuore però al contempo mi fa sentire fortunata perché io sono ancora qua, ce l’ho fatta e come anche voi che state lottando adesso,potete farcela. Non isolatevi, parlatene, non abbiate paura di chi vi dice che l’anoressia è una malattia, perché si lo è, ma è una malattia da cui si può fuggire, che potete combattere anzi dovete combattere perché la vostra vita vale molto,perché voi siete molto…” Rossella! Rossella ha avuto la forza di dire “Stop”, Rossella si è amata come ognuno di noi deve amarsi.
Oggi, Rossella cerca di aiutare chi sta vivendo il suo stesso malessere e chiunque volesse scambiare due chiacchiere con lei, può scrivere alla mia rubrica. Io, vi saluto e vi ringrazio per l’attenzione che mostrate per i mie racconti e vi rinnovo l’appuntamento a Mercoledì prossimo.