di Giovanna Acierno
Verso le 11 di ieri, 12 Luglio, due treni, tra Andria e Corato, si sono scontrati frontalmente. L’impatto è stato durissimo. Dei due locomotori non resta che un groviglio di lamiere. “Un vero e proprio disastro ferroviario”, hanno commentato gli esperti che lo hanno paragonato ad un disastro aereo per la velocità con cui è avvenuto. I dati ufficiali riportano 27 morti e oltre 50 feriti. La tratta su cui viaggiavano i due treni è a “binario unico”, come molte altre in Puglia. Cosa significa? Due treni allo stesso momento non possono passare e non si possono incrociare. Nel momento in cui il treno parte da Corato si dà comunicazione al ferroviere di Andria che tiene fermo il treno in stazione il quale dà il via libero per partire al pilota, alzando la sua paletta verde. Le comunicazioni avvengono ancora secondo il cd. “vecchio sistema telefonico a blocco”” Questo sistema è stato adottato dalle principali ferrovie italiane a partire dagli anni 50. Per poter inviare un treno in linea (e quindi in una sezione di blocco) il movimentista doveva accertarsi che il treno proveniente dall’altra stazione fosse regolarmente arrivato con tutti i suoi veicoli a destinazione (“coda regolare”) oppure ricevere il messaggio di “giunto regolare” da una stazione a lui limitrofa. Cosa è accaduto, dunque, ieri? Il direttore della Ferrotramviaria, che gestisce le due linee, ai microfoni del Tg2 oltre ad esprimere il suo cordoglio per le famiglie delle vittime ha precisato che “in 50 anni non è mai successa una cosa simile. Uno dei treni non doveva esserci e chiariremo quale dei due”. Intanto la magistratura che ha aperto il caso ,parla di omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario. Per il momento non ci sono iscritti nel registro degli indagati; sotto accusa è stata messa l’assenza di un meccanismo di controllo automatico e la presenza, quindi, di sistemi obsoleti come il ” istema telefonico a blocco”. Quella tratta era percorsa soprattutto da studenti. Da poco, infatti, si è conclusa la maturità e molti neo diplomati si recano a Bari per iniziare le procedure di immatricolazione. Antonio Summo,invece, al diploma non ancora ci pensava. Aveva da poco iniziato le superiori e ieri si stava recando a scuola per recuperare dei debiti formativi. A casa Antonio non ha fatto più ritorno. La sua vita è stata stroncata a soli 15 anni,abbandonando la sua famiglia e la sua passione: la musica. Su quel treno c’era anche una studentessa, ieri recatasi a Bari per sostenere un esame. Lo aveva superato, lo aveva comunicato ai suoi genitori. Quando la sua famiglia ha saputo del tragico incidente si è recata sul posto. Tra le macerie e corpi senza vita ha iniziato a cercarla ma le ricerche sono state alquanto deludenti. Non ci sono parole adatte per esprimersi in queste situazioni. Immaginiamo una studentessa,in piena sessione estiva, la sua ansia e le sue preoccupazioni il giorno prima dell’esame. L’indomani supera l’esame e quel maremoto interiore si placa. Mette al corrente i suoi genitori ed è felice. Non vede l’ora di tornare a casa per festeggiare con i suoi amici o solamente per sdraiarsi sul letto e dormire ore intere perché , si sa!, il sonno è nemico degli studenti sotto esame. Il giorno seguente forse sarebbe andata al mare con i suoi amici per rilassarsi un po’. Ma per lei, di cui ancora non conosciamo il nome, ciò non è stato possibile. Su quella tratta c’era anche una madre con la sua figlioletta di appena 5 anni i cui corpi sono trovati avvinghiati e senza vita. Anche un uomo, sulla cinquantina, che doveva accompagnare sua figlia all’altare non ce l’ha fatta. 27 le vittime, 27 le famiglie a piangerle. Non è giusto morire ma così è ancora più ingiusto. Il vescovo di Andria, ieri sera,ai microfoni del Tg2 ha detto “non ci possiamo rassegnare a questo, non possiamo e non dobbiamo”. Nel suo discorso intriso di rabbia, Mons. Luigi Mansi ha anche detto che ” difficile trovare parole che leniscano un dolore così forte. Su quel treno c’erano tanti giovani che vanno a Bari all’Università e pensare che tutte queste vite siano state sacrificate perché qualcuno non ha fatto bene il proprio mestiere ci fa male”. Inoltre il Vescovo ha anche reso nota l’idea di procedere ad un unico funerale per tutti i cittadini di Andria. E se le parole giuste non riesce a trovarle un uomo di Chiesa, anche noi ci sentiamo impotenti. Non ci sono parole, non ci sono giustificazioni. Non si può fare altro che sperare che chi ha commesso il danno fatale paghi senza sconto alcuno, sebbene qualsiasi pena non riporterà in vita i quasi 30 angeli volati in cielo.