È lei: la Ludopatia, la nuova malattia del secolo meglio conosciuta come “gioco d’azzardo patologico”(GAP). Un recente studio ha lanciato l’allarme che sempre più giovani si accostano al gioco e molti di loro vengono travolti da questa spirale che inghiotte affetti e denuda dalla tranquillità mentale. A volte si inizia per caso ma si continua per colmare dei vuoti,talvolta affettivi, e si innesca nei soggetti lo stesso meccanismo della dipendenza da sostanze stupefacenti. Consapevole di ciò, lo stato di New York, nel Novembre del 2015,ha messo al bando i “fantasy games” (fantacalcio, fantabasket, fantabaseball) perché considerati giochi d’azzardo che possono, dunque, causare ludopatia. Ai più giovani, che aspettano l’inizio del campionato calcistico proprio per “fare il fantacalcio” questa decisione potrà sembrare eccessiva ma secondo il procuratore distrettuale SCHNDERMAN il fantacalcio è la fase embrionale del gioco d’azzardo e perciò va eliminata. Tutte le persone con cui ho avuto modo di parlare hanno sempre negato l’esistenza del problema. Eppure, nel nostro piccolo Mandamento Baianese, sono tante le strutture che mettono a disposizione degli utenti slot-machines (che sono la causa maggiore del problema) e se entriamo in una di queste grandi strutture, generalmente bar, notiamo come la clientela non si faccia desiderare infatti ogni slot ha il proprio compagno così come ogni dama ha la sua ballerina!
A seguire, vi riporto la testimonianza di Giovanni, ex dipendente dal gioco d’azzardo per dimostrare che questo fenomeno è tutt’altro che irrilevante! “Giovanni ha 68 anni. Dopo aver lavorato una vita in banca il 2001 è andato in pensione. Si è avvicinato al gioco per caso. Ad attirarlo, mentre prendeva un caffè al bar, il rumore delle monetine che cadevano. Una campanella ha suonato: perché non provo anche io? Chissà, magari vinco qualcosa. Ha iniziato a giocare e, senza accorgersene, in poco tempo è sprofondato nella dipendenza. Finiti i soldi che aveva in tasca si rivolge ad una finanziaria. Gli danno un assegno di 1.500€, da restituire in comode rate da 60€ al mese. Giovanni ogni mese corre a controllare la cassetta della posta per evitare che i suoi famigliari lo scoprono i bollettini. Questi soldi finiscono molto presto. Così si rivolge ad un’altra finanziaria e ottiene altri 1.500€. Dopo il pagamento delle prime 4 rate lo chiamano e gli offrono altri 1.500€ . Lui non se lo fa dire due volte e accetta. Così la rata mensile sale a 180€. Giovanni entra in un tunnel da cui è difficile uscirne. Continua a giocare e a bruciare soldi ad un ritmo vorticoso. Non gli bastano mai. Va alla ricerca di una nuova finanziaria e ottiene, con estrema facilità, altri 1.500€. Sempre più in difficoltà Giovanni aggredisce il patrimonio della moglie arrivando a svuotarle il conto corrente. La banca chiama sua moglie, per segnalare il rosso. Scoppia il putiferio. Giovanni con le spalle al muro, accetta di farsi aiutare. Si rivolge,così ad un Sert e dopo alcuni colloqui viene inserito in un gruppo. Dopo un anno e mezzo circa, la voglia di ritornare a giocare è forte e allora Giovanni si rivolge ad una nuova finanziaria. Riparte da 1.500€. Nel giro di pochi mesi arriva a 5.500€ ( 4.000€ da restituire con bollettini da 130€ al mese, più 1.500€ con rate mensili da 60€). Ogni volta che si ritrovava dei soldi in tasca li spende subito in poche ore sempre alle solite slot-machines. Ai debiti si sommano nuovi debiti. La situazione si fa disperata. Il 13 settembre 2013 Giovanni scappa di casa. In una scatola tutte le ricevute ed i bollettini che testimoniano la sua disperazione. Prima di fuggire preleva gli ultimi 500€ dal bancomat della moglie per poi metterle la tessera sotto allo zerbino e se ne va. Prende l’autostrada, guida senza una meta e raggiunge la città più vicina. Dorme due notti in macchina, si nutre con pezzi di pane raffermo. E, giocando alle Slot, finisce tutti i soldi. Gli restano appena 20€ per far benzina. Sconfitto ancora una volta, solo e dimostrato, lontano da casa, si aggrappa alla figlia. È lei che lo convince a riprendere la battaglia contro i suoi fantasmi. Giovanni torna al Sert e dopo un mese e messo viene riaccolto da sua moglie. Insieme decidono di rivolgersi ad un avvocato per costruire una rete di protezione intorno a Giovanni. La figlia viene nominata amministratore di sostegno e gestisce tutti i soldi del padre. Adesso Giovanni è guarito, almeno si spera. Voltandosi indietro ammette:” non ci si accorge di essere malati eppure il gioco è una malattia. Si può guarire ma bisogna farsi aiutare e lottare con tutte le proprie forze. Soprattutto non bisogna restare soli con i propri fantasmi che aspettano solo di scrivere ” game over” nella tua vita.” Mi auguro che questa testimonianza possa arrivare al cuore di tutti e soprattutto dei più giovani affinché maturi in loro la consapevolezza che il gioco d’azzardo è quanto di più diseducativo possa esistere. La vita nulla ti dà senza aver ricevuto in cambio qualcosa.
Se non gettiamo i semi non possiamo aspettarci di veder fiorire una pianta e quindi per farselo il “gruzzoletto” bisogna, si essere fortunati , ma fortunati per avere un lavoro! Con questo augurio , vi rinnovo l’appuntamento a mercoledì prossimo sempre qui nella mia rubrica: “Io dico Stop.”