“I dati diffusi dalla Banca d’Italia indicano una lievissima inversione di tendenza sui tassi di interesse relativi ai prestiti alle imprese e per i mutui delle famiglie, ma il nodo del credito resta uno dei principali problemi per le attività, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree interne”. Così Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino.
“Dal rapporto ufficiale della banca centrale – prosegue il dirigente dell’associazione di categoria – emerge una diminuzione dei tassi medi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese, passati nel mese di dicembre al 5,46%, rispetto al 5,59% del mese precedente. Entrando più nel dettaglio, per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,72%, mentre per importi superiori a tale soglia sì sono collocati al 5,28%.
In calo anche i mutui per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso annuale effettivo globale, Taeg), che si sono collocati al 4,82%, rispetto al 4,92% di novembre.
Dopo aver raggiunto il massimo storico da quando è stato introdotto l’euro, adesso si attendono, anche dalla Banca centrale europea segnali incoraggianti sul costo del denaro, che secondo gli esperti potrebbero arrivare tra aprile e giugno.
“In un quadro economico complessivamente critico, quindi, vogliamo evidenziare anche notizie in sé positive. Ma la situazione effettiva è più complicta di quanto le statistiche ufficiali riportino. La difficoltà di accesso al credito, per imprese e famiglie, ed il costo delle operazioni non è omogeneo in tutto il Paese. Le aree più penalizzate purtroppo sono il Mezzogiorno ed in particolare le zone interne. Per le attività irpine, insomma, ottenere un prestito spesso risulta più oneroso e complicato, rispetto ad altre province italiane”.
“L’accesso al credito – conclude Marinelli – è un elemento essenziale per la crescita delle imprese e per lo sviluppo del territorio, che andrebbe affrontato in maniera seria e sistematica da parte delle istituzioni, comprese quelle locali, attraverso politiche mirate ed accordi specifici con gli istituti di credito, che puntino a rimouovere ostacoli, sovraccarico di oneri e procedure troppo lunghe. Soltanto in questo modo si potrà stimolare l’economia locale e quella nazionale, ma soprattutto ridurre il gap che grava sulle aree geografiche più fragili”.