–Quando il cinema denuncia ingiustizie sociali e disastri ambientali, rivelandosi una preziosa “sentinella” su quel che non funziona nel mondo. Si chiama “Location negata” una delle sezioni più attese dell’Ischia Film Festival, in programma sull’isola in versione ibrida, in parte in presenza e in parte online, dal 27 giugno al 4 luglio 2020.
Sedici i film in gara, inchieste appassionate e reportage intensi, uniti da un sottile filo rosso: il desiderio di raccontare sul grande schermo vicende in chiaroscuro in larga parte inedite, sfruttando le potenzialità comunicative del cinema. Sarà, anche in questo caso, uno straordinario giro intorno al mondo, in grado di toccare un villaggio curdo in ginocchio per le conseguenze di un terremoto (“The absence”, di Fatemeh Zolfaghari) e di porre l’accento su uno dei grandi temi dell’attualità, lo sfruttamento delle risorse naturali del polmone verde della terra, l’Amazzonia, da parte delle multinazionali petrolifere, che ospita “All eyes on the Amazon”, di Andrea Marinelli. Di riscaldamento globale e futuro del pianeta, non senza una chiave irresistibilmente satirica, parla invece “Icemeltland park”, di Liliana Colombo.
E’ un viaggio nelle tensioni del Libano “Bruxelles-Beyrouth”, di Thibaut Wohlfahrt e Samir Youssef. “Compagni di viaggio”, di Sara De Martino, si occupa del tema dell’immigrazione in chiave onirica e poetica. Costruisce una metafora sull’inasprimento dei rapporti sociali in Egitto “Henet ward”, di Morad Mostafa. C’è poi la surreale vicenda dei bambini soldato del Myanmar, addestrati sin dalla più tenera età, raccontata da “In this land we’re briefly ghosts” di Chen-Wen Lo. E ancora: un drammatico sguardo sulle condizioni inumane delle carceri in Sierra Leone ispira
“El infierno” di Raúl de la Fuente Calle. Non mancano pellicole in grado di portare alla luce aspetti inquietanti sul territorio italiano, come “Il muro bianco” di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi, che indaga sulla presenza dell’amianto nelle scuole italiane. “The old man and the singer” di Amir Osnalou apre invece uno squarcio doloroso sulla guerra in Siria. Decisamente attuale anche “Pizza Boy” di Gianluca Zonta, che – raccontando la vicenda di Saba, un fattorino delle pizze a Bologna – denuncia la mancanza di diritti e lo sfruttamento degli immigrati.
Il dramma delle sparatorie nelle scuole americane è al centro di “Safety” di Fabrice Joubert. Ancora immigrazione, in un paese della costa ionica calabrese, nel cortometraggio “Schiavonea” di Natalino Zangaro. E’ una storia di resistenza, in un piccolo villaggio greco, “A simple life”, di Myrto Papadogeorgou e Robert Harding Pittman. Un anziano che vaga nelle strade di Istanbul è invece il protagonista di “Sycamore” di Mehmet Tığlı. E’ dedicato a un padre afgano, costretto a crescere da solo i suoi figli tra miseria e povertà, il documentario “When mom is gone” di Zeynep Gulru Kececiler.
“La sezione ‘Location negata’ – spiega il direttore artistico del festival Michelangelo Messina – è uno dei marchi di fabbrica dell’Ischia Film Festival, una categoria di concorso quasi unica nel suo genere. Nel focalizzare l’attenzione sulle opere che valorizzano i territori in cui sono state girate, il festival non dimentica il rovescio della medaglia: il cinema che solleva dubbi e riflessioni sulle sulle contraddizioni e le violazioni dei diritti umani nella nostra società”.