Crolla il numero dei laureati in Italia. Il risultato, sebbene provvisorio, è piuttosto preoccupante per un Paese alle prese con la crisi economica più grave del dopoguerra, per una nazione che avrebbe bisogno proprio dei laureati per risollevarsi. Almeno è quello che pensano le cancellerie europee che chiedono agli Stati membri di incrementare la quota di cittadini in possesso della laurea. A fornire il dato di coloro che nel 2012/2013 sono riusciti a conquistare il fatidico “pezzo di carta” – triennale, a ciclo unico o magistrale – è l’anagrafe degli studenti tenuta dal Cineca, il consorzio di università italiane che tiene la contabilità degli studenti. E basta confrontare il dato appena pubblicato con quello dell’anno precedente per quantificare l’entità della debacle. Il bilancio vede quasi 18mila laureati triennali in meno – il 10 per cento – e circa 34mila laureati complessivi in meno, l’11,5 per cento in appena 12 mesi.
L’area più colpita è quella sanitaria, medicina compresa, che accusa un calo del 16 per cento sulle lauree brevi e del 13 per cento sul totale. L’area che risente in misura minore della flessione è quella scientifica: meno 8 per cento. E anche in questo caso c’è una grande differenza di genere: quasi 12mila laureati triennali in meno sui 18mila totali sono donne.