Da 88 anni i bianconeri non vincevano le prime 8 partite della stagione e alla settima di campionato fanno capire al Napoli e al resto della compagnia che lo scudetto per loro sarà un Mortirolo da scalare con una bici da passeggio. Non una missione del tutto impossibile, per carità, ma qualcosa che richiede un fisico bestiale. Esattamente quello che solo la Juventus sembra avere: il successo in rimonta sulla squadra di Ancelotti è prima di tutto una esibizione muscolare, poi anche di tecnica e di compattezza.
Ma non è un caso che nell’avvio impacciato e nell’ultima mezzora in 11 contro 10 per l’espulsione di Mario Rui la Juve abbia momenti di difficoltà: con questo assetto, se il ritmo si abbassa, le avversarie possono trovare qualche spiraglio. Il problema è quando i bianconeri accelerano: Cancelo, Can, Matuidi, Mandzukic e Ronaldo in certe occasioni sembrano il pacchetto di mischia di una squadra di rugby che sovrasta l’avversario, soprattutto dove nasce il gioco (gestito da Pjanic). Il paradosso è che, in questa sfilata di giganti, perfino Dybala a tratti fatica a tenere il ritmo. Però appena trova il corridoio giusto a inizio ripresa, anche l’argentino mostra quadricipiti e classe in abbondanza, con la «trenata» da cui nasce il gol del sorpasso: palla a Ronaldo, che colpisce il palo e tap-in comodo di Mandzukic, che completa la rimonta.
L’inizio per la Juve non era stato però per nulla confortevole: questa interessante creatura metà sarriana e metà ancelottiana che risponde al nome di Napoli, gioca alta, corta, aggressiva: prima colpisce un palo con Zielinski e poi approfitta di un disimpegno da censurare di Bonucci, sul quale si avventa Allan. Palla a Callejon, cross nel mezzo e gol di Mertens con la difesa della Juve fuori posizione. Poi Matuidi e soprattutto Can cominciano a spostare molto più in là la linea nemica: così aprono spazi per Ronaldo che suona la sveglia a tutti e con due tiri in porta rianima la Juve. Mentre l’azione di CR7 che porta al cross perfetto per l’1-1 di Mandzukic, di testa in mezzo all’area, tramortisce il Napoli.
Poco dopo il 2-1 a inizio ripresa Ancelotti perde Mario Rui per doppia ammonizione, definendo poi «superficiale» la decisione di Banti: ma i pestoni del suo difensore sembrano evidenti. Come è chiaro che il Napoli è una squadra che ha aggiunto personalità e idee alla struttura esistente. Ma non abbastanza precisione: Callejon sbaglia davanti a Szczesny e fallisce il 2-2. Così arriva il 3-1: Ronaldo di testa prolunga un corner e Bonucci si avventa sulla palla. Poi Cristiano cerca disperatamente il gol personale. Ma la Juve stavolta ha altro a cui pensare. (corriere.it)