Dopo aver lanciato l’idea che i pasti non consumati nelle mense scolastico possano essere posti a disposizione dei singoli e delle famiglie più bisognose, allargo la mia proposta anche ai centri commerciali ed ai supermercati in cui esiste il servizio di gastronomia da asporto.
Mi è capitato di passare nei centri predetti nelle prime ore del pomeriggio o nelle prime ore della sera ed ho notato una serie di pasti non acquistati.
Ho posto a chi era al banco la seguente domanda: “Cosa ne farete di ciò che rimane?”.
Ho ottenuto dal garbato e gentile dipendente la secca e precisa risposta: “Dobbiamo buttarlo via”
In quel momento ho realizzato lo spreco e l’inutile appello di tutti quelli, che si battono ed impiegano il loro tempo nelle mense fraterne, nei centri della caritas parrochiale e diocesana ed a loro esprimo tutta la mia gratitudine. In compenso esprimo la mia amarezza ed il mio disappunto per questo sfrenato consumismo che ci induce a spendere per la nostra soddisfazione personale e materiale senza pensare ai più bisognosi.
In alcuni bar napoletani è in uso pagare un caffè non consumato, definendolo “sospeso” e messo a disposizione di chi lo chiede e non è in possesso di denaro, perché non diffondere nei punti di ristoro da asporto nei Supermercati anche nostrani di pagare un primo piatto e di lasciarlo sospeso? Perché i responsabili del personale di questi centri non prendono iniziativa e siglano protocolli di intesa con parrocchie, residenze per anziani, case di riposo per singoli al fine di devolvere e consegnare, i pasti non consumati?
Meditate gente, meditate
Vincenzo Serpico