Il 22 Marzo si celebra la giornata mondiale dell’acqua, le Nazioni Unite l’hanno istituita nel 1993, con lo scopo di ricordarci che non tutti hanno accesso all’acqua potabile. Garantirla all’intera popolazione mondiale è uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030. L’acqua è una componente essenziale dell’organismo umano, ricopre oltre il 70 per cento del nostro pianeta ed è essenziale alla vita di qualunque essere vivente
L’acqua è una risorsa preziosa, esauribile, poco disponibile e la sua distribuzione planetaria non è equamente distribuita.
Il 97% dell’acqua è salata, soltanto il 3% è dolce, di cui solo 1/3 può essere utilizzato dall’uomo, poiché, gli altri 2/3 sono trattenuti nei ghiacciai e nelle nevi permanenti.
Infine, questo 1% non è rappresentato dalla sola acqua di superficie: contribuiscono a formare l’intero quantitativo sia l’acqua dispersa nell’atmosfera sia quella delle falde idriche.
L’acqua è una risorsa limitata, fonte di vita e alla base di ogni attività antropica, dal bere al lavarsi, indispensabile per coltivare la terra e per produrre gran parte del cibo necessario al sostentamento.
Nonostante l’acqua sia una risorsa così preziosa, la sua presenza e disponibilità viene spesso data per scontata. Consumata e inquinata senza troppi riguardi.
Papa Francesco, nell’enciclica “Laudato si” salviamo la nostra casa comune parla di saldare il debito sociale coi Paesi più poveri del mondo, voltare pagina sul clima con atti concreti per salvare il pianeta. Infatti i cinque elementi principali dell’Enciclica sono: Terra, Clima, Acqua, Mercato, Tecnologia. In particolare rilancia il concetto di acqua come bene comune e insiste sulla realtà del mondo in cui c’è chi l’acqua non ce l’ha e chi la privatizza. Ci sono milioni di persone che non hanno accesso all’acqua, ricorda Bergoglio, e questo provoca malattie per la mancanza di igiene. L’altra faccia della medaglia è quella di “luoghi in cui avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato”.
Tra le molteplici cause dell’esaurimento delle risorse idriche, oltre al consumo dissennato e iniquo influiscono molto i cambiamenti climatici che a loro volta sono conseguenza dell’inquinamento urbano, industriale e agricolo. I grandi paesi industriali affannati dalla crisi economica trascurano le conseguenze dei cambiamenti climatici per poi ritrovarsi in continue emergenze ambientali: uragani, alluvioni, incendi, siccità catastrofi che sono sotto gli occhi di tutti. Quindi all’ordine del giorno c’è il destino dell’umanità. Oggi la natura ci presenta il conto e noi non possiamo essere solo spettatori indifferenti o critici nei confronti della politica e dei gestori delle risorse. Le soluzioni sono ancora possibili, bisogna investire i fondi pubblici innanzitutto nel rinnovo delle reti idriche, al trattamento e recupero delle acque reflue, alla riduzione della salinità e alla raccolta di acque piovane. Bisogna trovare al più presto un giusto equilibrio tra sviluppo di nuove fonti e misure di risparmio dei consumi, sostenendo un approccio integrato del ciclo dell’acqua.
L’Irpinia e l’acqua: Chi non ricorda l’estate scorsa, la mancanza d’acqua, le proteste dei cittadini e questo dove? In Irpinia considerata uno dei maggiori bacini idrici del sud Europa. L’acqua del’irpinia disseta Napoli e molti paesi della Campania, la Puglia e parte della Basilicata. Sicuramente la siccità ha avuto una parte importante in questa crisi idrica, ma se pensiamo che il 50% delle risorse si perdono in acquedotti colabrodo, che il sistema depurativo è obsoleto e in molti casi inesistente con conseguente inquinamento dei grandi fiumi. Che in Irpinia sono stati finanziati e costruiti impianti di trattamento terziario per soddisfare le esigenze delle industrie e dell’agricoltura che non sono mai partiti. Gli Enti preposti al controllo e alla gestione delle risorse idriche (Alto Calore, ASI e Comuni) sono incapaci di dare risposte concrete al futuro della nostra acqua e del nostro ambiente. Le risorse messe a disposizione dall’Europa per la risistemazione del settore depurativo non vengono spese e comportano alla nostra Regione multe milionarie per i mancati adeguamenti: di cosa vogliamo parlare? Un cambiamento si impone!