di Saverio Bellofatto
I cultori del teatro amatoriale si misurano sempre con le commedie di Eduardo. Questa volta Riccardo D’Avanzo anima dell’Associazione Mela, regista e attore insieme a Annamaria Montuori, Rosario Amato, Carmen Canonico, Pietro Grasso, Anita Scotti, Fulvio Cervellone, Serena Bianco Bevilacqua, Vito Molaro, Carmela Gaglione, Pasquale D’Onofrio, Paola Gigante, Nicola D’Anna e Ernesto Sasso, ha scelto un lavoro di Eduardo scritto negli anni venti per la compagnia di Scarpetta, ma come sempre di una sorprendente attualità: Il tema è la follia, che nonostante la chiusura dei manicomi, ancora oggi è oggetto di tabù e di discriminazioni. La trama narra di Michele è appena uscito dal manicomio, e sua sorella Teresa lo accoglie in casa badando a non far sapere a nessuno la notizia della sua follia. Le malattie mentali difficilmente vengono comprese o considerate malattie. Si accettano tutte le malattie non quelle psichiche. La follia, l’estraniazione, la difficoltà di comunicazione tra normali e folli, sono al centro di questa commedia di Eduardo, Ditegli sempre di sì. Difatti ai pazzi bisogna sempre dire di sì, assecondarli, per prevenire gesti inconsulti. Ma Michele, il pazzo di Eduardo, non è consapevole della sua follia, o meglio la vede riflessa in altri, in Luigi, un attore, letterato perdigiorno che si è innamorato di Evelina, la donna che Teresa vorrebbe far sposare a Michele. Il pazzo sembrerebbe a volte essere più lucido dei normali; in fondo le sue azioni strampalate spesso mirano al bene, come quando comunica ad Attilio la morte del fratello, Vincenzo, solo per far sì che i due si incontrino e facciano pace. Ma è proprio dagli equivoci generati dalle azioni, dalle bugie di Michele che scaturisce la comicità. Un Eduardo che spazia dalla Commedia dell’Arte in questi frangenti e strizza l’occhio a Pirandello nel secondo atto. Perché la finzione viene smascherata, emerge il punto di vista relativo, quello di un folle, che attraverso le sue menzogne aveva confezionato una realtà verisimile. Una commedia dove c’è chi riesce sempre a spuntarla come l’attore Luigino o come Michele invece, il pazzo, non capisce l’arte dei folli e continua a ricercarne e pretendere una spiegazione razionale. Una performance paradossale assai divertente che suscita il riso in quanto si ripete, ma testimonia il dramma del pazzo, di colui che la società non accetta, perché imprevedibile, pericoloso, e che è destinato ad essere emarginato.
Un appuntamento da non perdere con un organizzazione perfetta con direttore di scena Umberto Albanese coadiuvato da Antonio Siconolfi, Francesco Ciardi, Antonio Tedesco, Luca D’Avanzo, Massimo Gaglione Costumi e trucchi di Antonietta D’Anna, Maria De Stefano, Michela D’Avella Gestione organizzativa Francesco D’Anna Grafica Genial Communication
Per informazioni e prenotazioni tel. 328 2888577 e 392 8827583