E’ bufera sui social tra i consumatori di vari stati del mondo, italiani compresi, dopo che Ferrero, sorpresa con le mani nella marmellata – pardon, nella Nutella – ha ammesso di avere apportato piccoli ritocchi alla ricetta segreta, il suo prodotto di punta. Richieste di spiegazioni erano arrivate da un’associazione dei consumatori di Amburgo, che aveva scoperto che la società con sede ad Alba (Cuneo) aveva aumentato sia la quantità di zucchero dal 55,9% al 56,3%, sia quella del latte in polvere, elevandola dal 7,5% all’8,7%. Facendo due calcoli, si trova che ad essere diminuito è stato il contenuto di cacao e nocciole, così come quello dei grassi, questi passati dal 31,8% al 30,9%.
Ferrero ha spiegato che piccole modifiche alla ricetta avvengono spesso, ma ha assicurato che le ultime introdotte sul piano qualitativo e organolettico non registrerebbero cambiamenti. Il gusto, poi, sarebbe rimasto inalterato, per cui la polemica dovrebbe chiudersi qui. Tuttavia, contro il colosso alimentare made in Italy sono in atto da anni tentativi di boicottaggio, nel caso migliore di metterne i prodotti in cattiva luce. Ad esempio, un paio di anni fa il governo francese ha acceso i fari contro il contenuto di olio di palma nella crema spalmabile, intestandosi una crociata contro la materia prima, perlopiù estratta in Indonesia e Malaysia. E di recente è esploso un altro caso in Ungheria, dove le autorità locali hanno scoperto che la ricetta per la Nutella venduta ai consumatori magiari sarebbe diversa da quella utilizzata per i vicini consumatori austriaci.
Ferrero ha reagito a questi attacchi e in controtendenza rispetto a molti altri giganti dell’industria alimentare nazionale e mondiale, non solo non ha sostituito l’olio di palma dalla Nutella, ma ha ribadito agli inizi dello scorso anno che continuerà ad utilizzarlo, avendo provato a produrre la crema di nocciole con ingredienti alternativi, ma riscontrando scarsa spalmabilità e fredda accoglienza da parte dei consumatori in fase di test.