Contrariamente a quanto abbiamo imparato – per comodità – a scuola, l’equinozio di primavera non cade necessariamente il 21 marzo. Può essere il 19, il 20 o il 21 marzo e quest’anno, per la decima volta consecutiva sarà il 20 marzo. Alle ore 11,29 per la precisione.
Con il termine equinozio, infatti, ci si dovrebbe riferire non a un giorno, ma a un istante. Con questo termine, infatti, si indica il momento esatto in cui il Sole attraversa, passando dall’emisfero australe a quello boreale in marzo e viceversa in settembre durante l’equinozio di autunno, l’orizzonte celeste e tocca il cosiddetto punto vernale: ovvero l’intersezione tra l’ eclittica e l’equatore celeste.
Ovviamente non è il Sole a muoversi, ma è la Terra a raggiungere il punto della sua orbita in cui poi apparentemente la nostra stella sembra compiere questo passaggio. Questo è il punto in cui l’asse terrestre, che possiede un’inclinazione di 23°27’ (motivo per cui eclittica ed equatore celeste non cadono sullo stesso piano), è quasi parallelo al Sole e quindi i suoi raggi arrivano perpendicolarmente o quasi sulla superficie terrestre.
Ciononostante e a discapito dello stesso nome equinozio (dal latino “equi-nox“, “notte uguale” al dì), non è vero neanche che in questo giorno, o nel suo corrispettivo autunnale, le ore di luce siano esattamente quante quelle di buio, a causa soprattutto dell’atmosfera terrestre, per cui vediamo la luce del giorno da prima che il Sole sorga a dopo che esso è tramontato.
In realtà l’equinozio di primavera (astronomica) è ogni anno leggermente in anticipo rispetto al precedente, a causa di un fenomeno chiamato “precessione dell’asse terrestre” e provocato dalla forma non perfettamente sferica della Terra e delle forze esercitate sul pianeta dal Sole e dalla Luna. Per dire: dall’inizio del nuovo millennio l’equinozio di primavera è stato il 21 marzo in due occasioni, nel 2003 e nel 2007, e tornerà a esserlo solo nel 2102. Nel 2044 e nel 2496, cadrà invece il 19 marzo.