“Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità. Ma, in fondo, che gusto c’è a essere il diavolo se non puoi farlo sapere a nessuno?”
Uscito il 26 ottobre nelle sale, La ragazza della nebbia di Donato Carrisi è tratto dall’omonimo libro dello stesso autore e regista (sua la miniserie Moana, del 2006), nel cast ci sono Toni Servillo (La grande bellezza), Jean Reno, Alessio Boni (La meglio gioventù, La bestia nel cuore) mentre ad interpretare Anna Lou, sedicenne dai capelli rossi che scompare misteriosamente all’inizio del film, è al suo debutto la spezzina Ekaterina Buscemi, 22 anni. E’ lei la ragazza scomparsa nella nebbia del tranquillo paese di montagna di Avechot, dissolta in una miscela di Twin Peaks e Omicidio all’Italiana di Maccio Capatonda. Si parte da uno stereotipo, del quale nessuno inizierà di certo a lamentarsi, un paese fatto di casette in legno e di montagne, un po’ alla Shining: le citazioni a Twin Peaks sono molte di più di quelle che ci si potrebbe aspettare da un semplice omaggio alla serie di David Lynch/Marc Frost, ma non si tratta neanche di una “copia”, piuttosto La ragazza nella nebbia potrebbe essere considerato un remake, una versione italiana, una interpretazione laterale di una delle atmosfere più affascinanti che la storia della televisione ricordi. Anna Lou, la ragazza dai capelli rossi scomparsa, appartiene a una dubbia confraternita religiosa; è introversa, docile ed amante dei gatti, sotto la sua superficie di brava ragazza potrebbe aver avuto qualcosa da nascondere proprio come Laura Palmer all’inizio di Twin Peaks. A film avviato Anna Lou – così come Laura Palmer – è già morta e appare di lei solo il ricordo, una presenza impalpabile che in 127 minuti non si riflette mai in un personaggio vero, nonostante ogni altro tassello della storia le ruoti intorno.
Aperte le indagini a pochi giorni da Natale, il film propone diverse riflessioni su come venga seguito un caso del genere in Italia, quasi un’accusa a un certo sistema che impone forse troppa attenzione sull’orrore solo col fine di guadagnarci sopra. Chi sono i veri mostri?
“Non si nasce mostri. È come con l’amore: ci vuole la persona giusta.”
“La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno.”
Carrisi usa la serietà e lo charme (anche se è come una cravatta poco abbinata a scarpe volgari lucidate con cromatina nera) per mostrare ciò che Maccio aveva fatto con ironia: ma in realtà la problematica è solo strumentale al compimento della trama e non vuole essere critica o denuncia o tantomeno avere pretese morali.
Certe scene a volte fanno chiedere: film d’autore, o semplice assenza di senso del ridicolo? Ma nonostante tutto, La ragazza nella nebbia scorre più che bene, con immagini gradevoli agli occhi. E’ infarcito di frasi di un certo effetto, come una casa dai soprammobili curati, costellato da spunti di riflessione e altre piccole cose interessanti, come i suoi stessi personaggi che sono abbastanza profondi. In ognuno di questi si potrebbe scavare dentro, anche se nel film non si ha il tempo di farlo davvero per bene: un’ottima storia insomma, forse non sviluppata nel migliore dei modi, ma che raggiunge così un livello già alto, perciò non lamentiamoci ogni volta delle solite cose.
Il film è ambientato ad Avechot, che appare in alcuni cambi di scena ripreso dall’alto, sostituito con un modellino di plastica (ricordando, in questo, soap come Beautiful, che d’altronde avevano molto in comune con Twin Peaks). Un modo per risparmiare sulle riprese o un escamotage cinematografico, metafora di un paese talmente piccolo da poter essere spazzato via da un colpo di mano, ma così finto e pulito da nascondere ciò che vi accade?
Nonostante nell’inquadratura dall’alto ci sia solo un modellino di plastica, Avechot esiste: il film è stato girato a Nova Levante, in Trentino Alto Adige, provincia di Bolzano, un paese di 1950 abitanti a 1.182 metri d’altezza sotto le Dolomiti e che comprende anche la località turistica di Carezza al Lago (Karersee, 1620 m), dalla quale si può salire al massiccio del Catinaccio e al Latemar.
Il paese di Nova Levante (BZ), dove è stato girato il film.
Forse l’immagine più forte di tutto il film è quella in cui Anna Lou è stesa come una trota in riva al lago, boccheggiando. E’ una di quelle scene che fanno chiedere: devo ridere, devo piangere? Il regista, non starà esagerando adesso? Non sarà il suo scopo imbarazzarmi, mettermi alla prova fino a quando non mi indignerò e urlerò: “basta, questo film ha superato ogni limite?” Ma poi sono queste le scene che rimangono impresse nel tempo, insieme alle immagini del paesino di Avechot, con il suo modellino giocattolo, che non si sa bene se si tratti di un’idea bohémien che per un pelo non è stata seguita da scene in stop-motion con carta argentata e presepi, o derivi da del semplice cattivo gusto.
Riassumendo per l’ultima volta, qui è davvero tutto uguale a Twin Peaks, con Servillo che è praticamente l’Agente Cooper e Anna Lou che è Laura Palmer. Jean Reno interpreta lo psichiatra incaricato di interrogare Servillo all’inizio del film, dopo che è stato ritrovato nella notte sotto shock e con i vestiti macchiati di sangue, è dal racconto di Servillo che parte tutta la storia in flashback. Alessio Boni nella parte del professore Loris Martini è invischiato in delle strane storie amorose (che sia il James Hurley della situazione?), qui si ricreano le atmosfere scolastiche di Twin Peaks che procedono con una certa dissolutezza nascosta sotto il velo di pulizia e di perbenismo religioso del piccolo paese. Una delle allieve, amica di Anna Lou, porta minigonne che per la confraternita sarebbero sicuramente troppo corte, e sembra provarci con il professore. Abbiamo poi un giovane e bravino, oltre che di bell’aspetto, Lorenzo Richelmy (agente Borghi, aiuterà Toni Servillo nelle indagini), Galatea Ranzi (appariva in Tre metri sopra il cielo, in cui era madre di Babi), Michela Cescon e Antonio Gerardi nella parte dell’avvocato di Boni/Prof.Martini. Curiosità: Ekaterina Buscemi (Anna Lou) non ha veramente i capelli rossi e ha dovuto tingerli per le riprese, la ragazza è una giovane modella di origine russa con la passione per la fotografia.
(Valentina Guerriero)