Il giorno 16 novembre alle ore 10,30 si è tenuto nel plesso della scuola secondaria di primo grado di Sperone un workshop sul “bullismo e cyberbullismo” teso ad approfondire da un punto di vista socio-psico-criminologico e giuridico i temi del bullismo e cyberbullismo che spesso nascono da fenomeni di disagio e di devianza. Compito della scuola è quello di informare, formare e sensibilizzare su tematiche che devono far riflettere sul senso di responsabilità e di consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti ,nell’ ottica del pieno rispetto delle persone e delle diversità. Per questo un valido team di professionisti, costituito da criminologhe esperte in relazioni sociali e tecniche psicologiche come le dott.sse Mariarosaria Alfieri e Caterina De Falco e da noti avvocati del tribunale di Napoli nelle persone di Antonio Caruso e Rosita Bonavolontà, responsabili di numerosi progetti legati alla prevenzione di fenomeni di crimini e all’ educazione di nuove generazioni , ha incontrato gli alunni della scuola media di Sperone. Questa iniziativa rientra nell’ ambito delle attività promosse contro il fenomeno del bullismo , così come previsto dal PTOF d’ istituto e in linea con quanto stabilito dal MIUR con il D.M.n° 16 del 05/02/2007.
Interessante è stato l’ iniziale intervento del sindaco di Sperone, l’ avv. Marco Santo Alaia, che ha posto l’ attenzione sulla mancanza di responsabilità da parte delle famiglie, che spesso rimandano alla scuola il gravoso compito di educare i giovani al rispetto degli altrie all’ interiorizzazione di regole condivise. Le criminologhe hanno poi analizzato il fenomeno del bullismo mediante la visione di un video denso di contenuti sui concetti di” sopraffazione”,”vendetta”, “empatia “ e “ compassione”, sottolineando, in particolar modo, il ruolo niente affatto marginale di chi , pur assistendo ad atti di bullismo, resta del tutto indifferente. La discussione si è rivelata subito coinvolgente dal punto di vista emotivo perché sono state raccontate storie vere, da cui è emersa subito la superficialità con cui gli adolescenti considerano le conseguenze di questi comportamenti.Gli avvocati coinvolti hanno quindi delineato i risvolti penali di certi atti , dal momento che il legislatore ha equiparato il cyberbullismo alla diffamazione aggravata giacchè la diffusione in rete di foto o di video infamanti risultano un’ amplificazione di un atto già illecito. Non è esclusa, tra le conseguenze, la pena detentiva finalizzata alla rieducazione e al reinserimento dell’adolescente nella società.