di Carla Carro
Nella stessa giornata, ad una manciata di km di distanza si sono verificati due episodi, se così si possono definire, di violenza molto grave. Tutto si è svolto nella giornata di ieri: per via autostrada il casello di Baiano è distante meno di 20 km da quello di Pomigliano D’Arco, eppure nella giornata del 19 giugno questi due paesi sono stati più vicini che mai, accomunati da eventi tragici. Nel mandamento Baianese, in un lunedì di caldo estivo, all’ora di pranzo, una donna è stata inseguita e sparata da un uomo. Che si tratti del compagno o dell’ex fa poca differenza. La violenza con la quale si decide di impugnare un’arma e scaricarla su un’altra persona è agghiacciante. Il solo pensiero, l’intenzione, la premeditazione è grave. Alla gravità della vicenda si aggiungono denunce per stalking, la fuga dopo aver sparato, l’inseguimento con le forze dell’ordine ed ancora fuoco. Automobili impazzite e pallottole vaganti in un pomeriggio in cui le strade dei paesini sono affollate e spesso piene di bambini. Una tragedia sfiorata, che avrebbe potuto coinvolgere persone innocenti.
Nella stessa mattinata a Pomigliano D’Arco è stato ritrovato privo di vita un clochard conosciuto nella zona. Aggredito e lasciato, inerme, privo di vita, per strada. E non importa se la vittima fosse uno straniero o un abitante del posto: la violenza, la crudeltà, la ferocia con la quale si commettono queste azioni non può lasciare indifferenti.
Un episodio simile è avvenuto a Firenze, nella stessa giornata, a dimostrazione del fatto che la violenza che dilaga oggi, indisturbata, non ha confini, almeno nel nostro paese.
Ad una società sempre più violenta e sempre meno “attenta” all’altro si contrappone la figura delle istituzioni, che non sempre si muovono verso la giusta direzione e in tempi rapidi.
Quante volte abbiamo ascoltato storie di persone che hanno perso la vita dopo aver denunciato? Quante persone si sono ritrovate a vivere in uno stato di continua paura e pericolo imminente?
C’è un sistema intero da riformare, evidentemente ci troviamo in una società in cui il mal di vivere è diffuso più di quanto si possa immaginare. La violenza non può certamente essere in alcun modo giustificata, ma vi invito a riflettere su quello che accade intorno a noi, cercando di comprendere invece di giudicare, semplicemente perché non è certamente puntando il dito che si può pensare di trovare soluzioni. Questo non deve in alcun modo fermare le denunce, anzi, ad ogni segnale, anche minimo, segnalate, parlatene, perché dietro ad ogni episodio di violenza si cela in realtà un malessere che talvolta può essere anche molto grave. Per ogni persona che ascoltiamo o a cui tendiamo la nostra mano, ce n’è sicuramente una che si salva. Una persona salva. Una tragedia evitata.
È importante sottolineare, comunque, che atteggiamenti violenti, oggi non riguardano solo una fascia d’età specifica, né lo status sociale. L’emergenza è viva e rischia di compromettere anche la società del futuro.
È davvero questo quello che ci auguriamo per chi verrà dopo di noi? È davvero questo il mondo che abbiamo deciso di consegnare alle generazioni che verranno?