- Andrea Siniscalchi
Prima l’acqua alta, poi il lockdown per il coronavirus. Cinque mesi di agonia, con l’ azzeramento dei turisti. I ristoranti, pub, osterie, bar, trattorie, enoteche di Venezia sono al tracollo e moltissimi di questi non hanno aperto lo scorso lunedi 18 maggio.
“Con le misure di distanziamento imposte, aprire il 18 maggio avrebbe significato fallire prima del tempo”. E’ la dichiarazione di Andrea Puppa, uno dei famosi “bacari” di Venezia che, insieme ad altri colleghi ristoratori, fanno appello alle istituzioni per rivedere le norme.
“Noi siamo i primi a seguire le norme sanitarie, è nel nostro interesse, ma l’imposizione delle regole di distanziamento così elevate non ci permette di andare avanti” sottolinea Claudio Furlanis dell’Osteria ai Promessi Sposi.
“Gli spazi dei nostri locali, quasi tutti storici situati a Venezia, non ci consentono di adeguarci, per molti di noi diventa impossibile” rafforza Angelo Zamprotta del Pub Il Santo Bevitore.
Così in pochissimi giorni si sono riuniti più di 100 titolari di locali veneziani, dai ristoranti alle trattorie, dai “bacari” ai pub, dai bar alle enoteche, per alzare il loro grido di disperazione.
Insieme hanno inviato raccomandate e pec al Governo di Roma, al Presidente del Veneto Luca Zaia, all’assessore Veneto Federico Caner, al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e agli assessori veneziani. Un drammatico appello in cui si chiedono sostegni e regole chiare condivise.
La situazione per la ristorazione a Venezia è diventata insostenibile e da mesi la città più gettonata del mondo sta diventando una città fantasma per la mancanza di turisti dal mese di novembre 2019, da quando c’è stato l’allagamento e poi la chiusura coatta per il coronavirus.
“Noi ci portiamo avanti da mesi una situazione drammatica dovuta dall’acqua alta (per colpa di un MOSE non ancora funzionante), poi quasi tre mesi di coronavirus con la relativa chiusura dei nostri locali” ribatte Simoni Poli della Gastrosteria Ai Mercanti.
“Ora non possiamo aprire sopportando delle misure per noi inimmaginabili. Così è impossibile andare avanti” sottolinea Giovanni d’Este dell’Osteria I Rusteghi. “C’è bisogno di un sostegno” evidenzia Tommaso Sichiero del ristorante Alla Palazzina.
Il gruppo che tende a raggiungere e superare 200 locali, è chiamato “I Veneziani Mai-domi”, i veneziani che non si arrendono e vogliono andare avanti. Nella lettera-appello inviata, con l’elenco degli aderenti, si fa riferimento al documento RimbalzaItalia “un progetto auspicabile se veramente venisse preso in considerazione…”
Lettera appello La lettera continua: “ Per la quasi totalità delle nostre attività la clientela è rappresentata da turisti provenienti da stati esteri, cosa che al momento ci penalizza più di altre realtà”
I ristoratori veneziani chiedono il prolungamento degli ammortizzatori sociali per i dipendenti (cassa integrazione, FIS, ecc.) fino a marzo 2021, una liquidità alle imprese, la garanzia statale sui finanziamenti ma che al tempo stesso le banche la possano concedere realmente e immediatamente, snellimento delle pratiche di rimborso dei danni subiti dall’acqua alta del 12 novembre 2019 e sospensione, per tutto il 2020 e 2021, di ogni leasing o finanziamento o prestito accesi per finanziare investimenti legati all’oggetto dell’attività; moratoria sugli affitti, crediti di imposta, riduzione delle tasse, azzeramento delle tasse comunali per tutto il periodo di lock-down, sburocratizzazione.
E poi “avere delle regole chiare, un dialogo trasparente con le forze dell’ordine addette al controllo e al rispetto dei protocolli”.
Il forte appello continua: “Vogliamo collaborare e rispettare le regole, siamo i primi a voler uscire da questa situazione, ma, visto e considerato il momento di confusione (dovuto in primis a controversie politiche interne) pretendiamo collaborazione”.
“Siamo tutti coscienti che la situazione non è semplice per nessuno, ma vogliamo un testo scritto, realistico, accettato e condiviso, non aperto a più interpretazioni”. E’ un serio monito che gli imprenditori fanno alla politica. E aggiungono: “Abbiamo pensato a incentivi e sconti per i parcheggi, per chi dovesse arrivare in automobile, moto o bicicletta; sconti sui biglietti dei mezzi pubblici (vaporetti e autobus), sconti e agevolazioni sui Musei e più in generale luoghi di valenza culturale; questo porterebbe un incremento del livello qualitativo del turismo e sicuramente un ritorno di immagine positivo”.
La situazione è drammatica e lanciano questo drammatico appello.
Andrea Della Puppa, uno dei famosi bacari veneziani conclude “Da imprenditori lavoratori ci piacerebbe guadagnarci il pane, e pagare lo stipendio ai nostri dipendenti che sono parte della nostra famiglia. Però se prendiamo la calcolatrice e ci facciamo i conti, da imprenditori responsabili, capiamo che a queste condizioni aprire vuol dire fallire prima del tempo”.
“Già con i costi abituali non sono sostenibili le nostre attività a fronte di una domanda inferiore al 60%, e se le misure anti-covid saranno quelle che si paventano, scoraggiano la domanda e impongono ulteriori costi”
Il Gruppo ha lanciato l’hastag: #cosinonresistiamo