di Gianni Amodeo
Fiducia rinnovata per Gaetano Manfredi, con l’unanimità dei consensi per il conferimento del secondo mandato alla presidenza della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, l’importante e autorevole organismo associativo dei massimi livelli di rappresentanza degli Atenei operanti sia in ambito statale che privatistico, assi portanti della formazione terziaria ch’è fondamentale caposaldo della società civile e della sua crescita umanizzante.
E’ la fiducia rinnovata, che costituisce il pieno attestato non solo della validità d’azione propulsiva che svolge la Crui, ma anche dell’impulso impresso da Manfredi, per far lievitare e potenziare il ruolo del sistema–universitario a supporto dei valori fondanti della convivenza sociale, le cui dinamiche evolutive sono affidate alle giovani generazioni e soprattutto alla qualità del patrimonio di saperi, conoscenze e competenze di cui sono le più autentiche interpreti e portatrici. Una traiettoria, in cui si coniugano e interagiscono l’ impegno metodico nell’applicazione e il riconoscimento che va reso ai meriti espressi e comprovati. Così come è certo che la chiave di volta del sistema–universitario debba essere sempre più calibrata sulla meritocrazia, per assolvere al meglio possibile la sua delicata funzione di promozione e lievito del progresso.
In realtà, la stella polare della meritocrazia è il principio ispiratore dell’azione del presidente della Crui e Rettore dell’ Università Federico II; principio che vive e permane nel codice genetico e professionale di Manfredi, per dispiegarsi nella proficua capacità comunicativa del docente della Facoltà d’Ingegneria che insegna Tecnica delle costruzioni, in correlazione con l’impegno per la ricerca scientifica di carattere teorico e sperimentale soprattutto nell’ambito dell’ Ingegneria sismica. E le pietre angolari del sistema–universitario sono costituite dalla forza e dalla rilevanza della meritocrazia che dischiude gli scenari del futuro. Una visione di lunga prospettiva che Manfredi – vive e risiede nella città bruniana, dov’è nato 54 anni fa- da sempre con risoluta convinzione sostiene proprio nella duplice funzione esercitata di docente e di alta rappresentanza proprio del sistema–universitario e ribadita convinzione nel discorso per l’insediamento alla guida della Crui.
E’ la meritocrazia– ha affermato- che fa da fulcro alla competitività delle Università, rendendole parte attiva del processo di evoluzione culturale della società; un principio da valorizzare e difendere giorno dopo giorno per le valenze etiche e sociali, che veicola e diffonde. Un itinerario lungo il quale le Università italiane hanno acquisito ampio credito in ambito internazionale anche e soprattutto per i livelli di ricerca culturale e scientifica che esprimono e convalidati dai riscontri degli indicatori di caratura internazionale, nonostante le limitate risorse economiche.“Dopo anni di tagli terribili- ha sottolineato- l’ammontare complessivo del Fondo di finanziamento ordinario si è stabilizzato con incrementi legati a programmi specifici, ma il livello di sottofinanziamento del sistema ne mette in discussione la stessa esistenza. E senza investimenti la distanza con gli altri Paesi aumenterà inesorabilmente”. Una constatazione e un appello che fanno da civico monito responsabile verso lo Stato, perché la correlazione ancorata sulla meritocrazia e sulla ricerca è la piattaforma strutturale che conferisce incisività ed efficacia formativa al sistema–universitario, su cui investire per le giovani generazioni e per la società. “La formazione- ha evidenziato ancora- è il tema che impegna e coinvolge il Paese-Italia nella sua interezza. Una questione di fondo, che non è di una parte politica specifica. E’ una questione a cui si lega il futuro di tutti noi, come società”.
E’ il sistema–universitario aperto, che accoglie e forma i giovani nella dimensione dell’internazionalizzazione e al passo con i processi dell’innovazione tecnologica, quello a cui guarda Manfredi; un sistema che in Italia è una realtà, il cui consolidamento,tuttavia, è strettamente connesso con servizi adeguati e rispondenti alle esigenze del mondo giovanile. Una condizione, che, secondo i principi di equità, va assicurata e garantita per le realtà socio-territoriali più svantaggiate.
Linee di orientamento tracciate con chiarezza nell’identificare il ruolo delle sistema–universitario, integrate dall’intervento che Manfredi ha svolto nella conferenza, a Pisa, sul tema: “ A ottant’anni dalle leggi razziali fasciste: tendenze e sviluppi della storiografia internazionale sull’anti–semitismo e sulla shoah”. Un filo di riflessioni analitiche lucide e interessanti, per le quali “ le leggi razziali sono state una profonda ferita- ha detto- per il mondo accademico, perché fu tradita la missione autentica delle Università ch’è quella di tutelare le culture. L’ Università- ha concluso- esiste da mille anni proprio perché ha saputo essere sempre il luogo dello scambio culturale e del rispetto. E deve continuare ad essere quel luogo, assicurando protezione ed espressione di tutte le culture, religioni e opinioni”.
E’ l’affermazione del primato della libertà di pensiero, di cui l’Università fonte basilare e ineliminabile. Una rivendicazione prospettata a giusta ragione. E va ricordato, però, che negli anni del Ventennio soltanto dodici, tra oltre mille, furono i docenti universitari che non giurarono “fedeltà e adesione” al regime fascista; dodici uomini di cultura e libertà, che, rispettosi di se stessi e della libertà di pensiero, seppero sottrarsi alle sirene del piatto conformismo verso le oligarchie che detengono il potere nel variare dei tempi e delle circostanze politiche. E i privilegi che ne derivano.