Il Laceno d’Oro, nella sua tradizionale – e in qualche modo utopistica – denominazione di “Festival del cinema neorealistico”, ha sin da subito dichiarato quale fosse il suo terreno d’interesse principale: la realtà, la sua osservazione. Ma anche, tra le righe, la possibilità di catturare e accogliere le sperimentazioni, le innovazioni, gli sguardi obliqui, originali: “nuove forme di realismo”, cioè nuovi modi e ipotesi di raccontare la realtà. Cosa sia questa realtà, poi, è una questione sempre più sfuggente, un problema che riguarda non solo l’oggetto dell’osservazione, ma anche le forme e le modalità espressive. Siamo convinti che il cinema abbia da sempre lavorato, a volte in maniera aperta, altre volte in maniera sotterranea, a una mappatura, riorganizzazione e ridefinizione degli spazi urbani (e non solo), a una messa in prospettiva e un ripensamento dei rapporti tra costruzione e ambiente, uomo e paesaggio, vuoti e pieni. E questo ci appare più vero che mai oggi, con le trasformazioni tecno logiche, le nuove connessioni che modificano le distanze e i rapporti umani. Se il mondo tende a smaterializzarsi in una dimensione virtuale, l’immagine diviene allora lo “spazio” centrale, quasi il nuovo habitat naturale. E il cinema, allora, può avere una forza interpretativa e progettuale decisiva. Per questo, abbiamo deciso di indire un concorso per cortometraggi, in cui è centrale proprio lo sguardo sulla città. Opere di ogni genere e nazionalità che abbiano la capacità di riflettere e di ripensare gli spazi urbani e magari di farsi influenzare da essi, ipotizzando modi di produzione e fruizione strettamente legati agli ambienti. Opere che sappiano raccontare aspetti delle città del passato e del presente, o addirittura immaginare prospettive possibili e impossibili di una città del futuro. Opere che si pongano in dialogo con l’architettura, la politica, l’urbanistica o che “semplicemente” vedano nella città un “personaggio delle storie” che vogliono raccontare.