di Gianni Amodeo
Di Avella, della sua storia e del suo costume, c’è tanta significativa e cospicua presenza in Artis suavitas civitas, l’importante manifestazione socio-culturale, ideata ed organizzata dall’omonima Associazione di promozione sociale no-profit,che ha sede in corso Vittorio Emanuele proprio nella città del Clanio ed è presieduta dall’avvocato Antonio Larizza; una manifestazione in piena crescita, calibrata sul progetto che si propone di favorire e sviluppare il dialogo intergenerazionale per la diffusione delle conoscenze, coniugando le scienze, le arti e le letterature. Come per dire la bellezza della cultura.
Un percorso originale nella visione ideale e nei larghi orizzonti di stimolanti interessi, scandito da convegni di studio, docu – film e dialoghi incentrati su tematiche di spiccata attualità sociale e culturale, che hanno polarizzato attenzione e ascolto nella tre–giorni, dal 28 al 30 giugno scorsi, svoltasi a Palazzo Reale, a Napoli, connotando al meglio l’edizione-2022 dell’evento. E, per inquadrare il senso e il prestigio di Artis suavitas civitas, per l’edizione appena andata in archivio, basterà fare menzione di alcuni di coloro che ne sono stati animatori, tra cui Giovanni Allevi, compositore raffinato e filosofo, impegnato sul tema La felicità dell’innovazione, nel dialogo con Paolo Bennati, teologo, Maurizio De Giovanni, Pupi Avati, Oscar Farinetti, Catena Fiorello, Massimiliano Gallo e Piero Angela.
E nella circostanza, la conversazione che il Grande divulgatore ha sviluppato con Antonio Larizza costituisce non solo il fregio simbolico che qualifica al meglio gli obiettivi del progetto che ispira Artis suavitas civitas, ma rappresenta anche e soprattutto la testimonianza diretta di una vita dedita alla Scienza, che emancipa e rende liberi quanto più è diffusa. E’ la Scienza delle molteplici articolazioni, sempre più specialistiche che Piero Angela ha fatto conoscere attraverso i suoi multiformi Viaggi sugli schermi televisivi, facendo da guida popolare, impeccabile e coinvolgente, spiegando ed illustrando fenomeni, trasformazioni naturali ed eventi. Un affabula tore sui generis, poco o nulla concedendo alla sfera emozionale, tenendo gli ancoraggi mentali ben saldi alla razionalità.
E’ la razionalità simboleggiata dall’Albero della cultura, la classica scultura in cartapesta plasmata e modellata da Cettina Prezioso. Una composizione che l’artista ha realizzato nel personale laboratorio, in cui opera ad Avella, in stretta collaborazione con Anna Napolitano. E’ la scultura–testimonial riprodotta in serie consegnata a tutti i protagonisti e animatori di Artis suavitas civitas, un mese e mezzo fa. “Raffigura- spiegò l’artista, tra le più interessanti espressione dell’arte cartapestaia di stile e matrice nolana – una persona che legge, prendendo linfa vitale e di pensiero dai valori sociali della propria terra; valori fondamentali per chi è ben radicato nel suo ambito sociale e che vanno trasmessi alle nuove generazioni”. “Il perpetuarsi e la ciclicità dei valori- aggiunse– si ritrovano e riflettono nelle radici dell’ Albero che affondano in una ruota, metafora del rinnovamento e dello scorrere inesorabile del tempo”.
E’ l’ Albero della cultura che dà frutti di vita, nella declinazione del pensiero. E del lavoro, che scaturisce e s’innerva nello sviluppo della civilizzazione e del progresso attraverso la ricerca e la scienza, nelle applicazioni tecniche ed operative sui versanti dell’ innovazione tecnologica permanente.