Aveva solo 26 anni quando nel 1991 Nunziante Scibelli venne crivellato da colpi mentre era in auto con la moglie. Era una normale domenica di fine ottobre quando finì la sua esistenza per un errore di persona da parte di killer spietati. spense la vita, Scibelli era una guardia giurata, era in auto con la moglie Francesca Cava e si stava dirigendo verso l’ospedale dove il padre era ricoverato. Superata la frazione di Ima, nel comune di Lauro, i due giovani si ritrovarono in una trappola mortale. Nella curva successiva, poco prima del ponte di Quindici, l’auto di Scibelli venne investita da una serie di colpi d’arma da fuoco, morì il girono dopo all’ospedale Cardarelli di Napoli, per le gravi ferite riportate a testa e torace. Salva per miracolo, invece, Francesca che dopo la gravidanza diede alla figlia il nome del padre assassinato. Le indagini accertarono che l’uomo si trovava nell’auto sbagliata al momento sbagliato, ovvero uno scambio d’auto. La sua era una Giulietta di colore scuro, come quella sulla quale viaggiavano i reali obiettivi che erano dietro di lui: Antonio Cava, figlio del boss Salvatore Cava (Tore ‘ e Clelia), e Aniello Grasso, altro esponente del clan di Quindici. A sparare quella sera furono Antonio e Felice Graziano che nell’incertezza causata da due macchine “uguali” decisero di aprire il fuoco sulla prima, proprio quella dove viaggiavano Scibelli e sua moglie. Una morte assurda, come tante altre, che quest’anno ricorre il trentennale della sua scomparsa ed è stata ricordata con una cerimonia solenne alla presenza delle autorità locali, civili e religiose, in prima fila il sindaco Boglione e il parroco Cucca.