Pensieri, riflessioni ed opinioni di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e Direttore Generale AGENZIA EUROMEDITERRANEA DI SVILUPPO
Le piccole e medie imprese (PMI) italiane costituiscono il cuore pulsante della nostra economia, rappresentando il 98% del tessuto produttivo del Paese. Tuttavia, il rapporto con la Pubblica Amministrazione (PA) continua a essere una sfida rilevante, minando la crescita e la stabilità di queste imprese. Nonostante gli sforzi per modernizzare i servizi pubblici, l’Italia è ancora in profondo ritardo nell’offerta di servizi digitali, e i tempi per ottenere permessi di attuazione restano tra i più elevati in Europa.
Secondo la Banca d’Italia, durante una recente audizione sulla manovra di bilancio, è stato segnalato che, sebbene alcuni miglioramenti siano stati fatti, il sistema della PA rimane inadeguato per sostenere il futuro economico del Paese. Ciò si traduce in un forte rallentamento per le imprese, che devono affrontare lunghe attese per ricevere permessi e certificazioni, rendendo difficile la pianificazione e l’esecuzione di progetti.
Uno dei problemi più significativi è rappresentato dai debiti commerciali della PA verso i fornitori, che ammontano a circa 49,6 miliardi di euro secondo Eurostat. Questo dato è emblematico della lentezza dei pagamenti pubblici, soprattutto nel Mezzogiorno, dove le imprese sono spesso costrette a operare con un cliente che paga con ritardi irragionevoli. Molte di queste imprese non hanno alternative: in alcuni settori specifici, lavorare con la PA è una necessità. Tuttavia, i ritardi nei pagamenti mettono a rischio la loro sopravvivenza, aggravati dalla riduzione del credito bancario negli ultimi anni.
La mancanza di liquidità è un problema cronico per le PMI italiane, che spesso sono sottocapitalizzate. La lentezza della giustizia civile, che impone attese di 7-8 anni per una sentenza, contribuisce ulteriormente a creare un ambiente sfavorevole per le imprese. La difficoltà nel riscuotere i crediti dalla PA le espone a rischi elevati e scoraggia anche eventuali investitori esteri, timorosi di entrare in un mercato dove lo Stato non è in grado di onorare tempestivamente i suoi impegni.
Questo quadro negativo allontana i giovani dal mondo del lavoro autonomo e artigianale, un segnale preoccupante per il futuro del settore. L’età media degli artigiani sta aumentando e i giovani, scoraggiati dalle difficoltà economiche e burocratiche, si allontanano sempre più da queste professioni. Se davvero gli autonomi “non pagassero le tasse” e facessero “soldi a palate”, come alcuni sostengono, ci si aspetterebbe una crescita delle nuove attività. Invece, il numero di artigiani diminuisce ogni anno, dimostrando che la realtà è ben diversa.
In definitiva, se l’Italia vuole davvero rilanciare le sue PMI e attrarre investimenti esteri, è necessario un intervento strutturale che migliori il rapporto tra PA e imprese. Servono riforme incisive, capaci di accelerare i tempi di pagamento e semplificare le procedure burocratiche, per garantire un contesto di fiducia e stabilità economica. Le PMI sono la spina dorsale dell’economia italiana e meritano di essere supportate da una Pubblica Amministrazione efficiente e moderna, capace di rispondere tempestivamente alle loro esigenze e di creare un ambiente favorevole per il loro sviluppo.