“Il 16 agosto un’ immagine impazza sui social: e’ quella di un imbianchino, vestito con la tunica tradizionale, che a Kabul provvede a cancellare i manifesti raffiguranti donne a volto scoperto. L’immagine rappresenta molto di più di quello che sembra ritrarre: l’uomo nel cancellare volti di donne, cancella in un sol momento anni di lotte condotte dolorosamente in Afghanistan negli ultimi vent’anni finalizzate a rivendicare i diritti delle donne, cancella dignità e certezze faticosamente conquistate in un territorio così difficile”.
“Sia ben chiaro: la condizione della donna in Afghanistan non era certamente idilliaca neppure prima del 15 agosto; molti diritti erano riconosciuti sulla carta ma di fatto non praticati, perché semplicemente non accettati socialmente. Tuttavia, in 20 anni tanta strada è stata percorsa,con grande determinazione e dal 2014 le donne afgane, de juree, hanno gli stessi diritti degli uomini. Il loro status, dopo la caduta del regime talebano è progressivamente migliorato, con il riconoscimento di numerosi diritti fondamentali. La preoccupazione è, dunque, quella di veder ripiombare le donne in uno status di schiave: ricordiamo che durante il regime talebano le donne non potevano uscire di casa, se non accompagnate da uomini, non avevano diritto allo studio, al voto, nonché avevano l’obbligo di indossare il burka. I vincitori talebani oggi promettono che nessun diritto verrà negato alle donne ma l’ombra dell’oscurantismo incombe e la difficoltà a concedere credibilità alle promesse di talebani è forte. L’ascesa dei talebani sembra siglare il fallimento della politica occidentale nel mondo islamico.
È verosimile che in pochi giorni possono essere cancellati diritti conquistati lentamente e faticosamente in ben vent’anni di azione politica attraverso le fragili istituzioni democratiche. Con realismo, i democratici dei paesi occidentali devono lavorare per accogliere gli esuli e fare pressioni politiche e diplomatiche (visto che si è rinunciato all’opzione militare) per la difesa dei diritti umani e delle donne, secondo i principi della dichiarazione sui diritti umani delle Nazioni Unite.
L’Afghanistan è molto di più di una pedina dello scacchiere geo-politico mondiale. È l’esempio della possibilità che l’emancipazione delle donne sia subordinata, nuovamente, alle logiche di una società medievale cui si aggiunge la legge coranica più estrema e crudele”.