È una delle feste preferite dai piccini, ma anche dai più grandi, perché predomina il colore e permette, anche se per poche ore, di “diventare” qualsiasi cosa o chiunque si voglia: pirata, principessa, gatto….
Siamo soliti associare il Carnevale ai colori, al divertimento e alle maschere, ma qual è la sua origine?
Il carnevale pone le sue radici negli antichi riti della tradizione della Roma antica: Antesterie (feste celebrate in onore del dio Dioniso) e i Saturnalia. Queste celebrazioni “concedevano” un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Dal punto di vista storico-religioso il carnevale può definirsi un periodo sì di festa ma, in modo particolare, di rinnovamento simbolico, perché l’ordine “cedeva il posto” al caos.
In origine, la festa in onore della dea egizia Iside( dea della maternità, della fertilità e della magia), assimilata in seguito anche dall’impero Romano, prevedeva la presenza di gruppi mascherati (ne parla lo scrittore Lucio Apuleio ne “Le Metamorfosi”). Presso gli antichi Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale.
In Babilonia, poco dopo l’equinozio di primavera, veniva miticamente rappresentata la creazione del cosmo tramite la lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell’universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. Nel corteo era presente anche una nave a ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa verso il santuario di Babilonia. Questo periodo, che si sarebbe concluso con il rinnovamento del cosmo, veniva vissuto con una libertà sfrenata e un capovolgimento dell’ordine sociale e morale.
Il carnevale rappresentava, sostanzialmente, la tensione costante fra cielo e terra, anima e corpo, inferi e regno celeste.
“Le maschere che incarnano gli antenati, le anime dei morti che visitano cerimonialmente i vivi (Giappone, mondo germanico, ecc.), sono anche il segno che le frontiere sono state annientate e sostituite in seguito alla confusione di tutte le modalità.”
La tradizione carnevalesca “sconvolge” il tempo e l’ordine del cosmo; questi vengono ricostituiti (nuova Creazione) con un rituale di carattere purificatorio comprendente un “processo”, una “condanna”, la lettura di un “testamento” e un “funerale” del carnevale, durante il quale, sovente, il “Re carnevale”, rappresentato da un fantoccio, veniva bruciato.
Le prime testimonianze circa l’uso del termine “carnevale” (o “carnevalo”) vengono dai testi del giullare Matazone da Caligano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.
Annarita Franzese