“Questa che è definita la marcia delle donne e degli uomini scalzi, che si materializza in tante città del nostro Paese, dal Nord al Sud, è un significativo percorso dell’umiltà.
Perché insieme si possa far sentire la voce anche da questa provincia interna del Mezzogiorno d’Italia, tanto vicino ai paesi di emigrazione, a terre così confinanti.
Un segnale che vuole ribadire e amplificare le ragioni per cui occorre aprire le porte all’accoglienza, dare sostegno ad un popolo in fuga dalla proprie radici, costretto da guerre atroci ed incomprensibili. Ci uniamo, convinti e con forza, a quanto sta facendo papa Francesco con i suoi appelli autorevoli affinché l’emigrazione non sia intesa come una dannazione, ma come valore per restituire dignità agli uomini che oggi ripercorrono le strade che ieri facevano parte della nostra storia, di popolo meridionale di emigranti per terre assai lontane.
Il giornale che ho l’onore di dirigere, nel prendere questa iniziativa, ha inteso ribadire il suo impegno di solidarietà. Ha inteso mettere insieme le voci dell’indignazione per quel che accade. Vuole unirsi a quanti, in questo mondo globalizzato del tutto e subito, hanno il desiderio di riflettere per risolvere.
E diciamo a quanti in questi giorni hanno tentato di intimorirci, di metterci il bavaglio, che noi non tradiremo la nostra missione che è quella di onorare la verità qualunque sia il prezzo che vorrebbero farci pagare.
No, non ci fermeranno. Oggi ancora di più. Di fronte a questa testimonianza di solidarietà che vede qui riunita, per questa marcia di solidarietà, quell’Irpinia che ci piace, di donne e uomini che lottano con la schiena diritta per affermare i valori della solidarietà, della pace, dei diritti e della libertà.
Sì è questa l’Irpinia che ci piace. E’ questa l’Irpinia che ha voce e desidera che cambiamento e innovazione possano restituire a questa terra di accoglienza dei migranti anni di emarginazione, di sofferenza, di disagi. Tutti insieme, noi e i migranti di oggi, per dire si può cambiare. Si deve cambiare. Grazie, grazie, grazie”.