La pausa estiva per noi avvocati rappresenta un momento di particolare riflessione su temi sensibili ed ai quali, con modalità differenti, siamo più o meno interessati.
Ebbene, di quest’estate, oltre alla marea di migranti ingestibili che hanno invaso l’Europa da ogni dove, resterà impressa anche l’ultima esternazione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana sulle unioni civili, che mi ha lasciata, onestamente, profondamente perplessa.
Egli ha precisato, in modo perentorio che: la “Famiglia è papà, mamma, bambini. Scorretto applicare gli stessi diritti ad altre relazioni”.
Ciò posto, considerato che da decenni oramai, fior fiore di trattati e contributi di emeriti studiosi di diritto, hanno posto l’accento sull’inevitabile ed inesorabile evoluzione socio culturale della famiglia e sulle sue molteplici articolazioni, sentire e leggere affermazioni come quella del Cardinale Bagnasco, stizzisce anche una Cristiana Cattolica.
Che la disciplina delle unioni civili rappresenti un traguardo di civiltà e di riconoscimento dei diritti inviolabili e costituzionalmente garantiti di ogni individuo, è una questione appurata oltre ogni ragionevole dubbio.
Ciò che invece, inspiegabilmente si fa fatica a comprendere, è che la prefata affermazione non rende l’istituto immune dalle disarmonie e brutture che, soprattutto in questo momento storico, esso sta vivendo e patendo.
La famiglia troppo spesso e come la cronaca quotidiana inesorabilmente mostra, è divenuta il luogo per elezione di violenze, maltrattamenti, vessazioni, abusi di ogni tipo, ben lungi dall’essere qualificato come anni or sono, “focolare domestico”; attribuzione che un tempo senza troppo sforzo né troppo impegno le abbiamo affibbiato, magari immeritatamente.
Ci s’interroga sui motivi per i quali tanto strepito e divergenze contraddistinguano l’iter di approvazione della legge sulle unioni civili e, al contempo, mi chiedo come mai a rompere il cosiddetto “vincolo indissolubile e perfetto” descritto da Bagnasco, siano stati tutti coesi.
Eppure, da una piana lettura del testo della deputata Cirinnà, ciò che si evince è l’essenziale disciplina di situazioni giuridicamente tutelande, in virtù del riconoscimento di diritti elementari e primordiali.
L’argomento sinceramente, trattato simbioticamente alla recente normativa sul divorzio breve, assume talvolta dei toni grotteschi.
Da un lato e da troppo tempo ormai, esistono i sostenitori della normativa sulle unioni civili (intese nella loro accezione piena, ovvero unioni omosessuali ed eterosessuali); essi chiedono tutela per la loro unione, la possibilità, tra l’altro, di contare nell’ipotesi in cui uno dei componenti dell’unione dovesse ammalarsi richiedendo assistenza e cure; il diritto a far valere una convivenza magari durata decenni, senza emarginazioni.
Dall’altra però, esistono coloro che hanno sostenuto il divorzio breve e immediatamente vi hanno dato applicazione e paradossalmente, dai riscontri dei dati Istat, si evince che sono stati proprio gli over 60 a farvi maggiormente ricorso.
In tal modo, la società appare ancora una volta contraddittoria, incoerente, chiusa nella mentalità bigotta di coloro che con ipocrisia disquisiscono di “famiglia”.
E’ un dato, anche per questa nostra “misera” realtà avellinese, che a reggere l’economia di molte famiglie, soprattutto di fatto, sono spesso i tradimenti noti, compiacenti e taciuti omertosamente.
Un contributo significativo allo sfascio ed al fallimento dell’istituto famiglia, non vada omesso, lo sta arrecando anche la Sacra Rota con indistinti annullamenti “per pochi eletti” che però appaiono in netto incremento.
Invocare l’annullamento, anche e nonostante la presenza di figli, è purtroppo divenuto normale, come normale è prospettarne la via per certi professionisti per i quali i figli e ciò che rappresentano, sono solo un “fastidio” da gestire in vista del cosiddetto “divorzio cattolico” .
Alla luce di tanto, è onesto e reale pensare che sia meglio addivenire al matrimonio solo perché animati e motivati da un puro ed antico sentimento di amore e rispetto, in tal caso, certamente la famiglia composta da papà, mamma e figlio rappresenta il non plus ultra.
Al contrario tuttavia, quando sia il matrimonio che il divorzio ora “breve” , non sono altro che la scorciatoia per relazioni “mordi e fuggi”, mi chiedo quale senso abbia una famiglia composta “tradizionalmente “ da papà, mamma e figlio e contestualmente, mi chiedo se non sia meglio “quel luogo nel quale vi è rispetto ed amore” anche senza una delle tre figure che, mai come al momento, non sono necessariamente una garanzia!
Forse si dimentica che viviamo nell’epoca di internet e di Ashley Madison, nuovo etimo e nuovo sito per incontri extraconiugali, ben noto anche all’Irpinia.
Infatti è emerso da un’indagine svolta sul territorio nazionale che la nostra terra e soprattutto Avellino ed Ariano Irpino, sono tra i comuni con maggiori iscritti al sito.
Chissà cosa deve aver pensato il Cardinale Bagnasco nel momento in cui ha appreso che proprio quella famiglia composta da “papà e mamma ” ricorre al tradimento on line!
Mi chiedo cosa dovrebbe legittimare di più un intervento della chiesa, a questo punto, se l’amore alla base di un’unione sincera e leale o la famiglia composta da papà, mamma e figlio purchessia!
Aldilà di tutto, il testo della Cirinnà per tutto ciò che rappresenta e potrebbe rappresentare, è stato “bombardato” dagl’innumerevoli emendamenti, dimenticando tuttavia, che l’Italia com’è accaduto già per temi importanti e proprio sui diritti delle persone (si veda la condanna per il mancato riconoscimento della figura dei nonni), è già stata condannata dall’Europa per la mancata omologazione delle unioni civili al matrimonio; ciò significa che pur ritoccando temi come la previdenza e le adozioni, un testo sulle unioni civili l’Italia dovrà pur redigerlo, ricordando soprattutto, che legiferare sull’argomento significa tutelare persone nonché condizioni che non sono diverse, ma che continuano ad essere trattate in maniera diversa.
E’ poiché è l’”uomo ad essere la misura di tutte le cose”, il legislatore mentre da un lato velocizza i termini di “distruzione” del vincolo qualificato indissolubile dalla Chiesa, dall’altro nega il riconoscimento di diritti a persone che magari frequentano la chiesa più di qualunque altro “bravo papà di famiglia”.
Il riconoscimento di un diritto è indice di tolleranza; l’Italia ha imparato a fingere grandi battaglie di tolleranza, ma nei fatti calpesta quotidianamente la dignità delle persone attraverso dibattiti annosi ed infruttuosi.