E così, per la legge della fisica, tutto quello che va su prima o poi riscende…
Va giù Salvini. Va giù nei sondaggi la Lega, va giù lui nei sondaggi come gradimento ma proprio non va giù agli industriali preoccuparti dalle conseguenze della crisi legata al Coronavirus. Galeotta fu la pandemia che ha messo a nudo pregi e difetti dello sventolatore di Rosari che, senza piazze e piazzette, si è ritrovato ad aggrapparsi ai social (dove le sue innumerevoli dirette non sono più tanto seguite) e all’uso improprio di fake news nonché al ritorno alla tattica della paura dell’uomo nero, che per l’occasione sbarca armato di Covid19 (anche se in Africa sono messi molto meglio di noi). L’uccellino racconta che il fido Giorgetti, gli abbia più volte suggerito di smetterla coi social e di pensare di più alla politica, quella seria. Risultato? Pare che da dopo Pasqua tra i due sia calato il gelo…
Ma le preoccupazioni del vicesegretario non vengono (almeno non solo) dai quasi sette punti percentuali persi dalla Lega in due mesi di emergenza, ma dalle pressioni di chi sgancia la grana per finanziare il partito: “gli imprenditori del nord!” Questa è gente seria, che manda avanti l’economia del paese e che in Confindustria conta eccome. Gente preoccupata dalla gestione della crisi che verrà, e che da non molto, e con molto sacrificio, si è ripresa dall’ultima crisi economica mondiale firmata Obama. I loro interessi sono quelli dell’Italia e pesano non poco sul pil del nostro paese, ragion per cui, credono che l’unica via di salvezza sia quella linea (ultimo atto politico da garante della classe imprenditoriale) dettata sotto banco da Berlusconi, erroneamente creduto morto. Si punta agli essenziali aiuti europei, al mes senza condizioni, agli euro bond e al recovery found. Il tutto sotto la guida più che mai “tecnica” di Mario Draghi in un governo di larghe intese molto di grado a Mattarella. Salvini lo sa bene, e cerca affannosamente di sfuggire alla sorte nefasta come un “capitone dal lavello la sera di Natale” smentendo le sue stesse parole per la settecentocinquantaduesima volta. Prima: “Draghi servo dell’Europa! Ora: “Ben venga l’ottimo Mario Draghi…”
Questo gioco punta a spazzare via dalla politica i dilettanti allo sbaraglio, figli di una parentesi in cui i social hanno regalato momenti di gloria ma anche poltrone pesanti a gente incompetente e senza nessuna preparazione. Insieme a loro sarà fatta fuori anche la versione femminile di Salvini, l’astro nascente “io sono Giorgia e non partecipo a governi ammucchiata”, quindi si auto eliminerà per (assurdo ma vero) coerenza. All’epurazione dei Toninelli rimasti, quindi anche di Di Maio e Salvini, partecipano i veri tecnici come Calenda e Bonaccini poiché al PD va bene tutto, basta stare in sella, mentre spingono tramite la corrente Giorgettiana, Luca Zaia a capo della nuova Lega. Il Doge di discendenza democristiana, due volte presidente del Veneto e fresco di riconoscimento dalla rivista di Harvard come miglior presidente di regione nella gestione del Coronavirus e all’80% di gradimento nel Veneto, temporeggia sulla possibilità di un terzo mandato e aspetta sulle rive del fiume che passino i cadaveri di Salvini prima e di Conte poi. A questo punto la domanda è lecita: a chi affidare l’assassinio del governo Conte bis? Ma certamente a chi sta complottando per naturale inclinazione dalle “idi di marzo”. Il “Bruto” della politica italiana. Colui che ha progettato questo governo per tenerlo in pugno subdolamente, facendosi prima assegnare i ministri come garanzia di fedeltà per poi scoprire le carte del suo potenziale “scacco al Re” creando un partitino che servisse solo da pugnale per le tredici coltellate (i suoi senatori) che darà a Caio Conte Giulio Cesare. Colui che di sinistra non ha neanche la mano con cui scrive. Il gemello diverso di Salvini (uno figlio del nazareno e l’altro figlio del Cuore Immacolato di Maria), l’altra faccia della stessa moneta, l’altro Matteo d’Italia: Matteo Renzi…
Salvini a questo punto ha già cominciato il Rosario. Nella speranza che sappia recitarlo come il resto e che non lo riproponga in coppia con la D’Urso, anche Papa Francesco, nonostante tutto, nonostante Report, non lesinerà una preghiera per lui… Amen!
Va giù Salvini. Va giù nei sondaggi la Lega, va giù lui nei sondaggi come gradimento ma proprio non va giù agli industriali preoccuparti dalle conseguenze della crisi legata al Coronavirus. Galeotta fu la pandemia che ha messo a nudo pregi e difetti dello sventolatore di Rosari che, senza piazze e piazzette, si è ritrovato ad aggrapparsi ai social (dove le sue innumerevoli dirette non sono più tanto seguite) e all’uso improprio di fake news nonché al ritorno alla tattica della paura dell’uomo nero, che per l’occasione sbarca armato di Covid19 (anche se in Africa sono messi molto meglio di noi). L’uccellino racconta che il fido Giorgetti, gli abbia più volte suggerito di smetterla coi social e di pensare di più alla politica, quella seria. Risultato? Pare che da dopo Pasqua tra i due sia calato il gelo…
Ma le preoccupazioni del vicesegretario non vengono (almeno non solo) dai quasi sette punti percentuali persi dalla Lega in due mesi di emergenza, ma dalle pressioni di chi sgancia la grana per finanziare il partito: “gli imprenditori del nord!” Questa è gente seria, che manda avanti l’economia del paese e che in Confindustria conta eccome. Gente preoccupata dalla gestione della crisi che verrà, e che da non molto, e con molto sacrificio, si è ripresa dall’ultima crisi economica mondiale firmata Obama. I loro interessi sono quelli dell’Italia e pesano non poco sul pil del nostro paese, ragion per cui, credono che l’unica via di salvezza sia quella linea (ultimo atto politico da garante della classe imprenditoriale) dettata sotto banco da Berlusconi, erroneamente creduto morto. Si punta agli essenziali aiuti europei, al mes senza condizioni, agli euro bond e al recovery found. Il tutto sotto la guida più che mai “tecnica” di Mario Draghi in un governo di larghe intese molto di grado a Mattarella. Salvini lo sa bene, e cerca affannosamente di sfuggire alla sorte nefasta come un “capitone dal lavello la sera di Natale” smentendo le sue stesse parole per la settecentocinquantaduesima volta. Prima: “Draghi servo dell’Europa! Ora: “Ben venga l’ottimo Mario Draghi…”
Questo gioco punta a spazzare via dalla politica i dilettanti allo sbaraglio, figli di una parentesi in cui i social hanno regalato momenti di gloria ma anche poltrone pesanti a gente incompetente e senza nessuna preparazione. Insieme a loro sarà fatta fuori anche la versione femminile di Salvini, l’astro nascente “io sono Giorgia e non partecipo a governi ammucchiata”, quindi si auto eliminerà per (assurdo ma vero) coerenza. All’epurazione dei Toninelli rimasti, quindi anche di Di Maio e Salvini, partecipano i veri tecnici come Calenda e Bonaccini poiché al PD va bene tutto, basta stare in sella, mentre spingono tramite la corrente Giorgettiana, Luca Zaia a capo della nuova Lega. Il Doge di discendenza democristiana, due volte presidente del Veneto e fresco di riconoscimento dalla rivista di Harvard come miglior presidente di regione nella gestione del Coronavirus e all’80% di gradimento nel Veneto, temporeggia sulla possibilità di un terzo mandato e aspetta sulle rive del fiume che passino i cadaveri di Salvini prima e di Conte poi. A questo punto la domanda è lecita: a chi affidare l’assassinio del governo Conte bis? Ma certamente a chi sta complottando per naturale inclinazione dalle “idi di marzo”. Il “Bruto” della politica italiana. Colui che ha progettato questo governo per tenerlo in pugno subdolamente, facendosi prima assegnare i ministri come garanzia di fedeltà per poi scoprire le carte del suo potenziale “scacco al Re” creando un partitino che servisse solo da pugnale per le tredici coltellate (i suoi senatori) che darà a Caio Conte Giulio Cesare. Colui che di sinistra non ha neanche la mano con cui scrive. Il gemello diverso di Salvini (uno figlio del nazareno e l’altro figlio del Cuore Immacolato di Maria), l’altra faccia della stessa moneta, l’altro Matteo d’Italia: Matteo Renzi…
Salvini a questo punto ha già cominciato il Rosario. Nella speranza che sappia recitarlo come il resto e che non lo riproponga in coppia con la D’Urso, anche Papa Francesco, nonostante tutto, nonostante Report, non lesinerà una preghiera per lui… Amen!
Felice Sorrentino