Ai bambini, nelle scuole danesi, si insegna l’empatia così che possano diventare adulti più felici e sereni.
Durante la “Klassens tid”, ovvero l’ora di classe, una volta alla settimana, i più piccoli, sperimentano questa “disciplina” (del tutto nuova, per noi) entrata ufficialmente nel loro curriculum nazionale nell’anno 1990, seppur praticata, nella stessa Danimarca, già dal lontano 1870.
In che modo? Mentre mangiano un pezzetto di torta preparata con le loro mani, momento cruciale per farli sentire a proprio agio, i bambini imparano ad ascoltare e a trattare i problemi che, da soli, non riuscirebbero ad affrontare e gestire con la corretta luce.
Pensano e si esprimono senza alcun imbarazzo perché si sentono liberi e soprattutto perché percepiscono solidarietà e spirito di gruppo: non si sentono soli, bensì parte di una comunità.
Non hanno timore di essere presi in giro, al contrario in loro aumenta il coraggio per il solo fatto di essere ascoltati, imparando quanto sia importante il rispetto reciproco.
L’empatia è la straordinaria capacità di “mettersi nei panni dell’altro” tanto da riuscire a comprenderne il suo stato d’animo, sia esso di gioia che di dolore, senza alcun bisogno di parlare. Sopratutto nei rapporti quotidiani, siano essi di lavoro, coppia, amicizia, famiglia, è un’abilità cruciale tra le persone.
Al riguardo uno studio realizzato dall’Università di Michigan su circa 14.000 studenti universitari ha messo in luce che i ragazzi di oggi, rispetto agli universitari degli anni ’80 e ’90 hanno circa il 40% in meno di empatia e presentano depressione e/o disturbi mentali in notevole aumento.
Alcuni attribuiscono queste percentuali scoraggianti al fatto che l’attuale società sia diventata molto più narcisistica rispetto a trenta anni fa.
Un esempio opposto, invece, viene dal nord, dove gli abitanti sono addirittura tra i più felici del mondo, secondo quanto emerso dal “World happiness report 2016” che fa il punto sullo stato di felicità globale.E’ bene sottolineare che, l’ora di empatia non è utile solo ai bambini, trovano grande giovamento anche gli stessi insegnanti che, comprendendo ed ascoltando più da vicino i bisogni dei propri alunni, riescono a ri-creare in “aula” un ambiente molto più accogliente ed inclusivo.
Ovviamente, non sarà facile misurare quanto la “lezione di empatia” sarà stata efficace una volta che i bambini saranno diventati adulti, considerato che lo stato di benessere e felicità dei danesi è sicuramente influenzato anche da molti altri fattori, quali: società egualitaria, alto reddito, Welfare eccellente (istruzione, sanità e ammortizzatori sociali).
Seppur con questa consapevolezza, la “Klassens Tid” continua a essere praticata: i cittadini danesi, difatti, oltre che riconoscere l’importanza dell’empatia, ritengono che quest’ultima non sia una “dote” naturale, per tale ragione, deve essere insegnata, così che i bambini, una volta acquisita, possano esercitarsi proprio come fanno nelle altre discipline.