di Sabato Covone
Ieri Scarlett Johansson ha compiuto 36 anni e non possiamo che farle i nostri auguri posticipati, ma cosa rappresenta questa attrice? Quante volte i registi hanno scelto la diva statunitense per il suo aspetto estetico? Quante volte, invece, i cineasti si sono soffermati sul suo talento interpretativo? Solo nel 2020 sono arrivate delle candidature agli Oscar per la bellissima donna, perché finalmente le sue performance sono state giudicate senza tener conto del suo aspetto esteriore. In passato, invece, non le venivano assegnati ruoli importanti in quanto contava principalmente catturare, con la sua presenza, l’attenzione del pubblico maschile. Il monologo condotto magistralmente con Adam Driver in “Storia di un matrimonio” (di Noah Baumbach) dovrebbe finalmente aver convinto tutti circa le qualità espressive e mimiche dell’artista. Purtroppo, però, l’aspetto esteriore influenza le scelte non solo di Hollywood, pure laddove servano solo le capacità.
Avete mai ascoltato le presentazioni delle attrici? “Bella e brava” è il commento più ricorrente, mentre l’aspetto esteriore è secondario nella descrizione degli attori. La bellezza femminile è così ingiustamente importante per gli uomini che abbondano i complimenti non richiesti, i quali finiscono per diventare una molestia se posti al di fuori di un contesto pertinente. I riferimenti sessuali più o meno espliciti sono ancor peggiori e vanno evitati ogniqualvolta la donna non si mostri disposta a riceverne. Per esempio in autunno ha fatto assai scalpore una volgarissima battuta espressa da Mario Balotelli al Grande Fratello. In politica o nello spettacolo al sesso rude basta, in teoria, la bravura per andare avanti, mentre l’attrice talentuosa o la statista intraprendente avrebbe più difficoltà senza un fascino estetico non indifferente. Una donna, se volesse imporsi soltanto col proprio valore, dovrebbe superare più ostacoli, deve sforzarsi di più rispetto ad un maschio per raggiungere lo stesso risultato. Si contano sulle dita di una mano le volte in cui un uomo, in un film, si innamora di una donna brutta, mentre più frequentemente è facile riscontrare un amore nato tra un uomo meno attraente ed una donna più avvenente. L’idea è che un uomo, se sa toccare le giuste corde, più conquistare qualsiasi donna; bisogna avere fiducia nei propri mezzi, autostima, comprendere che ognuno di noi è capace di far breccia nel cuore di una donna, anche se non è bellissimo…e si capisce: si parla di uomini! Dove possono andare, invece, le cosiddette brutte? La bellezza, purtroppo, è ancora troppo importante per il gentil sesso…o almeno il maschio le dà rilevanza. Sui red carpet dei festival cinematografici quanto tempo si perde ad analizzare i vestiti delle dive di turno? E’ arrivato il tempo di slegare l’immagine di una donna da quella della sua avvenenza, altrimenti non smetteremo mai di criticare ingiustamente le donne anziane che perdono la freschezza di un tempo. Quante volte critichiamo un attore attempato che ha perso lo splendore degli anni migliori? Quante volte biasimiamo le attrici avanti con gli anni? Molte più volte. Chissà perché le donne fanno molto più ricorso alla chirurgia plastica di quanto non lo facciano gli uomini…lasciamole invecchiare in santa pace. Parecchi stilisti non sono affatto interessati alla salute femminile, in quanto ciò che conta è risparmiare sul tessuto, perciò essere magre è fondamentale. L’anoressia è indicativa di quanto sia pernicioso un atteggiamento volto ad esigere una magrezza esasperata, visto come canone estetico superiore. Quanti modelli, al contrario, sono scheletrici? Si è perso il conto, viceversa, delle pubblicità televisive o dei cartelloni promozionali che, per attrarre pubblico, puntano sulle forme di una giovane fanciulla. La proporzione col genere maschile è impietosa. Alla donna si può chiedere la nudità senza fare scalpore, addirittura sarebbe artistico, mentre pare quasi pornografico che un maschio faccia la stessa cosa. Quante critiche sono emerse all’indomani dell’abbigliamento mostrato da Achille Lauro la prima serata del Sanremo 2020? Il cantante secondo molti avrebbe lanciato un cattivo esempio per i più giovani, ma perché gli stessi trogloditi non si scompongono allorché una donna mostri uno spacco od una scollatura? Viviamo oltretutto in una società in cui il maschilismo di ogni settore ha reso la bellezza una colpa, non un vanto, proprio perché fa spalancare porte a volte forse immeritate. Qualche anno fa Miriam Leone affermò che aveva utilizzato il proprio personale fascino come ultima spiaggia per affermarsi. La diva intendeva dire che ricorrere al dato estetico le poteva procurare un lavoro più facilmente, in quanto nel mondo dello spettacolo una bella presenza aiuta, non che si fosse cimentata col mercimonio del proprio corpo. Dall’intervento sembrava che l’attrice si vergognasse di essere incantevole. Il punto cruciale è che l’avvenenza non deve essere un motivo di imbarazzo, ma di vanto. La bellezza può anche essere piovuta dall’alto della genetica, ma si deve essere anche capaci di conservarla; il fascino deriva da un’attenzione, da un impegno, da una voglia di accettarsi per quel che si è, o di migliorare una considerazione personale (non alterata dalle pretese maschili). Un discorso identico dovrebbe valere anche per l’uomo, ma non in quanto ad entrambi i sessi serva un’attrattiva particolare, per facilitarsi nella strada verso il successo, semplicemente perché, nella propria intimità, sentirsi attraente aiuta a stare bene con sé stessi, a prescindere dai gusti altrui. Dovremmo capire che non si può semplificare qualsiasi discorso sul gentil sesso valutando la presenza o meno di una certa grazia. La donna non è una bambola gonfiabile, ma molto altro, prima di tutto una persona da rispettare, non è che tutto ciò che sa fare è secondario. La bellezza è solo una delle innumerevoli sfaccettature dell’universo femminile. Pare che a volte si richieda all’uomo attore un viso particolare, mentre è quasi irrilevante la bella presenza, ma perché non può accadere la stessa cosa con le donne? L’uomo non sembra intenzionato a notare altre caratteristiche femminili e vuole solo ottenere facile soddisfazione dei propri impulsi carnali. In cambio si promettono alle donne vantaggi, plagiandole fino a far credere loro che solo con una mente brillante non si potrebbe mai aspirare ad un ruolo elevato nella società. Il problema non è la bellezza, ma l’uso che se ne fa o, peggio, l’uso che si è indotti a farne. A volte la bellezza diventa una colpa a prescindere da tutto, come quando si dà per scontato che una bella donna abbia ottenuto risultati non per meriti propri, ma per aver concesso favori sessuali a qualche uomo di potere, senza analizzare il singolo caso. Quanti sono gli artisti maschi che, salendo su un palco, iniziano a ballare in boxer? Quante sono le cantanti che, al contrario, iniziano a muoversi a ritmo di musica in bikini? Riusciremmo ad apprezzare la musica concepita da quelle donne se non le vedessimo così seducenti dal vivo o in un videoclip?
Questa estate sono state sollevate numerose critiche ad una modella del marchio italiano “Gucci”, di nome Armine Harutyunyan, perché non rappresenterebbe una bellezza canonica. Molti si sono affrettati ad obiettare che la Moda debba tener conto di ogni tipo di bellezza, non solo di quella nordica o mediterranea. Cosa resta? Una donna, perché una modella non deve soltanto avere un aspetto gradevole, bensì avere un portamento adeguato per sfilare o per posare.
Il noto psichiatra Raffaele Morelli nel 2017, all’indomani dello scandalo riguardante le violenze commesse dal produttore Harvey Weinstein, disse che ogni donna contenesse in sé una prostituta. Nel giugno del 2020 lo psicoterapeuta ha affermato che una donna deve farsi qualche problema se non suscita eccitazione nell’uomo, mostrando una visione arcaica. Gli psicologi non hanno il compito di dire alle donne che subiscono soprusi che non è colpa loro ciò che è successo? Non si può ridurre una donna al suo corpo e all’emozione che suscita nell’uomo.
Ad agosto una ragazza ha potuto visitare il Museo d’Orsay solo dopo essersi coperta, avendo una scollatura vistosa. Un uomo, se si sente in imbarazzo davanti ad una donna, deve farsi il problema, al posto di lei, in quanto non riesce a distogliere lo sguardo da un elemento del corpo femminile, perché in fondo finisce per ridurla a quello. Le donne non devono sentirsi osservate, ma devono essere libere.
Proviamo a ripercorrere la nostra vita: quante donne ci hanno aiutato a risolvere determinati problemi? Quante volte ci siamo sorpresi delle capacità che ritenevamo potessero appartenere solo ad un uomo? Non si tratta di negare alla donna la propria specificità, ma di non ridurla a quella peculiarità che ci piace vedere. Come ci sentiremmo noi uomini se venissimo considerati solo per la forza bruta o per la bellezza? Quelli che non ne sono in possesso devono sentirsi del tutto inutili? Vorremmo essere valutati per la nostra mente, per le nostre abilità (anche per la nostra estetica), per le nostre esperienze, per il nostro senso dell’umorismo, insomma, per la complessità umana che ci contraddistingue. Perché l’altra metà dell’universo deve ricevere un trattamento diverso?
Perché allora Scarlett Johansson deve essere ridotta alla sua enorme bellezza? Perché non si può apprezzare la diva per le emozioni che riesce a suscitare quando interpreta una madre che protegge il figlio dal nazismo o una moglie che non si sente abbastanza valorizzata dal marito? Rinnovandole i nostri auguri con ritardo, ci auguriamo altresì che i cineasti tengano conto dei risultati ottenuti con tanta gavetta, così da assegnarle ruoli sempre più importanti da qui in avanti.