In Irpinia ed in Campania il movimento delle Sardine, in questi sei mesi, ha costruito un percorso di partecipazione condiviso ed inclusivo, anche se il blocco forzato dovuto alla pandemia da Covid-19 ha inciso molto sulla capacità del movimento di riempire le piazze e suonare la riscossa.
Il manifesto valoriale sviluppato dalle 6000 sardine ci allontana da una dimensione prettamente politica del ruolo delle Sardine per spingerci verso quella che è la nostra vocazione: influenzare il mondo della politica su temi etici e valoriali. Per questo motivo non prenderemo una posizione chiara e netta in vista del prossimo appuntamento delle Regionali campane ma, rispettando il nostro manifesto valoriale, ci sentiamo di fare comunque un appello.
La vittoria alle regionali in Emilia-Romagna e l’argine ad una destra sempre più sovranista, populista e anti europea, per questo estremamente pericolosa e divisiva, per il futuro del Paese ed in particolare del Sud, ha dimostrato cosa sono e come la pensano le Sardine. La Campania però non è l’Emilia-Romagna!
Definirsi Sardine significa soprattutto riconoscersi nei valori fondanti della nostra Costituzione, nei punti valoriali del nostro Manifesto, nel modo generoso di fare politica e metterci la faccia senza chiedere né ottenere vantaggi, senza strillare o provare a dividere il campo dei nostri naturali interlocutori. Definirsi Sardine significa riconoscere che quanto accaduto in Emilia Romana è sì importante, ma significa anche riconoscere che quanto accaduto può essere replicato solo al verificarsi delle giuste condizioni, in ragione della coerenza e inclusività, dei principi del nostro manifesto valoriale.
Oggi, più che mai, si sente l’esigenza e l’urgenza di un fronte unito e compatto del centro sinistra, ancorato ai valori dell’europeismo e del solidarismo, per rispondere al tentativo leghista e delle destre di occupare, dopo Calabria, Basilicata e Sicilia, l’intero meridione. Anche se la Campania è e resta, in questo scenario, fondamentale per respingere questo tentativo, sarebbe sbagliato non assumersi il gravoso impegno di sconfiggere la cattiva politica ovunque essa si manifesti. Da qui l’invito agli elettori campani a non cedere ai tentativi della destra a trazione leghista di sottomettere il futuro del meridione alle strategie di Salvini e company, con la richiesta ai partiti e politici del centro sinistra di fare uno sforzo unitario per contrastare questa iattura per l’intero Sud, senza però concedere spazio al trasformismo e ostacolando quelle pratiche politiche arcaiche che tentano di riproporre “l’etero ritorno dell’uguale”.
In questi due mesi che ci separano dalla tornata elettorale c’è, nella stragrande maggioranza delle piazze irpine, la voglia di insistere nel costruire unitariamente un campo largo di partecipazione, assumendo il progetto dell’elezione di Sandro Ruotolo al Senato come metodo di inclusione e confronto libero, aperto e democratico.
“Nessun passo in avanti e nessun indietro, si cammina insieme” è stato il motto di quella esperienza aggregante a Napoli e da questa esperienza le forze democratiche, progressiste ed europee devono trovare il coraggio di sedersi al tavolo senza pregiudiziali né personalismi. Si dia forza al tentativo auspicato dal popolo del centro sinistra di costruire un tavolo di confronto quanto più largo ed inclusivo, come convintamente ricordato anche dai simpatizzanti che scesero in piazza in quella ormai lontana sera del 1° dicembre. Un tavolo che parta dai contenuti e dalle proposte delle aree interne, come la nostra, che chiedono alla politica tutta, in questo particolare momento della vita della nostra regione, di mettere al centro dell’agenda elettorale i nodi che attanagliano la nostra società.
Sarebbe un disastro di proporzioni immani se, per colpa di personalismi esasperati, che purtroppo emergono da diversi atteggiamenti e toni aspri usati da rappresentanti istituzionali, dovessimo correre il rischio di regalare, per nostre incapacità la regione alla peggiore destra di questo paese.
I cittadini campani e gli irpini non ce lo perdonerebbero mai.
Allora l’invito è a tutti gli attori del campo del centro-sinistra e al loro senso di responsabilità per costruire un panel di partecipazione che, sappia aprirsi alla società civile, ai territori e alle piazze degli ultimi mesi, per introdurre le migliori energie di questa Regione e delle sue comunità. Nessuna esclusa.
Occorre insistere fino al parossismo perché in questa situazione sono soprattutto due cose estremamente urgenti da fare: per prima cosa è necessario che il centro-sinistra trovi una sua composizione e vada unito alle elezioni immediatamente, ma riteniamo sia sbagliato aprire il confronto partendo dai nomi e dall’inamovibilità di ciò che è già in campo, perché questo conduce al pantano dell’antipolitica e fa perdere di vista l’obiettivo primario che è quello di sconfiggere sovranisti e populismi. Subito dopo occorre elaborare un programma che affronti questioni importanti per la nostra Regione e sentite fortemente dalle persone: i temi della lotta alla camorra e legalità, la questione ambientale, la sanità, il buon governo del territorio, il regionalismo differenziato e le sue conseguenze, lo smaltimento dei rifiuti, i trasporti, i beni comuni, diritti sociali e la partecipazione, il lavoro e le politiche di welfare, cultura e turismo, parità di genere. Siano questi i capisaldi di un programma politico partecipato, condiviso e declinato su tutto il territorio regionale.
Sarebbe auspicabile che le posizioni rispetto ai temi citati, oltre a quelli che verranno proposti, derivassero da un processo partecipativo che delinei la strada da indicare al futuro Consiglio Regionale.
Nessuno può permettersi errori come quello alle elezioni regionali in Calabria, che hanno visto il popolo delle Sardine rinunciare a sostenere un malato centro sinistra contribuendo a rendere, di fatto, il pur previsto successo della destra, un vero trionfo. È stato fatto tesoro di quell’esperienza e qui non deve succedere. E non succederà, a patto, però, che le forze in campo siano capaci di dare reali segnali di discontinuità e cambiamento, evitando di permettere che la politica clientelare, che per decenni ha danneggiato il Sud, ritorni ad essere protagonista.
Le Sardine, che non sono un partito e non hanno liste elettorali da presentare, sono pronte a sostenere e dare il contributo a questo progetto partendo dal confronto coi territori e rappresentando le istanze che vengono dal basso per renderle visibili e strutturate nel programma di buon governo da scrivere insieme.
Pochi e chiari punti, ma imprescindibili.
La partecipazione e la trasparenza siano gli strumenti più utili a distanziare il malaffare e siano il segno distintivo di questa nuova stagione politica. Il rischio, come ci ricorda Paolo Siani, è quello che il “welfare criminale” funzioni di più e meglio del welfare dello Stato. La #camorrafaschifo, sempre, e la politica sia quanto di più lontana da essa, come ci ricorda l’impegno dell’Associazione Libera a cui tante di noi Sardine aderiamo.
Lo diciamo con chiarezza noi crediamo che la politica abbia bisogno di una reale scossa, che in Campania ci sia bisogno di un rinnovamento nel profondo e chiediamo anche, a chi ha dato prova negli scorsi decenni di aver anteposto logiche di potere e interessi di pochi ai bisogni dei molti, di fare un passo indietro.
Il tema della salute è tornato prepotentemente prioritario in questo nostro Paese durante la pandemia e nonostante i ritardi, al Governo riconosciamo di aver reagito diligentemente. Ancor più in Campania dove le scelte politiche e l’osservanza delle comunità alle norme di prevenzione hanno consentito, fino ad ora, di evitare la catastrofe e di disporre un decisivo argine alla sua diffusione in tutto il sud Italia. Ora è urgente passare ad una visione sanitaria territoriale diffusa investendo decisamente e senza retorica su LEA e territorialità per dare risposte ai bisogni di salute e fare vera prevenzione primaria. Le conseguenze sul piano sanitario, oltre che economico, della pandemia e del conseguente lockdown si stanno manifestando in modo inequivocabile, riversandosi sulle classi sociali più deboli e facendo emergere tutto il disagio e la sofferenza di intere parti di popolazione campana. Partire dagli ultimi e dal prioritario bisogno di salute è irrinunciabile per una vera politica di servizio che non trascuri i più deboli, a partire dall’incremento ed efficientamento degli asili nido.
A queste priorità è collegato il tema ambientale.
Storiche criticità hanno fatto assurgere la Campania e l’irpinia a modello negativo nazionale ed europeo, per cui siamo sotto infrazione comunitaria. Ci uniamo a chi è impegnato da anni nelle tante vertenze ambientali invitando tutte le forze politiche a fare un chiaro “mea culpa”, a cambiare politiche e strategie, a realizzare la necessaria dotazione impiantistica, assolutamente insufficiente, coinvolgendo le comunità attraverso l’introduzione del FOIA regionale e il confronto con le cittadinanze attive con forme partecipative del dibattito pubblico.
Bisogna agire immediatamente su controllo e mitigazione dell’inquinamento della nostra aria e sulla riduzione degli sprechi della preziosa risorsa acqua, sull’implementazione del collettamento fognario e efficientamento delle depurazioni per consentire il disinquinamento dei nostri fiumi, sugli investimenti per le energie rinnovabili e la mobilità sostenibile per poter raggiungere gli obiettivi previsti dalla Cop21 di Parigi che proprio il nuovo Governo regionale, per la propria parte, entro quest’anno, deve stabilire.
La transizione ecologica delle politiche di governo non può più attendere, come ci chiedono a gran voce i ragazzi di Greta Thumberg. Ed allora come non dare un segnale concreto, da subito, all’apertura del nuovo Consiglio Regionale che verrà, istituendo una speciale delega “alle politiche del clima e per la transizione ecologica” affinché funga da HUB per ogni provvedimento di Governo che impatti sul futuro sviluppo e sulla vita delle nostre comunità. Un Governo che vuole davvero guardare al futuro della regione Campania e delle sue nuove generazioni deve creare le condizioni per invertire le tendenze negative.
Le Sardine non esistono: non conta il simbolo, la bandiera, la maschera che si indossa, ma l’azione che ciascun individuo intraprende concretamente nella propria comunità per la tutela del bene comune, della dignità umana e del benessere collettivo.
Avremmo voluto pubblicare questa lettera aperta, unitariamente alle Sardine sparse per la regione, ma purtroppo l’incapacità di fare sintesi ci ha costretti a pubblicarla da soli.