di Alessia Conte
Forse per condizione sociale o forma mentis siamo abituati a pensare che alcune cose, alcuni fatti, non possano mai invadere il nostro spazio e quindi tendiamo a considerarci “immuni”. Il fatto è che non siamo immuni da niente. Siamo soggetti alle emozioni, alle malattie, a casi e condizioni delle volte paradossali, siamo soggetti all’indifferenza; un’indifferenza che detta le regole della nostra vita. La foto proposta nell’articolo in questione è stata scattata a Nola, in Via Anfiteatro Laterizio, e ritrae un uomo di mezza età abbandonato a se stesso su un marciapiede dove riposa e si ripara dalla pioggia. Quest’uomo è chiamato barbone, vagabondo, senzatetto o clochard se si preferisce dare un’etichetta alla Francese ad un invisibile, un invisibile che resta pur sempre un uomo. Ci siamo abituati a vedere questi uomini e donne in tv, sui social, in grandi Città di cui ci interessa ben poco; ora è possibile toccarli con mano. Nell’era del progresso, della bella vita, della “finta felicità”, dell’ostentazione, della falsità, si vive una chiusura mentale che fa rabbrividire. Si è sempre propensi a raggiungere nuovi traguardi anche e soprattutto schiacciando gli altri, senza considerare che i veri traguardi, le vere soddisfazioni, sono date dalle piccole cose. Viviamo in una società accecata dall’odio,dall’egoismo, dal malessere fisico e mentale e non teniamo conto del fatto che la nostra “sana” produttività possa essere il motore di cose belle. Si tende a cacciare l’altro non ricordando che siamo uomini affini per natura e non uomini in guerra. Per cui , perchè pensare che alcune cose non ci riguardino? Facciamo tutti parte dello stesso cerchio, proprio come quest’uomo (di cui non si conosce nome e storia) abbandonato all’indifferenza dei suoi simili.