a cura di Francesca Grassi
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, un principio fisico? No, la nuova legge europea che disciplina la professione della guida turistica. Quella che, all’apparenza, sembrerebbe un’opportunità per allargare il raggio d’azione delle guide, in realtà altro non è che l’ennesima occasione per avvantaggiare i colleghi europei.
L’articolo 3 della legge 97/2013 stabilisce che le guide italiane possono esercitare su tutto il territorio nazionale e dell’Unione ma, al tempo stesso, dà l’opportunità a guide europee, prive di competenze specifiche accertate, di lavorare nei siti di interesse storico – culturale italiani. Inoltre la stessa legge prevede una lista di cosiddetti “siti protetti” affidati esclusivamente alle guide italiane.
A questo punto verrebbe da chiedersi quali siano gli svantaggi di questa nuova legge. Dietro questa falsa opportunità di difendere il nostro patrimonio, c’è una doppia beffa: da una parte i tour operators stranieri porteranno le loro guide in Italia e queste ultime non faranno altro che rubare lavoro alle guide italiane e denaro all’erario statale dato che, tornando in patria, è lì che pagheranno le loro tasse; dall’altra parte per esercitare nei siti protetti a noi guide (passatemi quel NOI visto che anche io sono una di loro) viene richiesto di superare un nuovo esame. Quest’ultimo punto sfiora davvero i limiti dell’assurdo: come si può pensare di indire un nuovo concorso quando è tuttora in corso, in Campania, quello per l’abilitazione alla professione di guida turistica, indetto dopo ben dieci anni, nonostante la legge preveda un bando ogni tre!
I sindacati di categoria hanno organizzato una manifestazione prevista per il 1 Marzo a Pompei, simbolo del turismo campano, per dare voce ad una schiera di liberi professionisti che si sentono, paradossalmente, in gabbia.
Mi duole inaugurare la rubrica con una verve polemica ma la passione per il mio lavoro mi induce ad affrontare un problema che affligge la categoria e che, ancora una volta, dimostra che nel nostro Paese il lavoro non si crea, non si distrugge ma si trasforma a seconda degli interessi del politico di turno.
L’insolita Guida