a cura della dott.ssa Francesca Grassi
Fin dal I sec. a. C. a Napoli, nei pressi della cripta napoletana (Grotta di Posillipo), si celebravano riti pagani in onore del dio Priapo affinché egli potesse rendere fertile il terreno e propiziare le colture. Quando nel III sec. d. C. si diffuse il culto di Maria, il tempio di Priapo fu raso al suolo e divenne il luogo di adorazione della Vergine: i marinai e le loro donne affermarono di aver assistito ad un’apparizione della Madre del Cristo, la quale chiese loro di costruire un nuovo spazio sacro a pede ra ‘rotta, lì dove un tempo il paganesimo aveva dato libero sfogo alle passioni e gli uomini si riunivano in gruppi senza freni inibitori.
Queste feste assunsero un aspetto più regolare quando i Borbone istituirono la festa di Maria: tra il 7 e l’8 settembre si addobbavano i palazzi della città e si facevano sfilare carri arricchiti da corone di fiori sui quali ballavano e cantavano gruppi di monelli napoletani e di giovani innamorati.
I canti preparati per la solenne ricorrenza diventavano, in poco tempo, canzoni popolari di successo tanto che, nel 1835, si decise di organizzare un vero e proprio festival della canzone napoletana e di premiare i compositori e gli artisti che interpretavano i brani: fu proprio in quell’occasione che nacque uno dei più significativi testi della tradizione canora napoletana, I te voglio bene assajie , che divenne subito un successo mondiale, reso possibile anche dai massicci flussi migratori dei partenopei verso gli USA.
Nacque, così, il Festival di Piedigrotta, preludio di un Festival della canzone partenopea che ha permesso a tanti cantautori di farsi conoscere e di rendere chiara la distinzione tra canzone classica napoletana e musica neomelodica, essendo la prima espressione di una tragicità intensa e appassionata che non si riconosce affatto nel mero accostamento di musica e parole vane.
L’INSOLITO TOUR