(Riceviamo e pubblichiamo) Come recita un antico adagio popolare, “il padreterno regala il pane a chi è sprovvisto dei denti”, l’Istituto Comprensivo di Lioni ha ricevuto il pane, ma non i denti per masticarlo. Nel senso che l’istituto dispone di due edifici all’avanguardia, sia per ospitare la sezione dell’infanzia e della primaria, sia per la secondaria di primo grado. Si tratta di strutture che furono costruite e donate dagli americani, se non erro, al Comune di Lioni negli anni immediatamente successivi al terremoto del 1980. Sono edifici dotati di aule e spazi in quantità cospicua, attrezzati di numerosi laboratori e quant’altro ancora. Oltre a ciò, nell’edificio scolastico è presente un museo etnografico-antropologico istituito in modo permanente. È una mostra che risulta assai ricca e ben fornita: esiste una raccolta che comprende circa 3500 oggetti distribuiti su una superficie di 500 mq, ospitata presso i locali della scuola primaria. La Mostra Etnografica fu allestita nel 1989 grazie all’iniziativa di un gruppo di docenti della scuola elementare dell’allora Circolo Didattico di Lioni. L’idea scaturì dall’esigenza di ricostruire un filo di continuità con il nostro passato, per favorire la riappropriazione dell’identità perduta a causa del tragico sisma del 1980, che distrusse l’Irpinia, ed affidare alle nuove generazioni un patrimonio di utensili e di arredi che raccontano l’uomo al centro di una storia locale, nella sua totalità, come essere individuale e sociale attraverso l’introspezione di oggetti da cui si deducono i rapporti reali della vita domestica e comunitaria. Si tratta di un autentico laboratorio della memoria, da visitare senz’altro, laddove si potrebbero scoprire, ad esempio, vecchi documenti, vecchi strumenti ed attrezzi scolastici, come un pallottoliere per far di conto, vecchie fotografie che ritraggono, tra l’altro, l’asilo infantile di Lioni risalente a vari lustri fa. È una mostra dove poter ammirare i giocattoli di un tempo, la ferrovia di una volta, arnesi ed utensili agricoli, arredi e reperti della civiltà contadina locale, antiche botteghe artigianali e tante altre testimonianze del nostro passato. Ma il problema è che un simile patrimonio di edilizia scolastica, assai prezioso, con strutture logistiche avanzate e beni storico-culturali di sicuro pregio, risulta valorizzato assai poco e male da chi dovrebbe averlo in cura e gestirlo in maniera più razionale e proficua. Ma ciò dipende esattamente da quei limiti soggettivi, politici e volontaristici a cui accennavo all’inizio del presente pezzo.
Lucio Garofalo