C’è un filo rosso (di sangue) che lega i feroci attentati di Parigi, la sanguinosa strage di Beirut, in Libano, l’abbattimento dell’aereo russo di oltre una settimana fa: si tratta, molto probabilmente, di ritorsioni terroristiche contro chi ha scelto di combattere l’Isis. In primis, la Russia (ovviamente, siriani e curdi, che subiscono ogni giorno le atroci violenze dei “tagliagole”), ma anche le milizie libanesi di Hezbollah (l’attentato si è verificato in una zona della periferia meridionale di Beirut, in una roccaforte controllata dalle milizie sciite di Hezbollah), nonché la Francia, che aveva da poco tempo iniziato a bombardare le postazioni dell’Isis. Mi sforzo di individuare un filo logico di connessione tra diversi episodi sanguinosi, proprio per scoprire la regia occulta che fa capo al “cervello” strategico ed organizzativo che ha partorito un mostro come l’Isis. Guarda caso, chi subisce gli attentati è in prima linea a combattere l’Isis. La Francia ha fatto il doppiogioco fino ad ieri, nel senso che ha armato e foraggiato l’Isis e solo da poco (per interessi imperialistici) sta bombardando le sue postazioni. La Russia è sul campo per difendere il regime siriano. Hezbollah (sciita) è nemico dichiarato dell’Isis (sunnita). E via discorrendo. Ma l’ipocrisia tipica del mondo occidentale è un atteggiamento mentale in base al quale i morti europei e nordamericani hanno più valore di quelli non occidentali, ad esempio siriani, piuttosto che curdi o iracheni. Mi limito solo a ricordare che, in Siria, ogni giorno l’Isis ammazza e massacra ferocemente donne e bambini. Ma nessuno (mi riferisco ai potenti network occidentali) lo dice e lo ricorda, e tantomeno onora quei morti con fiaccolate o simili manifestazioni. E quando gli USA oppure Israele bombardano e colpiscono (“per errore”) un ospedale o una scuola, provocando stragi di innocenti (è accaduto più volte in Medio Oriente: in Siria, in Iraq, in Afghanistan, nella striscia di Gaza, ecc.), nessuno leva grida di protesta o si indigna. Insomma, facciamoci davvero un esame di coscienza in quanto cittadini occidentali. In vicende così drammatiche e dolorose, i media occidentali manipolano i morti, i sentimenti, le coscienze delle persone, strumentalizzano tutto in funzione di interessi che stanno al di sopra di noi. Io piango le vittime francesi, come quelle siriane, arabo-palestinesi, libanesi, russe, di ogni nazionalità, ma mi domando se dietro non esista una regia occulta. La dietrologia ed il complottismo non mi appartengono come forma mentis, ma la storia ci insegna che i grandi centri di potere non sono affatto estranei a trame occulte ed eversive per destabilizzare uno scenario e generare guerre di rapina. Altrimenti, quale funzione avrebbero i cosiddetti “servizi segreti”? Non a caso, vengono definiti in tal modo. Si tratta di eventi talmente gravi che rischiano di precipitare l’umanità e la civiltà in una spirale terrificante di odio, violenza e barbarie. Non c’è dubbio che gli USA puntano tutte le loro carte sulla strategia del bellicismo imperialista come unica soluzione per uscire fuori dalla morsa della crisi economica che li stritola. Esattamente come avvenne con la seconda guerra mondiale, dopo la grande crisi del 1929. La crisi capitalistica in atto affonda le sue radici nella seconda metà degli anni ’70 ed è riconducibile alla crisi petrolifera del 1974 ed alla questione, senza dubbio cruciale, dell’approvvigionamento di greggio e di altre preziose materie prime indispensabili alla produzione economica. Il bello (anzi, brutto) è che, oramai, quasi nessuno ci capisce più una mazza. Manca un’analisi seria, organica ed acuta dei processi storici in atto. E manca, ancor più, una strategia organizzativa efficace e credibile di lotta e mobilitazione di massa, in un’ottica antimperialista, sul versante politico internazionale.
Lucio Garofalo