di Gianni Amodeo
Foto di Antonio Guerriero
Che le condizioni climatiche siano di mite vivibilità, magari con sprazzi di generoso tepore regalati dal sole invernale in un bel cielo azzurro, o del tutto proibitive da raggelare … arti e pensieri, mentre imperversa con persistenti sferze la fredda tramontana, come avviene di frequente, è ben noto che a Baiano, il giorno celebrativo della Natività del Bambino Gesù, si vive e onora in un modo davvero speciale, con la coinvolgente e festosa partecipazione popolare, che ne scandisce momenti e fasi cruciali, tra canti e musiche con cui si animano piazze e strade. Uno status di specialità, per dir così, che si consuma all’insegna della pratica osservanza delle multiformi ritualità correlate con il Maio, il caratteristico e suggestivo culto arboreo che appartiene alle plurisecolari, se non millenarie, tradizioni naturalistiche tanto diffuse e praticate dalle comunità delle aree del Mediterraneo, segnatamente nella Piccola e Grande Sila in Calabria e in Basilicata, Sardegna, oltre che in Campania.
In realtà, il culto del Maio nel contesto cittadino è di introduzione recente – tra la fine dell’ ‘ 800 e gli iniziali decenni del ‘ 900, come attestano sia le ricerche analitiche eseguite su atti e avvisi, pubblicati dalla comunità parrocchiale di Santo Stefano, sia gli studi socio-antropologici con le correlative e significative pubblicazioni, tra cui meritano rilievo primario quelle di Franco Manganelli. E’ il culto, ch’è è venuto assumendo di anno in anno,- ed è una novità nel genere-, anche ed essenzialmente la cifra identificativa del folklore delle comunità che, in senso lato, vivono nel territorio racchiuso tra la Valle del Gaudo e l’Alta Valle del Clanio. Un territorio– di– porta, aperto e di comunicazione diretta verso l’ Irpinia e l’ area metropolitana di Napoli, con l’ Autostrada del Sole che l’attraversa in parallelo con la Strada nazionale delle Puglie; ed è una rete di viabilità di eccellente livello, che sarà ulteriormente potenziata dall’attivazione a pieno regime con l’Alta capacità ferroviaria sulla Napoli – Bari, in prospettiva Grottaminarda. E’ il territorio, il dettaglio non va tralasciato la cui storia s’innerva e scorre nelle millenarie vicende di Abella \ Avella,la città delle acque e della nocciola, fondata dagli osci, parte integrante del sistema delle città della Roma augustea, in Campania, comprensiva di Capua, Aversa, Nola, Nuceria.
E’ la cifra identificativa, quella delineata, che si è sempre più venuta intensificando nelle modalità organizzative e di espressione nel corso degli anni, specie a far data dall’immediato secondo dopo – guerra mondiale, accomunando Sirignano, Avella, Mugnano del Cardinale, Quadrelle, Sperone. E’ un percorso, che, pur rapportandosi nelle cadenze di calendario ad eventi e festeggiamenti in onore dei Santi Patroni delle comunità, vive di una propria autonomia d’impronta laica, per i valori a cui si ispira. E’ l’autonomia, a voler restare nell’ambito lessicale puro, per il quale tra sacro e profano vanno sempre evitate commistioni e contaminazioni ingannevoli. E’ una scelta di comune buon senso.
In questo quadro, la cifra identificativa prima accennata coincide con i valori della cultura materiale, che ha costantemente fatto da chiave di volta e filo conduttore della storia sociale e produttiva dell’area, protetta dallo splendido semi arco dei boschi dei Monti Avella, nel nitido e solare dischiudersi verso la Pianura nolana, a cui fa capo l’ ultramoderna intermodalità, simboleggiata da Vulcano buono. E’ l’importante e significativa cultura materiale che s’identifica con l’economia del legno, e con la rinomata ed estesa articolata commercializzazione in cui si è sviluppata fino a mezzo secolo fa, impreziosita dalla lavorazione per il valore aggiunto da conferire ai grezzi materiali lignei. Un assetto ben strutturato e attivo sul territorio, caratterizzato dalla presenza di qualificate filiere di mestieri e produzioni artigianali, nei settori degli infissi e nel campo dell’arredo. E siamo in presenza di un sistema, che coniugava le fonti lavorative generate da castagneti e faggete con le ragguardevoli risorse naturalistiche e territoriali che vanta il Sud. Un sistema di economia del legno, da riscoprire nella sua storicità, ma soprattutto di naturalismo e cura ambientale praticata e diffusa, facendo leva sull’ economia circolare, che il ciclo dei Mai d’ Argento punta ricondurre nel suo alveo strutturale.
Un sistema di lavoro e di produzione, con tanti protagonisti e artefici, tra i quali si collocano in una dimensione di prestigio i cosiddetti mannesi – un appellativo d’indefinita origine semantica e d’incerta etimologia, per quanto sia diffuso nella nostrana vulgata corrente. Di fatto, i mannesi s’identificano e si riconoscono, a tutto tondo, nei boscaioli di mestiere del tempo andato, generalmente dotati di imponenti conformazioni fisiche, ma soprattutto autentici ed insuperabili maestri d’ascia. Un impegno di lavoro, il loro, che li obbligava a vivere per lunghi mesi tra i boschi in Calabria, Basilicata, Sardegna e anche nella francese Corsica. Una condizione di vita che trascorrevano da … singoli, oltre che con famiglie intere, spesso generatrice della formazione di nuove famiglie … Erano boscaioli di forte e ben stimato rango, lavoratori infaticabili e … produttori di ricchezza.
Una realtà di civile ed operosa umanità, ammirevole sotto tutti i profili, ricordata con affettuosa amorevolezza e ragionevole spirito d’orgoglio nella Festa del Maio, celebrata nel giorno della Natività di Gesù, come per tradizione, a Baiano. Una messa in scena … parzialmente proibita, rispetto al canovaccio tradizionale, dalle permanenti folate di tramontana e dal freddo. Una pausa provvisoria per cause di forza maggiore, ma c’è … tempo per rimettere in sesto lo scenario consueto, con il Gran Falò, ‘ O fucarone ‘ e Sant ‘Stefano, che, come annunciato ufficialmente, sarà … acceso nel giorno di Capodanno 2025.
E’ il Falò che riempie di sé, riscaldando i visitatori, l’intero Stradone che immette nella Chiesa dedicata al Santo Levita, nelle sere di prima serata. Sarà alimentato da migliaia di fascine, raccolte da ragazze e ragazzi, donne uomini di ogni età e disposte a far da quadrato protettivo di lunghe e sinuose fiamme intorno al Maio … rex. E nella media mattinata di Capodanno vichi, strade e piazze saranno attraversate dal sacro corteo che reca in processione la venerata statua lignea di Santo Stefano, primo martire della cristianità.
Tutto ri- composto, com’ è di tutta evidenza, per il Nuovo anno. Ed è profondo e chiaro, l’omaggio reso dal Maio, edizione 2024, alla nobile e ineguagliabile ed ineguagliata storia della laboriosità dei boscaioli – mannesi, con le immagini fotografiche che spiccano sullo svettante Maio, appena collocato non senza difficoltà, nello stallo dello Stradone. Un omaggio corale, fortemente voluto dalle associazioni che sul territorio promuovono l’evento della tradizione naturalistica e dell’amore per il lavoro. Un omaggio che ha la Sua casa ideale, ‘ncopp ‘ O Casone r’ ‘Arciano, un potenziale Ostello d’ accoglienza e ristoro, a qualche chilometro dall’uscita del casello autostradale di Baiano. E sono- Arciano, un tesoro di risorse boschive, e ‘ O Casone di recente ristrutturazione– beni di proprietà comunale, suscettibili di generare importanti redditività, se congruamente valorizzati. E sulla parete d’ingresso al Casone, fa bella e interessante mostra di sé la targa dedicata alla figura di Angelo Antonio Candela, Maestro boscaiolo– mannese per antonomasia, ch’è stato anche amministratore comunale di lungo corso. Una personalità poliedrica, attento conoscitore del Sud e del suo patrimonio naturalistico, come dell’intero patrimonio boschivo dei Monti Avella, con castagneti e faggete di sicuro pregio e affidabilità. E con Angelo Antonio Candela, doveroso è il ricordo da dedicare a Stefano Rega, altro boscaiolo– mannese di sicura professionalità.
Due figure, Angelo Antonio Candela e Stefano Rega, nelle cui storie di lavoro si riverbera il mondo dei boscaioli – mannesi, da sempre autentici cultori della natura e dell’ ambiente.